
Questo contenuto è tratto da un articolo di Kyle Daubs per Fadeaway World, tradotto in italiano da Erika Annarumma per Around the Game.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito al ritorno in campo di diverse stelle dell’NBA assenti da tempo: Kawhi Leonard, Jamal Murray, John Wall, Ben Simmons… tutte assenze che sono sembrate eterne, in alcuni casi oltre i 500 giorni lontano dal gioco. Eppure, non così eterne se paragonate ai casi di cui parleremo in questo articolo.
Infortuni a parte, in passato c’è chi si è rifatto vedere in NBA dopo lunghe, lunghissime “pause” dai campi. Giocatori come Michael Jordan e Magic Johnson, che dopo essersi ritirati non sono riusciti a resistere alla tentazione di tornare sui propri passi. Nel 2021, invece, la pandemia di Covid-19 e gli Healt&Safety Protocols varati dalla lega hanno contribuito a rilanciare alcuni grandi nomi (per qualche giorno), come ad esempio Joe Johnson.
Ci sono tante motivazioni che hanno portato diversi giocatori a tornare in NBA dopo un lungo periodo di assenza: anni Oltreoceano, carriere da allenatore, lutti in famiglia…
Menzione d’onore: Michael Jordan, 1.291 giorni
Motivo del ritiro: Morte del padre
Ultima partita giocata in NBA: 29 anni, 20/06/1993 (778ª partita)
Ritorno nella lega: 31 anni, 19/03/1995 (779ª partita)
La storia di Jordan la conoscono tutti. Dopo essere stato selezionato al Draft dai Chicago Bulls, Jordan aiutò la squadra a uscire dalla mediocrità e cominciò a creare aspettative per quanto riguardava la conquista del titolo. Dopo essersi schiantati sui Pistons per anni, i Bulls riuscirono a conquistare il loro primo titolo nel 1991, che diventerà un threepeat nel ’92 e ’93.
Quel periodo fu davvero estenuante a livello fisico e mentale per Michael, ma quello che lo portò alla decisione di ritirarsi fu il tragico assassinio di suo padre.
Il padre di Jordan amava il baseball, perciò Michael decise di stravolgere la sua carriera sportiva, abbandonando il basket. Disputò l’intera stagione 1993/94 in una squadra satellite dei Chicago White Sox, nella Minor League di baseball, per poi tornare a giocare per i Bulls a stagione 1994/95 iniziata.
10. Joe Johnson, 1.351 giorni
Motivo del ritiro: Assenza di contratto
Ultima partita giocata in NBA: 36 anni, 28/05/2018 (1.276ª partita)
Ritorno nella lega: 40 anni, 21/12/2021 (1.277ª partita)
“Iso Joe” si è fatto un nome nella lega principalmente per la sua capacità di crearsi i propri tiri. Il 19 settembre 2019, più di un anno dopo l’ultima partita, tentò di tornare nella lega: firmò con i Pistons, ma venne tagliato dalla squadra un mese dopo, prima dell’inizio della Regular Season. La squadra aveva pensato di offrirgli un contratto dopo la sua partecipazione al torneo BIG3, vinto da MVP (si ripeterà due anni più tardi).
Il 22 dicembre 2021, poi, Johnson è tornato dove tutto era iniziato: contratto da 10 giorni con i Boston Celtics, ovvero la franchigia che lo aveva scelto al Draft. Con la pandemia di Covid-19 che decimava tutti i roster NBA, Johnson ha fatto la sua prima apparizione contro i Cavaliers. 19 anni e 305 giorni dopo, di nuovo a Boston: si tratta del lasso di tempo più lungo nella storia dell’NBA tra due diversi periodi trascorsi nella stessa franchigia. Con il tiro segnato in quella gara, tra l’altro, è diventato il secondo giocatore (insieme a Dirk Nowitzki) nella storia a segnare un canestro con la stessa squadra all’età di 20 e 40 anni.
9. Greg Oden, 1.502 giorni
Motivo del ritiro: Infortuni
Ultima partita giocata in NBA: 21 anni, 05/12/2009 (82ª partita)
Ritorno nella lega: 25 anni, 15/01/2014 (83ª partita)
Quando Oden entrò nel Draft, ci furono tante discussioni in merito a chi fosse la scelta migliore, tra lui e Kevin Durant. I Blazers tornerebbero volentieri sui loro passi per aver scelto Oden con la prima chiamata nel 2007, questo è certo. Da quel momento infatti iniziò per lui una serie di infortuni al ginocchio, di cui due microfratture (con conseguente intervento), una scheggiatura delle rotule e una frattura della rotula sinistra. Il 5 dicembre 2009, si infortunò in modo così grave che venne portato fuori dal campo su due barelle legate.
Dopo quell’infortunio, Oden dovette saltare l’intera stagione 2010/11. Per la terza volta la sua stagione veniva interrotta da un infortunio al ginocchio. In seguito, subì un’ulteriore battuta d’arresto (per motivi non del tutto chiari) nella stagione 2011/12.
Oden si impegnò per tornare nella lega e fece il suo debutto con gli Heat nel 2014. Dopo 23 partite con meno di 10 minuti a sera, però, si concluse per sempre la sua carriera NBA.
8. Damien Wilkins, 1.645 giorni
Motivo del ritiro: Periodo all’estero, D-League
Ultima partita giocata in NBA: 33 anni, 17/04/2013 (563ª partita)
Ritorno nella lega: 37 anni, 18/10/2017 (564ª partita)
Wilkins giocò con i Philadelphia 76ers nel 2012/13. Dopo la sua breve permanenza, nel settembre 2013 si unì agli Atlanta Hawks, per poi essere tagliato. Quindi decise di dare alla sua carriera una svolta internazionale, che lo fece rimanere in campo per molto tempo. Wilkins disputò una stagione in Cina, con i Beijing Ducks, e concluse poi l’anno con gli Indios de Mayaguez (Puerto Rico).
Durante il Draft della NBA Development League 2014, Wilkins fu la 16esima scelta (Iowa Energy). Venne selezionato quell’anno per partecipare all’All-Star Game della D-League del 2015, ma tornò agli Indios de Mayaguez. Per la stagione 2015/16 Wilkins firmò con una squadra venezuelana (Guaros de Lara), ma, a seguito dell’infortunio di Michael Kidd-Gilchrist, si aprì l’occasione di tornare in NBA, a Charlotte. Ma ancora non era arrivato il momento del suo ritorno: venne tagliato e dopo due settimane tornò in Venezuela.
Nel 2017, ecco finalmente la chance, con gli Indiana Pacers, con cui scese in campo in 19 partite di Regular Season, trovando un posto in questa classifica.
7. Magic Johnson, 1.693 giorni
Motivo del ritiro: Malattia (HIV)
Ultima partita giocata in NBA: 31 anni, 12/06/1991 (874ª partita)
Ritorno nella lega: 36 anni, 30/01/1996 (875ª partita)
Magic disputò una stagione molto buona (19,4 punti, 12,5 assist e 7,0 rimbalzi) nel 1991, in cui i Lakers arrivarono alle Finals contro i Chicago Bulls. Le prestazioni della point guard dei Lakers (con due triple-doppie mandate a referto nella serie) però non bastarono, complice anche la grande difesa di Scottie Pippen. Michael Jordan portò i Bulls alla vittoria del campionato e si aggiudicò il titolo di MVP delle Finals.
Dopo una visita medica prima dell’inizio della stagione successiva, Johnson scoprì di essere positivo all’HIV. Dichiarò che sua moglie Cookie e il figlio che portava in grembo non erano positivi, ma che doveva prendersi una pausa dal basket per sconfiggere la malattia. Johnson non “guarì” mai, ma tornò abbastanza in salute – fisica e mentale – per tornare a giocare.
Dopo una lunga pausa, riuscì a riprendere peso e recuperare la sua forza, e nel 1995 fece finalmente ritorno in campo. Giocò un’ultima stagione con i Lakers, prima di ritirarsi ufficialmente nel 1996.
6. Emeka Okafor, 1.757 giorni
Motivo del ritiro: Infortunio al collo
Ultima partita giocata in NBA: 30 anni, 15/04/2013 (590ª partita)
Ritorno nella lega: 35 anni, 05/02/2018 (591ª partita)
Il 20 giugno del 2012, Okafor venne ceduto ai Washington Wizards assieme a Trevor Aviza, in cambio di Rashard Lewis e di una seconda scelta al Draft 2012. Prima dell’inizio della stagione 2013/14, poi, venne scambiato ai Suns assieme a una scelta al Draft 2014 per Marcin Gortat, Shannon Brown, Kendall Marshall e Malcolm Lee.
Sfortunatamente, però, Okafor perse l’intera stagione a causa di un’ernia al disco che gli trovarono nel collo, dopo di che rimase senza contratto per tre stagioni.
Il 30 maggio del 2017 gli dissero che poteva tornare in campo e a settembre firmò con i 76ers. Tuttavia, il suo contratto fu tagliato dopo cinque partite di Preseason. Nel 2018 si unì con un 10-day contract ai Pelicans, mettendo piede in campo in una partita in cui realizzò 3 punti e catturò 2 rimbalzi in 9 minuti. 1.757 giorni dopo.
5. PJ Tucker, 2.069 giorni
Motivo del ritiro: Tagliato dai Suns, periodo all’estero
Ultima partita giocata in NBA: 21 anni, 03/03/2007 (17ª partita)
Ritorno nella lega: 27 anni, 31/10/2012 (18ª partita)
Che strana carriera, quella di PJ. Il 24 marzo 2007 venne svincolato dai Raptors per fare spazio a Luke Jackson, dopo aver giocato un totale di 83 minuti nella sua stagione da rookie. Si unì poi al roster della Summer League 2007 dei Cavaliers, ma non riuscì ad entrare in squadra. Firmò quindi con l’Hapoel Holon, della Premier League israeliana; si guadagnò il titolo di MVP e portò la sua squadra a vincere il campionato, dopo 14 anni di dominio del Maccabi Tel Aviv. Ma non era ancora il momento di tornare Oltreoceano.
L’anno successivo firmò con il BC Donetsk, squadra neopromossa nella Super League ucraina, portandola a piazzarsi al terzo posto in classifica. Successivamente, firmò con l’Ariz BC, ma venne tagliato a marzo e concluse l’anno con la Sutor Basket Montegranaro, in Italia. Chiuse la sua carriera “europea” in Germania, con il Brose Basket Bamberg, aiutando la squadra a vincere il campionato 2012 e aggiudicandosi il titolo di MVP delle finali.
Per la Summer League successiva, i Phoenix Suns gli diedero un’altra occasione. Più di 2mila giorni dopo, tornava in NBA, dove avrebbe passato i dieci anni successivi, and counting…
4. Sergio Rodriguez, 2.387 giorni
Motivo del ritiro: Periodo in Spagna
Ultima partita giocata in NBA: 23 anni, 14/04/2010 (285ª partita)
Ritorno nella lega: 30 anni, 26/10/2016 (286ª partita)
Dopo aver passato quattro stagioni in NBA, Rodriguez firmò un contratto di tre anni con il Real Madrid. A luglio 2012, firmò per un allungamento del contratto con la società, con la quale restò anche per la stagione 2014/15. La stagione 2014 fu una delle sue migliori, con lui e Rudy Fernandez nominati per l’All-EuroLeague First Team. Il “Chacho” vinse il titolo di MVP dell’Eurolega, e a quel punto si iniziò a parlare di ritorno Oltreoceano.
Il 9 gennaio 2014 firmò per un’estensione per cui sarebbe rimasto con la squadra fino al 2018, ma a settembre 2016 Rodriguez decise di tornare in NBA. Si unì ai 76ers, con cui disputò tutta la stagione (68 partite, di cui 30 da starter) viaggiando a 7.8 punti e 5.1 assist di media.
3. Bobby Brown, 2.389 giorni
Motivo del ritiro: Periodo all’estero
Ultima partita giocata in NBA: 25 anni, 14/04/2010 (113ª partita)
Ritorno nella lega: 32 anni, 28/10/2016 (114ª partita)
Il 9 settembre 2009, Brown venne ceduto assieme a Darius Songaila agli Hornets in cambio di Antonio McDaniels e una seconda scelta al Draft. Più avanti durante quella stagione venne scambiato ancora, ai Clippers, per una scelta al secondo turno e una contropartita economica. Giocò la sua ultima partita nella lega nell’aprile 2010, poi però non trovò più posto in NBA, nonostante la presenza in Summer League con i Raptors.
Brown intraprese quindi una carriera internazionale di successo, iniziata con l’Asseco Prokom, squadra del campionato polacco. In seguito firmò con l’EWE Baskets Oldenburg, in Germania, e poi con la Montepaschi Siena, in Italia, con cui fu il miglior realizzatore dell’Eurolega. In una partita mandòa referto 41 punti, nuovo record di punti segnati in una partita di Eurolega.
Dopo la parentesi europea, Brown giocò per i Dongguan Leopards, in Cina, dove i suoi 74 punti in una vittoria ai supplementari per 137-135 diventarono il secondo maggior numero di punti realizzati in una partita nella storia della CBA. Dopo un altro anno in Asia, nel campionato giapponese, Brown fece ritorno in NBA, dove disputò due stagioni per i Rockets.
2. Bob Cousy, 2.441 giorni
Motivo del ritiro: Carriera da allenatore
Ultima partita giocata in NBA: 34 anni, 17/03/1963 (917ª partita)
Ritorno nella lega: 41 anni, 21/11/1969 (918ª partita)
Cousy avrebbe potuto chiudere la sua carriera in bellezza quando, alle NBA Finals del 1963, i Celtics batterono i Lakers. Purtroppo, però, Cousy si slogò la caviglia nell’ultimo quarto di Gara 6 e non entrò più. Aveva 34 anni, una volta finita la stagione, e si ritirò dal basket giocato per andare ad allenare a Boston College.
Nelle sei stagioni da head coach ebbe un record di 114-38 e venne nominato Allenatore dell’Anno del New England nel 1968 e nel 1969. Cousy portò la squadra a partecipare al NIT per tre volte, a una finale NIT, a due tornei NCAA, e alle finali regionali del 1967.
Con il tempo, però, Cousy sentì la nostalgia del basket giocato e dell’NBA. Inizialmente fece ritorno nella lega da coach, con i Cincinnati Royals. Poi, incredibilmente, il ritorno sul parquet nel 1970 come giocatore, dopo sei anni di inattività.
1. Anthony Parker, 2.477 giorni
Motivo del ritiro: Periodo all’estero
Ultima partita giocata in NBA: 24 anni, 20/01/2000 (55ª partita)
Ritorno nella lega: 31 anni, 01/11/2006 (56ª partita)
La storia di Anthony Parker è un po’ come la storia di Cenerentola. Nelle sue prime due stagioni con i 76ers, venne tormentato dagli infortuni e disputò solo 39 partite di Regular Season. In seguito, venne ceduto ai Magic, dove giocò solo 16 partite prima di essere mandato ai Quad City Thunder, “succursale” di OKC.
Deluso dai suoi fallimenti, Parker partì per l’Europa: nella sua prima stagione con il Maccabi Tel Aviv (Israele), contribuì alla vittoria del campionato, della Coppa nazionale israeliana e della FIBA SuproLeague Cup. L’anno successivo, altra vittoria del campionato israeliano e partecipazione alle Final Four di Eurolega. Ormai era stabilmente uno dei migliori giocatori dell’Eurolega, di cui sarà due volte MVP.
Nell’ottobre 2005, Parker si fece notare con il Maccabi durante un’amichevole contro i Toronto Raptors, realizzando il tiro della vittoria. Il General Manager dei Raptors, Bryan Colangelo, se ne ricordò un anno più tardi, quando offrì a Parker un contratto triennale da 12 milioni di dollari. Quasi 2.500 giorni dopo la sua ultima apparazione in NBA.
Nella sua prima stagione nella lega dopo il suo ritorno, Parker si piazzò quarto in NBA per percentuale nel tiro da tre punti e registrò una media di 12.4 punti, 3.9 rimbalzi e 2.1 assist. Questa volta la sua presenza in NBA era destinata a durare: trascorrerà le sei stagioni successive da starter tra Toronto e Cleveland.