Questo contenuto è tratto da un articolo di Michael Spooner per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.
All-Star, All-NBA, MVP delle Eastern Conference Finals e delle NBA Finals. Infine, Campione NBA. Jaylen Brown ha ottenuto tutto ciò che un cestista NBA potrebbe desiderare sin dall’inizio della sua carriera. Prodotto della University of California Berkeley, nota semplicemente come Cal, Brown è un chiaro esempio dello sviluppo delle abilità di un giocatore. Ogni volta che ha affrontato un punto debole ha fatto di tutto per lavorarci su ed eliminarlo. Spesso vengono scritti articoli su JB, contenenti ironici scherzi, metafore sportive e vari spunti di riflessione e opinioni. Tutte questioni che non toccano direttamente il suo sviluppo e la sua crescita. Temi affrontati in questo caso e per una valida ragione. In certi articoli è stato detto che Brown non avesse necessità di sviluppare il suo livello di playmaking, potendosi evitare questo step. Innanzitutto era necessario che mantenesse il suo Usage Rate, lo stile e livello di gioco, diminuendo però il numero di palle perse. Ecco i suoi numeri e le sue statistiche nel corso della recente conquista del Titolo NBA da parte dei Boston Celtics.
Si è trattato del suo più elevato Usage Rate durante i Playoffs nella sua intera carriera, combinato con la percentuale più bassa di palle perse da quando è divenuto una superstar ad ampio volume di gioco. Jaylen Brown attacca abilmente le difese avversarie, dando il meglio quando ne raggiunge il cuore, spesso off-the-dribble. Si tratta anche della fase di gioco in cui, allo stesso tempo, perde il numero più elevato di possessi. Le difese collassano, provando ad uscire dal pantano intasando le corsie per intercettare eventuali passaggi. Jaylen ha dimostrato qualche difficoltà in questo tipo di situazioni fino alla scorsa stagione. Limitare il numero di palle perse è una delle skill più ardue da implementare. Si tratta di un confine molto sottile tra ridurne la frequenza senza influenzare pregi e aggressività. JB ha compiuto qualche miglioramento in 2 modi: innanzitutto, ha iniziato a giocare senza palla qualche passo indietro, nel pitturato – attraverso la sua posizione più arretrata si è potuto concedere palleggi, fake moves e spazi per poter concludere o passare il pallone.
Inoltre, Jaylen Brown è migliorato parecchio nelle giocate in post-up, specialmente durante i Playoffs – trasformando delle offensive attaccando il ferro in drive in giocate più comode e controllate in post-up.
Per Synergy tracking, Brown non ha mai perso palla durante l’ultima Playoffs-run quando ha provato una giocata in post-up.
Il tema più ricorrente durante i mesi di maggio, giugno e luglio ha riguardato la capacità di Jaylen Brown di penetrare nel pitturato, giocando al suo ritmo e dominando la difesa. Avendo a disposizione una simile mole di forza fisica, atletismo e talento, JB non ha alcun bisogno di forzare le sue giocate. Si tratta di un’ulteriore riflessione sulla persona e sul giocatore. Per raggiungere i suoi traguardi è necessaria una personalità matura e sicura di sé – dovendo accettare i propri punti deboli, affrontandoli ed eventualmente controllandoli. Il suo stile di gioco non è ancora perfetto, ma quando si raggiunge il suo livello attuale, migliorarsi ed evolversi equivale ad essere meticolosi e puntigliosi – come quando ci si trovava di fronte ad un severo professore d’inglese pronto a correggere ogni singola pronuncia lievemente scorretta. Ora che ha sistemato i problemi inerenti alle palle perse, Brown può concentrarsi sull’evoluzione del suo playmaking. Ne ha già mostrato qualche sprazzo, anche se le statistiche dei suoi assist non hanno ancora spiccato il volo.
E, nonostante sia divenuto un eccellente difensore on-ball durante la Playoffs-run, ha ancora qualche difficoltà nel difendere off-ball. Come in altre circostanze, Jaylen sta lentamente erodendo i suoi punti deboli attraverso la pura forza di volontà e lavoro duro – ma la strada da percorrere è ancora lunga: in situazioni senza palla riscontra ancora difficoltà, trovandosi ad essere l’unico giocatore bianco-verde a girarsi attorno alla ricerca del proprio avversario da marcare, anche se questi errori stanno diventando sempre più rari. Ma la questione da porsi è: se Jaylen dovesse riuscire a smussare i propri punti deboli, dove potrebbe arrivare? Che tipo di giocatore potrebbe diventare? Eccellente nelle offensive palla in mano con abilità da playmaker? Oppure un difensore elitario in marcatura diretta, capace di eseguire alla perfezione offensive off-the-ball? Per adesso si tratta solo di un’ipotesi, seppur molto allettante, che tuttavia potrebbe prender vita nell’arco di 1 o 2 anni. E, anche se non dovesse riuscire a mettere a punto certi miglioramenti, i tifosi dei Celtics sanno già una cosa molto importante: Jaylen Brown è abbastanza bravo da essere il miglior giocatore delle NBA Finals. La pressione su di lui sarà tanta affinché migliori ancora, ma probabilmente non lo esimerà dal compito.