Termini generici

Per chiudere, ecco un capitolo leggero su quelli che sono alcuni termini generici che ci vedrete utilizzare con una certa continuità.

Ruoli: solitamente, non siamo amanti né del concetto di ruolo, né di posizione nel basket moderno intesi in maniera classica. Per questo motivo, ci sentirete parlare di:

  • (on ball)megacreator: è una macchina da vantaggio, genera cioè un margine positivo spazio temporale fra l’attacco e la difesa. Il vantaggio si può creare on e off ball ma, nel nostro caso, ci concentreremo molto più spesso sui megacreator on ball: tutti quei giocatori che costituiscono un sistema offensivo eliocentrico (una stella, il megacreator, e tanti pianeti o satelliti attorno), accentrato cioè completamente sul portatore primario di palla. Esempi più recenti sono Luka Doncic e Nikola Jokic, in maniera meno accentrante Giannis Antetokounmpo, ma lo sono (o sono stati) anche James Harden e – soprattutto – LeBron James, negli ultimi anni.
    • un concetto molto legato a quello di megacreator, e usato spesso in contrasto ad esso, è quello di scalability (o scalabilità), messo in voga da Ben Taylor. La scalabilità di un giocatore è basata dalla possibilità di adattare il suo skillset al contesto in cui si trova, e va da un grado minore a uno maggiore in base a quanto variegati siano gli ambienti ai quali riesca a inserirsi con successo. I megacreator come Harden o Doncic sono ovviamente giocatori meno scalabili, in quanto l’attacco di squadra dipende spesso molto dalla loro creazione palla in mano, senza la quale risultano meno incisivi; giocatore molto scalabile è invece Stephen Curry, in quanto dotato di un gioco senza palla facilmente adeguabile a ball handler di livello e, allo stesso tempo, capace di agire da portatore primario. Ci sono ovviamente gli ibridi, come in una scala a colori, e la scalabilità in sé dipende da fattori ambientali: ad esempio, un giovane LeBron James o un Giannis Antetokounmpo, in base alla struttura del roster, potranno agire più o meno come megacreator on ball, più o meno come minacce senza palla. Nel caso di LeBron, si capisce molto bene la differenza fra un possesso giocato con Wade da handler, uno con Kyrie Irving a muoversi off ball, e viceversa.
  • shot creator: mentre il megacreator crea vantaggio per sé e per gli altri, lo shot creator è un giocatore che crea vantaggio primariamente per sé stesso, perlopiù in situazioni di isolamento. La shot creation fa parte dello skillset del megacreator, anche se archetipi più esplicativi sono Kyrie Irving, ma anche Kevin Durant.
  • slasher: giocatore che tende ad attaccare primariamente il ferro quando è in attacco, con rapide penetrazioni dal palleggio ma anche sui tagli. Un esempio celebre e molto esplicativo è Dwyane Wade.
  • 3&D: il role player per eccellenza, capace sia di difendere in maniera eccellente (principalmente sulla palla), sia di offrire spacing dall’altra parte con un tiro perimetrale ad alte percentuali. Uno degli esempi di maggior successo negli ultimi anni è quello di Kentavious Caldwell-Pope, ma tra i più celebri va probabilmente ricordato Danny Green.
  • point-of-attack: a differenza degli altri, è difensivo. Il difensore point-of-attack (o PoA) si occupa principalmente di infastidire il portatore primario avversario sulla palla, passando su tutti i blocchi e cercando di limitarlo il più possibile. Nominiamo Alex Caruso per avere un esempio calzante, ma anche il DPOY in carica Marcus Smart.
  • low man helper: il responsabile dell’aiuto primario al ferro dal lato debole, pronto a ruotare in caso i compagni vengano battuti. Un esempio è, qualora Towns venga coinvolto in un high pick&roll che porti a una ricezione avversaria nel pitturato, è Rudy Gobert.
  • lob threat: non è propriamente in questa sezione, ma lo inseriamo per facilità. Semplicemente, una “minaccia aerea”, un giocatore dotato di estrema verticalità (che sia parte del suo atletismo, o conseguenza della taglia) capace di mettere pressione sulla difesa (“threat”, minaccia) su palloni alzati appositamente (“lob”).

Definizioni: piccolissimo spazio dedicato a definizioni che ci leggerete usare con frequenza riguardo svariati giocatori:


  • floor raiser: giocatore che alza enormemente il grado di competitività della squadra, capace di portarla anche a un record superiore alle aspettative o al reale valore degli altri comprimari. Solitamente sono giocatori che occupano una molte ingente di possessi. Un esempio? Damian Lillard.
  • ceiling raiser: al concetto di floor raiser si lega questo. Il ceiling raiser è quel giocatore capace di aumentare il livello di squadra in toto, adattandosi al contesto per far rendere al massimo anche i compagni, che sia con movimenti off ball o con il suo decision making. L’esempio migliore è quello di Stephen Curry.
  • ceilng capper: macro concetto che, in determinate situazioni, può andare ad inglobare i floor raiser. Luka Doncic, ad esempio, è un floor raiser d’élite, ma è anche un ostacolo per il tetto massimo raggiungibile dai compagni – e, cioè, un ceiling capper. Tale è anche Nikola Jokic, in quanto aumenta enormemente il livello di squadra ma, allo stesso tempo, è costretto a gestire una mole elevatissima di possessi.

After Time Out (ATO): gli ATO sono quelle giocate eseguite dopo il Time Out, che possono avvenire sia costruendo da 0, partendo dalla propria metà campo, sia da altre zone.

I seguenti termini, invece, sono validi anche in caso di una rimessa che non sia ATO, ma molto spesso indicano movimenti disegnati durante le pause:

  • Side-Line Out of Bounds (SLOB): rimessa eseguita dalla linea laterale (side-line)
  • Base-Line Out of Bounds (BLOB): rimessa eseguita dalla linea di fondo (base-line). Uno dei più celebri BLOB delle ultime stagioni è il “Valley-Oop” dei Phoenix Suns.