Dalla collaborazione fra LakeShow Italia e Around the Game, ecco l’analisi del rendimento di Russell Westbrook impiegato da sesto uomo.

Russell Westbrook #0 of the Los Angeles Lakers celebrates his inbound pass resulting in a last second three pointer from Lonnie Walker IV #4 to end the first half against the Detroit Pistons at Crypto.com Arena on November 18, 2022 in Los Angeles, California.
FOTO: NBA.com

Secondo i principali siti di scommesse online, dopo un mese di regular season Russell Westbrook è il favorito per il premio di sesto uomo dell’anno davanti a Jordan Poole, Benjamin Mathurin, Christian Wood e Malcolm Brogdon.

Uno scenario, almeno per il sottoscritto, impensabile fino a poche settimane fa. Per cui vale la pena provare a capire come è stato possibile passare dai fischi della preseason ai cori “MVP! MVP!” intonati per i numero 0 durante i viaggi in lunetta.

😈 Lo strano caso del dottor Westbrook e del signor Russ

L’offseason dei Los Angeles Lakers, in seguito alla disastrosa prima annata di Russell Westbrook in California, è stata caratterizzata da continue notizie di possibili trade che coinvolgessero Brodie; voci peraltro mai smentite e in un certo senso alimentate anche da Rob Pelinka e dalla proprietà angelena.


Durante il training camp, la sensazione era che uno scambio potesse essere imminente; in seguito, il deludente rendimento di Russ nelle gare di prestagione NBA ha portato ai sopracitati fischi e al tentativo di coach Darvin Ham di farlo partire dalla panchina. Idea respinta al mittente, con l’ex Thunder che lascia il campo dopo appena cinque minuti per un infortunio al bicipite femorale ed in conferenza stampa imputa alla diversa routine la causa del problema fisico.

Si arriva così all’opening night contro gli Warriors, con Russell Westbrook nuovamente schierato nello starting five e le indiscrezioni che vogliono Pelinka intenzionato ad attendere almeno 20 gare prima di decidere se e come perseguire una trade per migliorare la squadra (spoiler: i pessimi risultati saranno la perfetta scusa per non fare nulla).

Nelle prime tre gare i Lakers collezionano altrettante sconfitte e il rendimento di Brodie, seppur caratterizzato da buona applicazione in difesa, è deprimente: 10.3 punti con il 28.9% dal campo e soli 4.3 assist, il tutto con uno usage del pari a 21.5%, dati ampiamente peggiori in carriera.

Il punto più basso arriva nei minuti finali della gara contro i Trail Blazers: il suo ingresso coincide con la rimonta di Portland ed a 28″ dal termine – L.A. avanti di 1 – Russ sbaglia un pessimo tiro dal mid-range con ancora 18″ sul cronometro. La gara poi finisce con il canestro della vittoria di Jerami Grant.

Nurkic è il marcatore di Westbrook e di fatto lo ignora proteggendo il ferro. La scelta conseguente è pessima sia in termini di efficienza che di gestione del cronometro.

🔄 La panchina e la svolta

Nella successiva trasferta contro i Nuggets, Westbrook non scende in campo ed è lecito domandarsi se la sua avventura gialloviola sia giunta al termine. Ma due giorni, in casa dei Timberwolves, arriva la sorpresa: coach Ham lo esclude dallo starting five e Russ risponde da professionista, giocando una gara discreta.

In seguito, il rendimento del numero 0 sale, arrivano le prime vittorie, e sebbene il record di squadra resti pessimo (4-10 al momento), i numeri di Benchbrook rendono credibile la candidatura a sesto uomo dell’anno: 17.5 punti con il 43.6% al tiro, 5.1 rimbalzi, 8.5 assist, 4.4 perse e 1.3 stocks in 29.7 minuti di impiego.

I Lakers sono una delle squadre con il peggior rendimento del quintetto, per cui l’ingresso del prodotto di UCLA rappresenta un’iniezione di adrenalina per i losangelini. Il livello di energia aumenta, il ritmo sale e nelle partite casalinghe anche il pubblico entra in partita.

La sua prima azione contro i Cavaliers descrive al meglio il suo repertorio: palla rubata, contropiede, confusione e infine tap-in per i due punti.

Tale scelta permette all’allenatore gialloviola di poter scaglionare con maggiore facilità i minuti di LeBron James e Westbrook. L’inizio dei quarti appartiene al Prescelto, mentre dopo qualche minuto Brodie fornisce il cambio di ritmo. La squadra, poi, torna a giocare la pallacanestro del quattro volte MVP nel finale dei quarti pari.

Inoltre, Ham ha carta bianca proprio per poterlo tenere fuori nei finali di partita. Complice la carenza di tiratori a roster e la volontà di James di giocare mismatch hunting nel crunch time, i coach avversari in chiusura di gara possono permettersi di accoppiare un lungo di ruolo a Russ e lasciarlo a difendere il pitturato, come fatto nelle prime partite da Tyronn Lue (con Zubac) e Chauncey Billups (con Nurkic). Non sorprende in questo senso la scelta del coach dei Lakers di non schierarlo nell’overtime vinto contro i Pelicans.

🆙 L’apporto di Russell Westbrook

In apparenza può sembrare che l’ex Bruins abbia finalmente trovato la sua collocazione nei Lakers e che il suo contributo sia diventato positivo, ma per dare una corretta valutazione a mio avviso è bene entrare nel dettaglio dei numeri (aggiornati fino alla gara contro i Nets).

Le statistiche tradizionali sono in linea con la passata stagione, quando viaggiava a 18.5 punti con il 44.4% al tiro, 7.4 rimbalzi e 7.1 assist.

In attacco, l’aspetto più confortante è la miglior selezione di tiro della carriera di Russ. Grazie al sistema 4-out-1-in implementato da Ham, la frequenza di tiri al ferro (49%) è la più alta in carriera, mentre sono pressoché scomparsi i long-two (4%, di gran lunga il dato più basso). Altro aspetto positivo è il 34% di realizzazione dall’arco, un dato non esaltante in assoluto ma che corrisponde al suo career-high.

Inoltre, la maggiore alternanza con LeBron gli ha permesso di avere più responsabilità nella creazione per i compagni: la percentuale di tiri realizzati dai compagni è salita dal 31% al 36%. In particolare, il numero 0 gialloviola è il giocatore che regala più assist ad Anthony Davis (1.9 a gara).

Innescare The Brow è imperativo per l’attacco losangelino e i risultati di Brodie in tal senso sono incoraggianti.

Non mancano però le note dolenti. Il 51.1% di conversione dei tiri più vicini di 5 piedi al canestro è il dato peggiore dall’anno da rookie e, a mio avviso, è l’indicatore principale del suo declino fisico. Seppur ancora in grado di giocate spettacolari, Westbrook non riesce più a bruciare il difensore sul primo passo come un tempo e a volte sembra mancare di sprint al momento della conclusione.

Rispetto agli anni migliori manca quel briciolo di rapidità che gli avrebbe permesso di concludere in modo più agevole.

Anche i turnover sono saliti rispetto alla passata stagione: dal 15.4% al 16.5% dei possessi, dato peggiore nella carriera. Inoltre resta la tendenza, rispetto alla relativa efficacia, di tenere troppo il pallone in mano (5.32 secondi per tocco, più dei 4.46 di James) e di conseguenza fermare il flusso offensivo dell’attacco.

Gli errori al ferro e i palloni persi si traducono in scarsa efficacia in transizione. Con lui in campo il PACE sale (105.6, il più alto nella lega), ma i risultati sono pessimi. Russ segna solo 0.65 punti per possesso in transizione (4%ile Nba) e perde ben il 28% dei palloni. Anche a causa di questi numeri, per Cleaning The Glass i Lakers sono 25esimi per punti per possesso in contropiede.

Aumentare l’efficacia della transizione offensiva è una delle chiavi per migliorare i risultati di squadra.

Nella metà campo difensiva, Westbrook ha anche mostrato cosa buone. L’applicazione è superiore alla passata stagione e in particolare si è esaltato quando ha dovuto affrontare altre stelle. Gli highlight della stagione sono arrivati nei minuti finali contro i Clippers, quando ha forzato 2 palle perse contro Kawhi Leonard e con la splendida stoppata su Kevin Durant nella vittoria coi Nets.

Quando concentrato, Westbrook ha mani rapide e istinti per fare grandi giocate.

Sia i recuperi (da 1 a 1.2) che le stoppate (da 0.3 a 0.4) sono in aumento e sul pallone ha buoni numeri quando difende sul portatore di palla nel pick&roll (0.63 punti per possesso concessi, dato che lo colloca nell’88%ile NBA).

Anche qui, però, i difetti restano.

Spesso, in particolare lontano dal pallone, si distrae in modo plateale concedendo canestri facili – l’errore / incomprensione con Austin Reaves contro i Kings grida ancora vendetta – e tende ad ignorare gli avversari non di rango.

Inoltre, non è aiutato dalla struttura del roster. La carenza di ali lo costringe spesso a difendere sulle wing avversare, alle quali rende diversi centimetri e contro cui è meno efficace: concede infatti una peggior percentuale dal campo (43.8% contro 40.4%) e forza meno turnover (6 contro 11).

Leggerezza imperdonabile nel finale della partita contro Sacramento: resta praticamente immobile e apre un autostrada a Fox, che segna il canestro dell’allungo decisivo.

🔙 In conclusione

Le aspettative che una tifoseria ripone in un giocatore spesso ne alterano il giudizio. Il campo dice che Russell Westbrook non era il solo colpevole del disastro dello scorso anno, e allo stesso tempo in questa stagione non è il salvatore della patria.

Per quanto riguarda Brodie, a mio avviso, c’è da applaudire la professionalità e il volersi rimettere in discussione, cosa che non sempre giocatori col suo passato sono stati in grado di fare. La dimensione di sesto uomo è probabilmente quella che più gli appartiene in questa fase della carriera, ed aver accettato tale ruolo con entusiasmo gli permetterà probabilmente di trovare ancora posto nella NBA per un paio di stagioni, cosa che non avrei dato per scontata fino a un mese fa.

Diverso il discorso per i Los Angeles Lakers. Per quanto il numero 0 gialloviola non sia un minus, spendere $47 milioni per un sesto uomo è uno spreco di risorse, a maggior ragione in un roster top heavy. Inoltre, la soluzione “sixth man” mi lascia perplesso per la carenza di talento complessivo: Russ, al netto del declino, è comunque il terzo/quarto miglior giocatore dei Lakers ed escluderlo dallo starting five, a maggior ragione quando mancano James o Davis, vuol dire partire ad handicap. Anche per questo motivo, i californiani hanno il peggior Net Rating della NBA nel primo (-18) e nel terzo quarto (-19.3).

Resta l’incognita su possibili scambi. Il roster ad oggi ha troppe lacune. Russ come sesto uomo dà il suo contributo, ma manca tiro da fuori, difesa sulle ali e un lungo in grado di supportare AD e rendere la squadra più versatile. Considerando il rientro di Dennis Schröder, l’unica via per migliorare sarebbe assegnare al tedesco il ruolo in uscita dal pino e portare dentro almeno un paio di giocatori NBA competenti.

Basta per essere contender? Probabilmente, no. La dirigenza è disposta a spendere denaro e asset per migliorare la squadra? Anche in questo caso, molto verosimilmente la risposta è negativa. Forse alla fine della fiera, la rincorsa di Russell Westbrook all’NBA Sixth Man of the Year Award è l’unica cosa che noi tifosi gialloviola possiamo concretamente augurarci di vincere in questa stagione.

Luca Novo per LakeShow Italia


Le statistiche citate, se non altrimenti specificato, sono tratte da Synergy Sports™ (SS), Cleaning The Glass (CTG), NBA Advanced Stats (NBA) e Basketball Reference (BR). Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA. Sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.