FOTO: NBA.com

Questo inizio di stagione NBA procede un po’ a rilento, privo di storyline interessanti e senza particolari “drammi” interni se non i soliti legati alle assenze di Joel Embiid, al discorso del load management etc. etc., tutte cose viste e riviste che scompariranno col procedere delle partite. Se, dall’esterno, questo può sembrare un problema puramente “estetico” e di intrattenimento personale, i piani alti della Lega e la proprietà la pensano altrimenti, trovandosi a fronteggiare un calo nei rating televisivi americani impossibile da ignorare. Niente panico, le fonti di profitto NBA sono molte e molto abbondanti (nella prima parte di QUESTO pezzo lo si prova a spiegare sinteticamente), come conferma anche l’accordo mastodontico da $77 miliardi firmato in estate con NBC, Amazon ed ESPN, ma arrivare nelle televisioni degli americani è un obiettivo assolutamente primario soprattutto dal punto di vista comunicativo. In un’indagine sui dati uscita su Front Office Sports, si avanza l’ipotesi che uno dei problemi sia legato a una mancanza di ricambio generazionale dal punto di vista strettamente mediatico, all’assenza di nuovi volti che, in parole povere, vendano. Questa tesi nasce prendendo in esame i dati televisivi, riportati da Sports Media Watch, relativi ai Giochi Olimpici, durante i quali Team USA ha schierato insieme le 3 icone più rappresentative dell’ultima decade NBA e non solo, i soliti LeBron James, Kevin Durant e Stephen Curry:

  • la gara per la medaglia d’oro di pallacanestro maschile ha avuto il record di spettatori vigente negli ultimi 30 anni
  • 19.5 milioni di spettatori di media su NBC e Peacock, dato più alto dalla gara con la Jugoslavia di Atlanta 1996, dove si arrivò a 25.8 milioni
  • picco nel quarto periodo di 22.7 milioni di spettatori
  • per rendere l’idea, le NBA Finals 2024 hanno avuto una media di 11.31 milioni di spettatori, e non si superano i 19 milioni di spettatori in una singola gara di NBA Finals da Warriors vs Cavaliers del 2017 (sempre Curry e LeBron)
  • non è scontato che una gara per la medaglia d’oro abbia tanti viewers: la finale di Tokyo 2021 ha avuto una media di 9.3 milioni, 11.7 million a Rio nel 2016
  • la finale è stata anche l’evento più trasmesso in streaming dei Giochi, con 2.7 milioni di spettatori medi sulle piattaforme digitali.

Cifre di altissimo livello, che fanno quasi sorridere se comparate a queste prime settimane di pallacanestro americana, nel corso delle quali la NBA si è dovuta scontrare anche con le ultime 2 gare di un’edizione delle World Series di Baseball fra le più guardate di sempre. Traducendo da Sports Media Watch, queste le medie di questa stagione comparati a quelli della precedente:

La copertura della partita Pacers-Knicks di venerdì scorso ha attirato 830.000 telespettatori su ESPN in contrapposizione a Gara 1 delle World Series, con un calo del 47% rispetto agli 1.58 milioni di Heat-Celtics durante Gara 1 dell’anno scorso. La partita serale fra Suns e Lakers ha ottenuto 1.37 milioni di spettatori, con un calo del 22% rispetto a Warriors-Kings dell’anno scorso. Il doppio appuntamento di mercoledì è andato meglio rispetto a Gara 5: Celtics-Pacers ha attirato 1.01 milioni di telespettatori e il serale Thunder-Spurs ha registrato una media di 0.73 milioni, in calo rispettivamente del 2% e del 51% a confronto con Pelicans-Thunder (1.03 milioni) e Clippers-Lakers (1.48 milioni) dello scorso anno.


Martedì, scontrandosi con Gara 4, TNT ha registrato una media di 1.07 milioni di spettatori per Mavericks-Timberwolves – in calo del 17% rispetto agli 1.30 milioni di Knicks-Cavaliers dello scorso anno.

Una battuta d’arresto non da poco dopo una opening week calata di una doppia cifra percentuale in termini di visualizzazioni rispetto a quella della passata stagione, sempre secondo Sports Media Watch, fatta eccezione per la notte di apertura. Sapete per caso quale evento si è verificato? Esatto, il debutto della coppia padre-figlio “dei LeBron James”, che ha contribuito a un salto del 7% nella prima serata NBA di quest’anno rispetto a quella del 2023 – quando, però, si giocava anche Gara 7 delle “National League Championship Series” sempre di baseball. Bronny James è un po’ la mascotte della NBA in questo momento, dato che picchi in termini di rating televisivi si sono toccati anche durante la sua selezione al Draft (55esima scelta, non proprio molto seguita di solito) e al suo debutto in pre-season.

Tornando alle gare, come fa notare Front Office Sports, i risultati della gara fra Warriors e Celtics, con Stephen Curry, saranno da monitorare, trattandosi di un rematch delle Finals 2022 e della sfida fra 2 delle ultime 3 vincitrici del titolo NBA. Così come Kevin Durant e i Suns sfideranno i Dallas Mavericks di Luka Doncic, partita discretamente sentita da ambo le parti. Prima di capire i risultati senza baseball, la tesi avanzata è comunque quella che serva un volto noto e apprezzato dal pubblico americano, più di Internationals come Giannis Antetokounmpo e Nikola Jokic, nemmeno troppo “mediatici” in termini di presenza scenica – il primo un po’ più del secondo. Victor Wembanyama funziona di più, ma è sempre un International, e lo stesso vale per Luka Doncic. Aria fresca da Anthony Edwards, il quale però deve ancora affermarsi in tutto e per tutto come superstar e non sfiora per adesso minimamente il livello dei sopracitati.

Una tesi, appunto, basata su pura teoria, ma che potrebbe non distaccarsi troppo dalla realtà. Una realtà nella quale l’NBA fatica a “vendersi” come prodotto televisivo.