Alla scoperta di due delle stelle più scintillanti del prossimo Draft.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Jake Rosen per The Stepien, tradotto in italiano da Alberto Pucci per Around the Game.
Ci sono diversi modi di attaccare in situazioni statiche. I migliori giocatori della NBA tendono a trovare modalità che piacciono molto ai creatori di highlights, ma diversi tipi di soluzioni – esteticamente meno apprezzabili, magari – possono rivelarsi altrettanto efficaci.
Sia tra i pro che tra i giocatori collegiali, tanti atleti cercano di compensare la carenza in alcune skills con il caro vecchio footwork o il thriple-threat attack. Un modo come un altro per provare a mettere fuori equilibrio il difensore, comune soprattutto tra i centri moderni.
Joel Embiid, ad esempio, pur non avendo un grande ball-handling, è un creatore da fermo letale, in grado di ampliare il proprio range punendo i difensori anche in post medio e post alto.
Il profilo di Joel ci porta alla Classe Draft 2022, ricca di lunghi capaci di attaccare da isolamento, su tutti Jabari Smith e Paolo Banchero, due giocatori che – al di là di alcune somiglianze – sono molto diversi.
Smith, infatti, è un ottimo tiratore, mentre Banchero un giocatore da pitturato che può dominare i difensori grazie ad un concentrato interessante di skills tecniche e mezzi fisici. Due power forward agli antipodi dello spettro del ruolo, insieme, con Smith più vicino alla posizione numero 3 e Banchero più tendente al profilo di centro moderno.
In spot up, Smith sembra potrà dimostrarsi affidabile anche al piano di sopra, visto la fluidità e l’altezza delsuo rilascio, che lo rendono una delle migliori minacce perimetrali del college basketball. Il tiro sugli scarichi è l’arma più affilata del gioco di Smith: 62% di eFG e 1.25 punti per possesso in questo tipo di situazione. Un’efficienza che lo colloca al 94esimo percentile nazionale.
Banchero, invece, ha numeri in spot up che lasciano ancora a desiderare. L’italoamericano sembra spesso indeciso nell’attacco dei closeout, esitando e complicando inutilmente situazioni di gioco da risolvere rapidamente. Paolo, TIRA! Non è in dubbio il fatto che imparerà e prenderà fiducia nel proprio tiro, negli anni.
Tornado al tema iniziale, ovvero le situazioni di isolamento da fermo, tra i due non c’è paragone. Paolo, infatti, sembra arrivato da un altro universo nel creare vantaggio in uno-contro-uno. I suoi cambi di ritmo e il suo footwork, infatti, lasciano sempre il difensore fuori equilibrio, o comunque separato, permettendogli di segnare o creare tiri per i compagni anche quando marcato da POA defenders di prima fascia.
Jabari, invece, sembra sempre all’interno di una routine prestabilita e poco convincente quando gioca uno-contro-uno da fermo, quasi fosse un passaggio necessario prima di prendere un tiro contestato. Per ora riesce a segnare con buona frequenza, ma in proiezione NBA le preoccupazioni sono molte.
La differenza di capacità da fermi dei due è perfettamente visibile se si osservano i dati che mettono in relazione tiri da due punti e tiri nel pitturato su 100 possessi. La ratio tra queste due conclusioni dovrebbe aggirarsi tra lo 0.65 e l’1. Paolo ha un solido 0.71, mentre Jabari – nonostante la stazza – è sotto lo 0.50.
Spesso, Smith appare vittima del difensore e non padrone nel decidere dove e come vuole attaccare il canestro. Come detto, per ora i tiri entrano, e perciò al momento gli basta; ma ad un certo punto, se vuoi essere un creator di livello in NBA, devi iniziare a mettere una pressione diversa alla difesa.
Anche le shot chart sono rivelatrici. Se si guardano i tiri da due – abbiamo già descritto come Smith sia migliore in quelli dal perimetro – vediamo come Jabari sia letale dal gomito, la sua zona preferita, da cui fa partire conclusioni dopo un paio di palleggi che ricordano vagamente Kevin Durant. Più ci si avvicina al canestro, tuttavia, più i numeri calano, per i motivi spiegati in precedenza.
Banchero, invece, ha una shot chart impressionante ed è in grado di creare conclusioni ad alta percentuale da diverse zone del campo. Una capacità che non si può spiegare unicamente con la maggiore forza fisica.
Un’altra differenza è nel playmaking: Paolo è da sempre considerato promettente sotto questo punto di vista e lo sta dimostrando, nonostante un avvio difficoltoso. Jabari, invece, non sembra spiccare in questa caratteristica, ma ha mostrato qualche lampo e delle buone letture in transizione. Una caratteristica che, ovviamente, va tenuta in conto in sede di Draft e di sviluppo del giocatore come creator a metà campo.
Paolo sembra al momento più in grado di creare soluzioni e vantaggi grazie al proprio playmaking rispetto a Jabari, efficiente solamente negli ampi spazi.
L’aggressività dell’azzurro fa collassare le difese, e gli permette – con la propria visione di gioco – di trovare compagni liberi. Non si può dire lo stesso di Jabari, nonostante un tiro impressionante e la paura delle difese a lasciarlo solo. Tutto, però, si riduce sempre e solo al tiro con Smith: se entra vince la partita, se non entra il suo impatto è limitato.
In questa sede parliamo di primissime chiamate al Draft, dove si cercano le superstar, e questi limiti di Jabari destano delle preoccupazioni. Le difese potrebbero contenere facilmente uno Smith ancora incapace di creare vantaggi dal palleggio, mentre con Banchero appare più complicato.
In ogn caso, il tiro di Smith può diventare talmente efficace da rendere tutte le skills sopra citate non strettamente necessarie per garantirgli un importante impatto offensivo. Vedremo.
Il processo di valutazione di questi due sembra, comunque, complicato. Paolo Banchero pare avere diverse skills da sviluppare al massimo livello, il che lo rende più appetibile di Jabari Smith.
Paolo potrebbe essere usato come DHO operator e come minaccia dal post. Può diventare un attaccante di primo livello in molti modi e sviluppare tante aree del suo gioco offensivo, il che lo rende molto intrigante. Jabari è speciale, ma deve migliorare in molte skills.