FOTO: Curry Brand

Questo contenuto è tratto da un articolo di Nick Depaula per The Undefeated, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.



È ormai passato un anno dal lancio di Curry Brand, il nuovo marchio lanciato da Stephen Curry assieme ad Under Armour.

Da quel momento, la point guard dei Golden State Warriors è tornata sul piano cestistico ai propri massimi livelli, andando vicino all’MVP (che potrebbe vincere quest’anno), dopo aver saltato quasi tutta la stagione 2019/20, e gettando le fondamenta per la costruzione dell’attività che spera di ampliare dopo la sua carriera da giocatore.

Ecco gli step mossi da Steph negli ultimi 12 mesi sotto questo aspetto:

  • Ha lanciato il nuovo logo, ispirato alla sua Legacy e al suo impatto in campo;
  • Ha presentato la Flow Technology;
  • Si è espanso nel mondo del golf;
  • Ha finanziato il rilancio dei programmi golfisti della Howard University’s Division I, sia per uomini che per donne;
  • Ha contribuito a migliorare e rinnovare il celebre Rucker Park di Harlem, New York, con lo scopo di fare lo stesso con almeno altri 20 campi entro il 2025;
  • Ha aiutato a lanciare 125 programmi sportivi per i giovani atleti statunitensi, coinvolgendo circa 15.000 allenatori e 100.000 atleti americani in totale.

Dopo l’ultimo All-Star Game, è stato chiesto al #30 riguardo a ciò che lo motivasse e ciò che, secondo lui, restasse ancora da conquistare. Su Zoom, ha impiegato poche parole per rispondere, con frasi che incorporano perfettamente l’ultimo periodo della sua carriera:

“I have a lot to accomplish, I don’t have anything to prove.”

Nella scorsa stagione Curry ha registrato il suo career-high, con 62 punti rifilati ai Portland Trail Blazers a gennaio, per poi sorpassare Reggie Miller e nella classifica delle triple segnate in Regular Season: ora si trova al secondo posto all-time, dietro solo a Ray Allen. 

Tornando ad oggi, il due volte MVP ha trascinato i suoi Warriors ad un record di 18-2, e si trova ora a 36 triple dal pareggiare Allen, a quota 2.973. La sua brillantezza, come da lui dichiarato, deriva in parte anche dalla nuova Flow Technology.

“So che buona parte dei miei miglioramenti sono avvenuti grazie alle mie scarpe: non ho mai indossato niente del genere, nessun altro l’ha mai fatto.”

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FOTO: NBA.com

Le Curry 8 e 9 sono uscite recentemente, la prima poco più di un anno fa, ma la storia del loro sviluppo inizia ben prima.

Dopo il primo titolo vinto con Golden State nel 2015, Steph ed Under Armour hanno rinnovato il contratto stipulato due anni prima, con un’iniziale durata di 5 anni, per prolungarlo per altri 6 e rendere il nativo di Akron la faccia principale del brand: un nuovo accordo, attivo dunque fino al 2024, per un’azienda nata solo 20 anni prima e con lui da due stagioni, durante le quali aveva lanciato le Curry 1.

“L’impatto di Stephen nell’NBA nel 2014/15 ha cambiato per sempre il modo in cui si giocherà a basket, stravolgendo la direzione del rapporto di UA con lui e con il business del basket in generale. Il suo impatto sul nostro prodotto ha avuto un effetto immediato.”

(Ryan Drew, General manager Curry Brand)

Nel 2018, due anni dopo aver vinto il primo MVP all’unanimità nella storia NBA, Curry ha poi iniziato a pensare ancora più in grande.

Tutto parte da un nuovo logo 

Non solo una tecnologia innovativa, ma anche un logo inedito venne discusso dal 2018. Il progetto iniziò a prendere forma più tardi, dopo l’All-Star Game del 2019 a Charlotte, ed il design finale fu ufficializzato durante l’estate dello stesso anno. “Ho pensato che avere un punto di partenza del genere sarebbe stato ottimo”, dichiarò Steph.

Addio, dunque, al vecchio logo, composto da una S ed una C, le sue iniziali, stilizzate in modo da raffigurare anche il suo numero 30.

“Il nuovo logo verrà battezzato «Splash». Rimangono le sue iniziali, mentre la high wing rappresenta la volontà di vivere la vita (anche sul parquet) al massimo per raggiungere i propri scopi.”

(Ryan Drew)

La parte più rilevante, ovviamente, è il segno del tiro da 3 punti che va a formarsi unendo tutti gli elementi. Steph l’ha commentato così:

“È una parte enorme del mio gioco, qualcosa che spero di aver trasformato a livello di significato ed efficienza.”

Lo stesso font utilizzato sotto il logo non è casuale: le lettere ricordano infatti la linea dei 3 punti.

“Alla fine, tutto ruota attorno all’impatto. Vogliamo che questo logo sia sempre un simbolo del suo lavoro.”

(Ryan Drew)

Oltre a presentare una nuova scarpa all’anno e varie collezioni ed accessori, il nuovo brand è qualcosa di esclusivo nel mondo NBA: solo Michael Jordan, infatti, ha fatto lo stesso prima di lui, con il lancio di Jordan attraverso Nike nel settembre 1997, prima dell’inizio dell’ultima stagione con Chicago. MJ, allora 34enne, ha generato miliardi di dollari nei vent’anni post ritiro, che gli hanno permesso di diventare il proprietario degli Charlotte Hornets nel 2010 (per il quale Dell Curry, padre di Steph, ha giocato e commentato in passato). 

Curry ha parlato con il 6 volte campione NBA proprio quest’autunno alla Ryder Cup, in Wisconsin: i due condividono l’amore per il golf e un’intrinseca vena competitiva.

“È interessante pensare a dove fosse Jordan Brand quando MJ si ritirò, e a dove sia ora: la crescita che ha avuto è stata incredibile.È il più grande di tutti i tempi, una leggenda, ha tracciato il percorso che la nostra generazione sta seguendo.”

(Stephen Curry)

Oggi il brand Jordan compete con i migliori marchi sportivi al mondo, sfidando tutti a suon di signature shoes.

Anche Curry spera, come MJ, di attirare gli atleti a firmare contratti con il suo brand, anche nel mondo femminile ed in quello del golf, per continuare ad espandere la gamma di prodotti. 

“Jordan mi ha incoraggiato a continuare così, a restare me stesso. Siamo solo all’inizio, questo mi motiva. La versione presente di Curry Brand è buona, ma è solo la punta dell’iceberg.”

(Stephen Curry)

Comparare i brand Jordan e Curry è un po’ semplicistico: forse un parallelo migliore si può strutturare prendendo in considerazione Livestrong, del ciclista Lance Armstorng.

Lo slogan del Curry Brand è “Change the Game for Good”. Patrik Frisk, CEO di Under Armour, ha spiegato il perché della scelta:

“Abbiamo iniziato a parlarne più di due anni fa: abbiamo visto un’opportunità per promuovere la nostra visione di un mondo migliore, specialmente per gli atleti in costante cerca di sfide. Siamo elettrizzati per poter creare qualcosa di nuovo, vogliamo avere fin da subito un impatto importante sui giovani atleti.”

La filantropia, poi, sarà un punto importante del progetto: sono già stati donati tabelloni e risorse economiche al Manzanita Rec Center di Oakland, oltre al miglioramento del Rucker Park di cui abbiamo già parlato.  

“Con Curry Brand, vogliamo fare del bene in tutto, coinvolgendo il singolo, oggi più che mai.”

(Stephen Curry)

Uno degli altri progetti cruciali riguarda i bambini e la possibilità di farli accedere alla pratica sportiva, con lo sviluppo di programmi assieme alle organizzazioni locali per coinvolgere ragazzi e ragazze.  Una ricerca del brand ha rivelato che meno del 30% dei giovani tra i 6 e i 18 anni in condizioni economiche negative fa sport. In questa fascia, inoltre, la probabilità che un bambino smetta di fare sport a causa di problemi finanziari è 6 volte superiore al normale. “Talent is everywhere. Opportunity isn’t”, ha detto Steph a riguardo.

Curry Brand, per affrontare la questione, ha collaborato con Positive Coaching Alliance per fornire le risorse necessarie a tutti gli allenatori dell’Oakland Unified School District e dell’Oakland’s Parks and Recreation Department, dove verranno coinvolti anche gli atleti, i genitori e i leader delle varie comunità. 

“Sono ciò che sono specialmente grazie allo sport che ho praticato da bambino.”

(Stephen Curry)

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FOTO: Curry Brand

Flow Technology

Non poteva esserci Curry Brand senza questa nuova tecnologia. Nelle signature shoes rilasciate in passato, la suola era spesso fatta di gomma, con lievi aggiornamenti anno dopo anno, ma l’innovazione era poca. Con Flow, al debutto sulle Curry 8, sono state poste le basi per cambiare la musica.

Di norma si impiegano dai 14 ai 18 mesi per sviluppare una nuova scarpa. Flow è stata invece in cantiere per più di tre anni, e la formula giusta è stata trovata in collaborazione con Dow Chemical.

“Abbiamo testato l’aderenza di queste scarpe sul parquet e abbiamo capito che sarebbe stato il punto di partenza per innovare”, ha detto Fred Dojan, vicepresidente del dipartimento footwear di UA.

La suola esterna è costruita partendo da un unico pezzo, senza gomma sul fondo per risparmiare molto peso. Il pattern della Curry 9 è “ondulato” e costruito per risultare morbido, in modo da garantire ottima amortizzazione ed aderenza.

David Bond, ex GM di Curry Brand, ha chiamato la tecnologia “Flow” per rimandare all’andamento lineare della scarpa, ma anche per rimarcare il “flow state” che si prova in partita. Come detto, la Curry 9 fa sue queste caratteristiche:

“Volevamo portare il meglio della Flow Technology sul mercato, sbarazzandoci del peso eccessivo della gomma, ormai obsoleta, mantenendo però trazione ed aderenza. La Curry 9 è l’espressione di Flow, un’evoluzione del suo concetto.”

(Stephen Curry)

Riguardo all’estetica, i colori sono stati pensati assieme a Sesame Street, con un tocco di carattere decisamente maggiore rispetto alla Curry 8. La scarpa realizzata con questa partnership è disponibile in 7 colorazioni diverse, alcune di esse già mostrate da Steph sui parquet NBA, come quella gialla e rosa o quella rossa qui sotto.

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FOTO: Curry Brand

Dopo viaggi e visite a Baltimore e Portland, dove si trovano sede e team di sviluppo di UA, 13 livelli di test di vestibilità e 35 giocatori collegiali e di high school coinvolti per più di 1.500 ore di allenamenti con il prodotto, la Flow Tech era finalmente pronta.

“Abbiamo spinto molto per realizzare tutto questo” ha detto Steph. “Il team UA ha fatto di tutto per portare in vita l’innovazione. Avere questo per i miei piedi è pazzesco, sono entusiasta all’idea di indossare queste scarpe nei prossimi anni.”