Predestinato. Questo aggettivo lo si è usate più volte per descrivere Victor Wembanyama, spesso, molto spesso per elogiarne le gesta sul campo, forse dimenticando un po’ la mentalità che lo contraddistingue. Un senso del lavoro unico e maniacale, impiegato in ogni singolo esercizio con il preparatore Guillaume Alquier per poter domare, riducendo al minimo le conseguenze, tutti quei centimetri mantenendo una mobilità e una flessibilità senza precedenti; ma soprattutto una risolutezza inusuale per un 21enne, sicuro dei propri mezzi ma non a tal punto da scadere nell’arroganza, anzi, è consapevole dei propri limiti attuali tanto quanto del proprio potenziale illimitato. E ci ha tenuto a farlo sapere a tutto il mondo, con un argento olimpico al collo – dopo aver segnato 26 punti con 11/19 dal campo nella finale persa contro Team USA:
“Sto imparando, e non vorrei essere nei miei avversari, ragionando a un paio di anni di distanza da qui. In NBA? FIBA? Ovunque.”
– Via Mike Finger
E ha buoni motivi per dire questo. Difensivamente si è confermato un talento senza precedenti, chiudendo il torneo al 1° posto in stoppate totali effettuate (10), 1° per palle rubate (12, 2.0 a partita), 2° per rimbalzi (9.7) e al 2° in stoppate di media a partita (1.7), tappando il pitturato al bisogno ma anche cambiando sui più svariati attaccanti – si segnala qualche stoppata sul malcapitato Dennis Schröder in semifinale e vari possessi nella gara per l’oro in cui ha provato (per quanto possibile) a fermare LeBron James. Ma a stupire di Wembanyama è stato l’approccio offensivo. Pur in un contesto tutt’altro che favorevole, senza spaziature o connettori sopra la media che potessero aiutarlo ad agire da finisher anziché da self creator, il francese non ha mai smesso di essere aggressivo, prendendosi i propri tiri da prima opzione quando richiesto: alla fine, pur con un 53.3% da 2 tutt’altro che entusiasmante per uno della sua taglia e un grezzo 28.9% da 3 punti, sono 15.8 i punti di media, leader della Francia; ma soprattutto 3.3 assist, anche qui 1° fra i suoi e tra i giocatori listati come ala o centro dietro solo a specialisti come Giannis Antetokounmpo, LeBron James e Nikola Jokic, ma soprattutto flash clamorosi in visione dal post – vera sliding door e aspetto più incoraggiante del suo bagaglio offensivo, soprattutto se i tiri inizieranno a entrare con maggior continuità. Insomma, i margini di miglioramento sono infiniti, si tratta solo di aspettare. Se poi il tempo di Victor Wembanyama arriverà, o meno, solo la storia saprà dirlo, ma nel frattempo una medaglia così al collo, giocandosela da protagonista in finale contro i migliori, non è qualcosa che un qualsiasi ventenne sia in grado di raccontare.