La stagione NBA è ormai alle porte, quindi è tempo di farsi un’idea di cosa sia capace ogni squadra: ecco a voi il nostro Power Ranking 2021/22.
Ad una manciata di ore dall’Opening Day della NBA season 2021/22, è giunto il momento di dare il primo, vero sguardo a tutte le squadre in uscita dal limbo della pre-season. Quale miglior modo di cominciare la stagione, quindi, se non con il nostro Power Ranking?
Prima di svelare le nostre decisioni, però, serve esporre i parametri utilizzati per la redazione della classifica. In primis, si valuti il fatto che il valore del presunto posizionamento in Regular Season ha influito veramente poco nel computo finale: numerose squadre, per profondità di rotazione e determinati profili individuali, sono state reputate sì in grado di concludere la stagione con (minimo) il fattore campo, ma non altrettanto capaci di competere in un contesto Playoffs. Al contrario, un team composto di giocatori più avanti con l’età o di veterani potrebbe pagare dazio sulle 82 partite, ma rivelarsi estremamente solido in post-season.
Cosa si valuta, allora? La “potenza” dei roster ad inizio stagione, tenendo conto dei rientri che avverranno nel corso della Regular Season; la potenzialità, in ottica Playoffs, di poter competere o uscire vincitori dalla Conference di appartenenza e, di conseguenza, di poter lottare per il Larry O’Brien Championship Trophy.
A livello logistico, e per questioni pratiche, abbiamo infine deciso di dividere in due Conference, assegnando ogni squadra ad una categoria (“Tier”) anziché ad una precisa posizione, in modo da ridurre il margine di errore e fornire una panoramica più completa.
Questa sarà la composizione dei paragrafi del Power Ranking di questa prima Conference:
EASTERN CONFERENCE
- Tier 1: candidata ad apparire alle NBA Finals (contender)
- Tier 2: squadra da Playoffs assicurati, con chance di poter competere anche per un posto alle NBA Finals (pretender)
- Tier 3: squadra borderline-Playoffs ma con un leggero vantaggio sulle inseguitrici, in lotta per non uscire al First Round
- Tier 4: squadra da Play-In, borderline-Playoffs
- Tier 5: squadre in rebuilding o non in grado di competere
Tier 1
Brooklyn Nets (Emil: primi ad est; Mattia: primi ad est)
Attenzione: i difetti ci sono. In difesa manca moltissimo, dalla difesa Point-Of-Attack alla protezione del ferro (più in generale, mancanza di un 5 difensivamente affidabile); inoltre, ad oggi Kyrie Irving non è arruolabile, e senza di lui l’attacco perde la terza bocca di fuoco che lo rendeva definitivamente non arginabile.
Nonostante ciò, è praticamente impossibile non ritenere favorita una squadra che possa contare su James Harden e Kevin Durant, contornati da altri figuranti compatibili come Joe Harris e i numerosi nuovi acquisti dal mercato estivo. I Nets danno sempre l’impressione di poter segnare un punto in più dell’avversario, andando oltre i problemi difensivi.
Se la situazione Irving (QUI la traduzione del suo discorso) si dovesse risolvere, poi, tornerebbero a essere imbattibili, almeno sulla carta.
Milwuakee Bucks (Emil: terzi ad est; Mattia: secondi ad est)
I campioni in carica hanno aggiunto risorse importanti come George Hill e Grayson Allen per la panchina, in aggiunta al quintetto titolare dello scorso anno, che sarà riconfermato: ritroveranno infatti Donte DiVincenzo a stagione in corso, nonostante gli aggiornamenti (positivi) sulle condizioni non abbiano fornito una data precisa.
La partenza di PJ Tucker però, ripensando alla cavalcata ai Playoffs che ha portato l’anello nel Wisconsin, potrebbe rivelarsi pesante. Ricordiamo che Tucker è stato in grado di gestire la single coverage con Kevin Durant prima e Devin Booker poi, permettendo ai Bucks di schierare un quintetto small difensivamente micidiale.
Ai nastri di partenza ritrovano i Brooklyn Nets davanti e dei rinnovati Miami Heat pronti a dare battaglia,
ma mai darli per sconfitti con questo Giannis Antetokounmpo.
Miami Heat (Emil: secondi ad est; Mattia: terzi ad est)
I protagonisti dell’off-season hanno ora un quintetto rinnovato e molto competitivo, e se Victor Oladipo (attualmente senza una schedule per il reintegro) dovesse tornare nelle giuste condizioni, anche la panchina potrebbe essere un fattore molto positivo,
considerando un Tyler Herro apparentemente molto carico.
Rispetto alle altre contender potrebbero fare fatica nella metà campo offensiva, dove servirà un’altra grande stagione per Jimmy Butler e un ulteriore passo in avanti di Bam Adebayo per essere abbastanza efficaci.
Al contrario, nella loro metà campo questi Heat sono potenzialmente impenetrabili, privi di punti deboli in ogni aspetto dell’attività difensiva. Anche per questi motivi, potrebbero arrancare più del previsto in Regular Season, ma in una serie Playoffs saranno presumibilmente molto difficili da eliminare per tutti.
Philadelphia 76ers (Emil: quarti ad est; Mattia: quinti ad est)
Ovviamente, questa è la vera incognita della Eastern Conference. Non è certo un segreto che i Philadelphia 76ers al completo siano una contender, con un roster capace di ottenere agilmente il fattore campo in Regular Season e di competere ai Playoffs. Ribadiamo: al completo.
La questione Ben Simmons ha rappresentato la storyline più seguita dell’intera estate NBA, un dramma ricco di colpi di scena che ha assunto i toni di telenovela, culminante con il recente rientro del giocatore a Philadelphia (un punto della situazione QUI).
Se questo dovesse essere il finale inaspettato, i 76ers resterebbero di diritto fra le contender, grazie ad una lineup con Simmons-Curry-Green-Harris-Embiid che ha dominato la scorsa Regular Season, oltre a rientrare nel massimo percentile di Cleaning The Glass ai Playoffs.
Per adesso è tutto in incognita, però, e ai Sixers non si può concedere nulla di più che la chiusura del primo Tier ad est, suscettibile di discesa.
Tier 2
Atlanta Hawks (Emil: quinta ad est; Mattia: quarta ad est
L’offseason degli Hawks ha rappresentato un altro punto di continuità in un processo di costruzione partito da molto lontano, i cui frutti, raccolti a sorpresa già durante gli ultimi Playoffs, non sembrano dover rimanere un fuoco di paglia.
La squadra di coach Nate McMillan ha certezze offensive insindacabili, oltre a una panchina davvero lunga, che può contare su nomi come Cam Reddish, Danilo Gallinari e molti altri. L’ultimo Draft ha allungato ulteriormente le rotazioni degli Hawks, il tutto per una depth chart profonda, a dir poco. Si aggiunga anche il rientro di De’Andre Hunter, e apparirà qualcosa di simile:
Tutto ciò pone Atlante solamente un gradino sotto rispetto alle primissime della classe della Eastern Conference. Anzi, potrebbe essere la vera deputata a salire fra le contender, in caso di conferme. In Regular Season, inoltre, la lunghezza del roster potrebbe aiutare ad ottenere il fattore campo, il che sarebbe un vantaggio non da poco. Insomma, gli Hawks potrebbero davvero volare in alto.
Boston Celtics (Emil: sesta ad est; Mattia: sesta ad est)
Dopo una stagione scombussolata e scombussolante, i Boston Celtics hanno cercato la loro stabilità. Le operazioni svolte in estate hanno portato aggiunte funzionali, e i Big Three che trascinarono la squadra alle Eastern Conference Finals solamente poco più di un anno fa sono ancora a roster.
Jayson Tatum è inoltre migliorato parecchio nel frattempo, ed è attesa una stagione da superstar affermata. Nonostante ciò, permangono i dubbi riguardanti la mancanza di creazione primaria e playmaking, e la batteria dei lunghi ha bisogno di una forte
conferma da parte di Robert Williams per convincere. Vediamo se le aggiunte di Dennis Schröder e Al Horford potranno quantomeno provare a mettere una toppa su questo vuoto.
Prima della Trade Deadline, inoltre, i Celtics potrebbero essere in primo piano nella corsa a Bradley Beal in caso di rottura con Washington (inverosimile, invece, a QUESTI termini), ma allo stato attuale delle cose sembrano destinati a non poter avere la lunga vita che sperano ai Playoffs, data la rinnovata competitività della Eastern Conference.
Tier 3
Chicago Bulls (Emil: settima ad est; Mattia: settima ad est)
Ed ecco qua la vera new entry nella corsa Playoffs. Il finale della passata stagione è stato a dir poco deludente: dalla trade deadline, che aveva portato all’arrivo di Nikola Vucevic in Illinois, i Bulls hanno perso 17 delle 29 partite disputate, chiudendo quella span con l’ottavo peggiore offensive rating della Lega. Quest’anno, ad occhio, non dovrebbe essere così.
Le aggiunte di DeMar DeRozan e Lonzo Ball permetteranno alla squadra di variare di più a livello offensivo, con la speranza che Zach LaVine confermi la propria curva di crescita.
Alex Caruso sarà un importante backup difensivo e, assieme a Coby White, costituirà un’interessante back-court dalla panchina. La partenza di Thaddeus Young, però, lascia scoperta la giugulare dei Bulls in quello che è il maggior problema difensivo: la presenza nel pitturato.
Patrick Williams qui proverà a dare una mano, ma sarà difficile aspettarsi miracoli: motivo per cui, per adesso, non è adeguato sbilanciarsi.
New York Knicks (Emil: ottavi ad est; Mattia: noni ad est)
L’entusiasmo dei New York Knicks per aver centrato i primi Playoffs dal 2012/13 si è spento nella sconfitta al First Round contro Atlanta.
I ragazzi di Coach Tom Thibodeau hanno fatto fatica a trovare la via del canestro in maniera fluida, calando la produzione di squadra di ben 10 punti di media. Julius Randle ha fatto fatica a trovare i compagni liberi, e anche le sue percentuali sono cadute a picco (dal 56.7% di True Shooting% al 42,5%, il 14.2% in meno).
Da questo, dunque, si riparte. Ci sarà da pensare allo sviluppo di Obi Toppin e RJ Barrett, che attende anche un’estensione in ottica della quale i Knicks si sono comportati molto bene in Free Agency (ne abbiamo parlato QUI).
Il Tier 3 è di incoraggiamento, ma servirà dimostrare che le prestazioni dello scorso anno non siano solo attribuibili alla fortuna, come alcuni dati potrebbero far pensare.
3-Pt frequency avversaria (difensore a 4-6 piedi) | 16.2% (10°) |
3-Pt% avversaria (difensore a 4-6 piedi) | 34.1% (4°) |
3-Pt frequency avversaria (difensore a 6+ piedi) | 20.4% (6°) |
3-Pt% avversaria (difensore a 6* piedi) | 34.7% (2°) |
Tier 4
Indiana Pacers (Emil: nona ad est; Mattia: ottava ad est)
L’acquisto più importante dell’offseason è stato, senza nulla togliere a Chris Duarte o Torrey Craig, coach Rick Carlisle. In uno spogliatoio con alcune tensioni, reduce da un’annata piuttosto deludente, un aggiunta come l’ex allenatore dei Dallas Mavericks potrà essere preziosa, e magari riuscirà a risolvere alcuni problemi strutturali, quali lo spacing. Qui un Tweet un po’ datato, ma esplicativo.
Per adesso, il roster dei Pacers sembra piuttosto attrezzato per giocarsi un posto ai Playoffs, nonostante sulla carta il Play-In sembri il punto di arrivo più probabile.
A questa conclusione sembrerebbero indirizzare anche i soliti colpi di sfortuna: non solo Edmond Sumner è stato scambiato e tagliato dopo un infortunio al tendine d’achille, ma anche Caris LeVert ha accusato problemi alla schiena che lo terranno fuori ad inizio Regular Season. Tutto ciò, naturalmente, tenendo conto che TJ Warren continuerà a restare fuori a tempo indeterminato, nonostante gli aggiornamenti incoraggianti. Vedremo come si evolverà la situazione.
Charlotte Hornets (Emil: decima ad est; Mattia: 11esima ad est)
L’attesa dell’esordio stagionale degli Charlotte Hornets si potrebbe condensare in una sola espressione: entusiasmo.
LaMelo Ball è il catalizzatore, se ce n’è uno, di questa eccitazione: il suo estro, già dal primo anno, si è rivelato secondo a pochi giocatori, forse a nessuno.
Il suo impatto in una squadra giovane come Charlotte è stato importante fin da subito, e per lo step successivo sarà richiesta anche la crescita di giovani come PJ Washington e Miles Bridges, che giocheranno per un’estensione contrattuale. James Bouknight, 11esima scelta assoluta all’ultimo NBA Draft, potrà trovare minuti fin da subito, allungando le rotazioni di una squadra che avrà come mira il Play-In.
Per raggiungere l’obiettivo, servirà sia sperare di evitare infortuni (come quelli di LaMelo e Washington lo scorso anno), sia confidare in solide prestazioni di Gordon Hayward e Terry Rozier (fresco di estensione da circa $96 milioni per 4 anni, a partire dal 2022/23), i due più esperti fra i capisaldi del roster, nonché i più pagati.
Buona l’aggiunta di Plumlee, che potrà mettere a disposizione le proprie doti da passatore e offrire rim protection più dinamica di quella di Zeller e Biyombo, più consistente di quella di una starting lineup con PJ Washington da 5 – la quale sarà comunque tutta da asepttare. E tempo di aspettare, a Charlotte, ce n’è ancora un po’.
Washington Wizards (Emil: 11esima ad est; Mattia: decima ad est)
Quando una delle star della tua squadra parte non è mai facile pensare di ripartire, soprattutto se l’altra tua stella sta entrando in un anno decisivo dal punto di vista contrattuale. I Washington Wizards, però, se la sono cavata bene, tutto sommato.
Nella trade a cinque squadre che ha permesso a Russell Westbrook di attraccare in altri lidi, i Wizards sono riusciti comunque a costruire attorno a Bradley Beal un contesto potenzialmente competitivo. Il pezzo pregiato è sicuramente Spencer Dinwiddie, che con Beal andrà a comporre uno dei back-court offensivamente più interessanti della lega.
Ma non finisce qui. Kentavious Caldwell-Pope, Kyle Kuzma, Aaron Holliday sono profili interessanti da affiancare alla coppia sopra citata, che assieme a Davis Bertans e Corey Kispert aggiungeranno shooting ad un contesto che avrà bisogno di finalizzare i vantaggi creati da Dinwiddie e Beal. Montrezl Harrell allunga un front-court solido con Rui Hachimura, Daniel Gafford e un Thomas Bryant in riabilitazione, che sembra aver fissato per dicembre il rientro.
Questo roster sembra assemblato per una Regular Season di buon livello, con un best-case scenario che li vede competere in un First Round ai Playoffs; un worst-case, invece, uscire dalla zona Play-In. Ad est sarà una delle squadre da osservare con più curiosità.
Toronto Raptors (Emil: 12esima ad est; Mattia: 12esima ad est)
Per i Toronto Raptors ci sono molte variabili e, non a caso, sono la squadra che chiuderà questo Tier. Questo perché la franchigia si trova in uno strano limbo, apparendo troppo ben assortita per un re-building, troppo poco preparata per competere.
Scottie Barnes sembra promettente, oltre ad aver già improntato un certo tipo di comunicazione con i compagni, fra cui un apparentemente rinvigorito Sviatoslav Mykhailiuk (“Sviji”, secondo il nuovo nickname attribuitogli da Barnes). L’idea è che lo step successivo, però, possa passare dalle mani di OG Anunoby, che ha mostrato in pre-season sprazzi impressionanti di self-creation e una confidenza mai vista prima nel mettere palla per terra.
Goran Dragic non sembra rientrare nel progetto sul lungo periodo, a differenza di Precious Achiuwa. Dallo sloveno passeranno comunque le chance di vittoria nella prima parte di Regular Season, così come da Pascal Siakam e Fred VanVleet. Per uscire dal limbo, o si alzerà il livello in questo frangente, o si dovranno prendere decisioni (anche drastiche) sul futuro. Per adesso, Toronto difficilmente sembra poter ambire a qualcosa di più di un Play-In.
Tier 5
Detroit Pistons (Emil: terzultimi ad est; Mattia: terzultimi ad est)
Poco da dire: una squadra che dovrà sviluppare al meglio i propri giovani per poter competere in futuro, ma che non ha molto da chiedere al presente. Cade Cunningham si prospetta come un talento generazionale, e il back-court con Killian Hayes è quantomeno intrigante. Giovane materiale sono anche Saddiq Bey e Isaiah Stewart, che potranno crescere accanto a due giocatori più esperti come Kelly Olynyk e Jerami Grant.
Squadra tutta da vedere e da scoprire, che può permettersi di attendere.
Cleveland Cavaliers (Emil: penultimi ad est; Mattia: penultimi ad est)
Nuovo anno, stessi problemi (o quasi). I Cavs hanno optato per scommettere ancora sulla coppia di back-court Darius Garland – Collin Sexton (o “SexLand”, come è stata ribattezzata), nonostante i due fino ad ora siano sembrati ben poco compatibili.
Inoltre, sembra essere evidente la mancanza di spacing: il solo innesto di Lauri Markkanen potrebbe non bastare, e anche un lungo come Kevin Love inizia a sentire il peso degli anni (smentite, comunque, le voci di un possibile buyout).
L’inizio, così come fu per la stagione passata, potrebbe anche essere incoraggiante, ma alla lunga le lacune dovrebbero palesarsi. Ai Cavs resta in mano sicuramente, però, un nucleo con tanto potenziale da sviluppare: se Garland e Sexton sono interessanti, è Evan Mobley (#3 pick all’ultimo NBA Draft) a dimostrare un ceiling infinito, di cui ha già fatto vedere qualche sprazzo in pre-season.
Orlando Magic (Emil: ultima ad est; Mattia: ultima ad est)
Stesso discorso per Cleveland, ma ancora più nitido e impostato. Si prospetta un altro anno in cui i Magic saranno destinati alle retrovie: il roster è palesemente impreparato per competere, per inesperienza e mancanza di scoring.
I giovani interessanti sono comunque molti, e gli occhi sono da puntare soprattutto sul rientro di Jonathan Isaac e sul rookie Jalen Suggs, quinta scelta assoluta all’ultimo NBA Draft. Il materiale da sviluppare è tanto e la timeline piuttosto lunga: vale la pena perdere adesso per poter consolidare le radici di un domani promettente.