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Una della caratteristiche che tende a passare un po’ sottotraccia quando si parla di Jimmy Butler è il fatto che si tratti di un mismatch ambulante. La star dei Miami Heat è infatti troppo rapida per i lunghi meno versatili e troppo fisicamente esuberante per wing e affini, tanto che non ha un arsenale offensivo inarrestabile, ma è bravissimo nel trovare i propri spot, altra dote sottovalutata quando si valuta lo skillset offensivo di determinati giocatori.

Che sia con il jumper dalla media, con un arresto di potenza nei pressi del ferro o con un fade-away in post-up, la paura è che Jimmi Butler possa sempre in qualche modo trovare la via del canestro o, mal che vada, della lunetta. Dote, quest’ultima, che si porta dietro praticamente dal proprio arrivo nella Lega e che ha perfezionato negli anni, senza scendere mai al di sotto del 90esimo percentile in stagione per percentuali di tentativi arginati con un fallo e viaggiando sulle stesse cifre anche per falli subiti non in situazione di tiro.

New York è una squadra che tende molto a chiudere il pitturato, e in Gara 1 ha dimostrato di avere il personale per infastidire la star di Miami anche al di fuori di esso. Josh Hart è stato uno dei migliori difensori in stagione su Butler, tanto che coach Tom Thibodeau ha deciso di appiccicarlo addosso al proprio ex pupillo.


L’ex Portland ha svolto bene il proprio compito, senza concedere mai tiri facili nella zona del mid-range o dietro l’arco da tre punti, navigando con attenzione i blocchi sul pick&roll e seguendo meticolosamente ogni taglio. C’è solo un piccolo dettaglio che è sorto all’occhio, deducibile anche dalla semplice shot chart: Jimmy Butler ha “giganteggiato” nel pitturato dei Knicks.

NBA.com: Jimmy Butler, shot chart (Gara 1)

Ci sono un paio di cose importanti da sapere: intanto, che New York tende a negare tiri avversari nel pitturato, dopo aver chiuso al 13esimo posto la stagione per tiri avversari concessi al ferro e al terzo per quel che riguarda lo short mid-range, limitando gli attacchi avversari a pessime percentuali nel primo caso, cattive nel secondo.

Con i Cavs e in Gara 1 contro gli Heat la tendenza non è cambiata, permettendo a Miami di arrivare negli ultimi 14 piedi di campo con frequenza minore rispetto al resto dei Playoffs e costringendo la squadra di Spoelstra a pessime percentuali dallo short mid-range (26.3%, sesto percentile) e a nulla di eccezionale al ferro – 71.4%, 15 canestri su 21. Cosa c’è dunque di speciale?

Che Jimmy Butler ha chiuso 6 tiri sulle 8 conclusioni tentate nell’ultimo metro e mezzo di campo, come si può leggere sopra. Questo è stato possibile grazie a una serie di accorgimenti tattici pensati da Erik Spoelstra e, ovviamente, anche alle doti del giocatore. Innanzitutto, partiamo con lo stabilire che sì, quello di Jimmy Butler con Josh Hart è un mismatch bello e buono sotto canestro:

Nel video precedente basta una semplice lettura a inizio azione per Kevin Love, con Mitchell Robinson colto alla sprovvista e impegnato con Bam Adebayo al gomito. Non serve nemmeno spaziarsi correttamente, la star di Miami ha già preso posizione e, da lì, per Hart è impossibile rimediare.

Ma non si è trattato ovviamente solo di questo. Il concetto di fondo è sempre stato quello di portare Robinson fuori dal pitturato e, per farlo, non c’è stato bisogno di impiegare uno stretch big. La clip seguente è un ATO (after time-out), un gioco seguito dopo la pausa che prevede:

  • in prima istanza, in basso nella clip, Kyle Lowry in uscita dal blocco orientato verso la linea di fondo, usato come decoy
  • da qui, Butler, che ha agito da bloccante nella situazione precedente, sfrutta il blocco di Gabe Vincent a centro area per tagliare verso il ferro
  • da notare come, nel momento esatto in cui ha avvio questa seconda fase, Caleb Martin usi il pick&roll con Zeller da bloccante per tenere impegnato Robinson sulla palla
  • il lungo dei Knicks si disinteressa di Zeller, restando profondo, ma non abbastanza da impedire la ricezione di Butler, che schiaccia in testa a Quickley in aiuto tardivo

La bravura di Spoelstra è quella di coordinare semplici azioni sul lato forte, prevalentemente empty-side pick&roll o semplici pick&roll centrali, con altrettante uscite dai blocchi sul lato debole. Questo concede all’attacco di avere sempre numerose opzioni a disposizione e, di conseguenza, di esporre la difesa a quelle che sono potenziali decoy action.

Nella clip seguente c’è uno dei tanti pick&roll giocati con Butler da bloccante, al quale New York decide di reagire uscendo alta al livello del blocco. Solitamente, nelle squadre di Thibodeau questo andrebbe a innescare la rotazione del lungo e di un secondi aiuto, lasciando più sguarniti gli angoli che non il pitturato: in questo caso, però, l’uscita di Vincent distrae Robinson (è la parola più giusta, guardate il suo sguardo nei primi secondi), il quale d’istinto tende a “salire”, accorgendosi troppo tardi di quello che sta succedendo.

La sua uscita è fuori tempo, Brunson ruoterebbe anche bene, ma è troppo piccolo. Due facili.

Minaccia in post-up, rollante e, come visto nel primo caso, tagliante d’élite. Non solo lungo la linea di fondo, però. La versatilità di Jimmy Butler è infinita da ambo i lati, tanto che questo concede infinite varianti fantasiose ai set di Miami.

In quest’ultima clip, scambio in punta fra Love e Adebayo, con il primo che sembra intenzionato a portare un blocco sulla palla per poi scivolare via. Questo libera totalmente il centro dell’area ma, non essendo Adebayo una minaccia perimetrale, Mitchell Robinson può permettersi di ignorare tutto il resto per restare a protezione del pitturato. Cosa fare?

Semplice, usare Bam per la sola cosa che lo rende una minaccia in quella zona, e cioè da bloccante. Non appena Love libera il centro, Butler esce dal pin-down di Adebayo e ricciola. Robinson mantiene la posizione corretta e non raddoppia, sapendo di avere il lungo di Miami alle spalle. A questo punto, Hart è solo sull’isola contro Jimmy, sappiamo tutti come andrà a finire.