Deandre Ayton è stato rilasciato a sorpresa dai Portland Trail Blazers con un buyout: ora è caccia alla nuova squadra.

La parabola della carriera di Deandre Ayton sta procedendo sempre più verso il basso. Dopo l’infinito dramma dell’estensione con i Phoenix Suns e il successivo scambio in direzione Portland, il giocatore e i Trail Blazers si sono accordati per un buyout che renderà il lungo free agent.
Ricordiamo che il buyout non equivale al taglio, ma si tratta di un rilascio dove le due parti si accordano affinché venga lasciata sul piatto una porzione di stipendio che il giocatore recupererà con la nuova firma: questo movimento permette alla squadra di liberare uno slot a roster, qualora abbia abbastanza flessibilità da permettersi uno stipendio “morto”; e favorisce il giocatore qualora voglia andare altrove prima nel tempo, senza che questo ci perda nulla (o quasi).
Nel caso specifico di Ayton, Yossi Gozlan, esperto di salary cap di HoopsHype, fa notare che molto probabilmente le cifre “morte” lasciate dalla partenza del lungo saranno di circa $21.45 milioni dal contratto originale di $35.55M, ipotizzando dunque una firma a $14.1 milioni in free agency, l’ammontare della piena non-taxpayer Mid-Level Exception. In questo modo, il lungo avrà molti fruitori, mentre i Portland Trail Blazers apriranno ulteriore spazio per usare la piena MLE o altre eventuali trade.
Una mossa che, per quanto logica, arriva però abbastanza inaspettatamente. La quantità di lunghi a roster per i Blazers era effettivamente sospetta, specialmente dopo la scelta a sorpresa del “Jokic cinese” HanSen Yang, che andava ad aggiungersi allo stesso Deandre Ayton e a Donovan Clingan, Rob Williams e Duop Reath. Ipotizzando uno scambio di Time Lord, ora tutto ha più senso, ma ci si poteva immaginare più una trade che un buyout, nonostante il contratto in scadenza. Secondo quanto emerso, però, non sono stati trovati accordi soddisfacenti.
Adesso, sarà caccia all’uomo in NBA. Non si parla più del giocatore della run Playoffs 2021, visto una sola volta e poi mai più, ma è comunque un profilo capace di mantenere una buona produzione ad alta efficienza, che in un attacco organizzato e con un ruolo ben preciso può dire la sua come “play finisher”, cioè come arma per convertire il vantaggio già creato – che sia nel dunker spot, sui lob o in ricezioni profonde in post basso.
Anche difensivamente, se concentrato, ha dimostrato di essere estremamente versatile, trattandosi di un corpaccione che non cede chili e centimetri a nessuno sotto i tabelloni, ma anche molto mobile sui cambi contro giocatori sulla carta più rapidi. Quel “se”, però, è sempre stato enorme.
Il problema di Deandre Ayton è di natura pienamente “mentale”, nel senso che spesso sembra prevalere tutto ciò che è il contorno della pallacanestro anziché la pallacanestro in sé. Dagli allenamenti persi a causa delle strade ghiacciate ai problemi di sonno e prestazioni causati dal letto scomodo, è venuto fuori a Portland tutto ciò per cui i Suns erano restii a offrirgli l’estensione voluta.
Adesso avrà modo di aprire un nuovo capitolo della propria carriera, in qualunque squadra abbia una piena MLE da offrirgli.