Dopo una regular season entusiasmante, Phoenix si presenta ai Playoffs come grande favorita ad ovest. Riuscirà a tornare alle Finals dopo aver solo sfiorato il titolo l’anno scorso?

Una cavalcata inarrestabile. Così si può riassumere la stagione regolare dei Phoenix Suns. La squadra di coach Monty Williams non ha dominato la sola Western Conference, bensì l’intera lega con un record di 64 vittorie e 18 sconfitte (l’unica sopra quota 60 successi). Ma quali sono i segreti dei Suns e quali sono i loro punti di forza in vista dei Playoffs?
Il primo artefice dei risultati ottenuti da Phoenix è, senza dubbio, Monty Williams. Il coach, ex assistente di Thunder e 76ers, nel giro di due anni ha portato una squadra che era relegata agli ultimi posti della lega a giocarsi le Finals NBA e a confermarsi come legittima contender. Williams, dai seeding games disputati nella bolla di Orlando (con un record di 8-0) è riuscito a ridare credibilità ad una franchigia che sembrava allo sbando, nonostante la presenza a roster di due giovani del calibro di Devin Booker e Deandre Ayton. L’arrivo di Chris Paul durante l’offseason successiva ha dato una spinta ulteriore alla crescita della squadra, portando una mentalità vincente che da troppo tempo mancava in Arizona.
I risultati sono stati evidenti fin dalla scorsa stagione e quest’anno, dopo aver riconfermato in larga parte il roster in estate, i Suns hanno ripreso da dove avevano lasciato. Phoenix ha terminato la regular season con il terzo miglior offensive rating (116.1) e con il terzo miglior defensive rating della lega (107.6), dimostrando così di essere una squadra competitiva in entrambe le metà campo.
Ha saputo ovviare alle assenze di Saric (pedina fondamentale per la second unit ed infortunato in gara-1 delle scorse Finals) e Kamisky (che ad inizio anno ha sostituito egregiamente il croato). La difesa si è confermata una delle più solide dell’intera NBA, grazie ad un eccellente sistema messo a punto da Monty Williams e da difensori del pedigree di Ayton, Bridges e Crowder. L’attacco è fluido e produce canestri sia a difesa schierata (seconda miglior squadra della lega con 100.2 punti ogni 100 possessi giocati a metà campo) che in transizione (quarta in NBA con 132 punti generati ogni 100 possessi).
Inoltre, grazie alle aggiunte di McGee, Shamet e Holiday in offseason, oltre alla crescita dei vari Bridges, Johnson, Ayton e Booker, questa squadra è oggi più profonda, completa e forte di quella che l’anno scorso ha raggiunto le Finals, a partire dai suoi leader.
I “BIG 4”: PAUL, BOOKER, AYTON E BRIDGES
Il leader tecnico ed emotivo dei Phoenix Suns è Chris Paul. CP3 ha chiuso la stagione regolare in doppia doppia di media (14.7 punti e 10.8 assist) giocando 65 partite e confermandosi come regista offensivo di questa squadra (assiste il 43.5% dei tiri realizzati dai compagni, 96° percentile) oltre che giocatore di fondamentale importanza per l’esperienza che porta sia in regular season che in post-season, come testimoniato dal record di vittorie di franchigia fatto registrare dalla quarta squadra differente per cui ha giocato.
Dopo aver recuperato dall’infortunio al pollice destro, Paul, a 36 anni, cercherà di giocarsi le proprie carte per conquistare il tanto agognato anello, con la speranza di non incorrere in ulteriori problematiche fisiche.
Ad ogni squadra con ambizioni da titolo serve un vero e proprio scorer in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti di maggior difficoltà. Per Phoenix quel giocatore dovrà essere Devin Booker. Il prodotto di Kentucky ha viaggiato a 26.8 punti di media a partita in stagione regolare (massimo in carriera), ai quali ha aggiunto 5 rimbalzi e 4.8 assist, tirando con il 46.6% dal campo ed il 38.8% da oltre l’arco dei tre punti (career high).
Se nella metà campo offensiva Booker ha già dimostrato lo scorso anno di essere pronto per i Playoffs, in difesa nel corso della stagione regolare si sono registrati miglioramenti incoraggianti che potrebbero aprire prospettive interessanti in vista della post season.
D-Book non è più un semplice scorer con uno usage sopra la media (32.2% e massimo percentile nel ruolo), ma è diventato un giocatore completo, in grado di portare un contributo positivo anche in difesa. On ball riesce a sfruttare meglio il proprio fisico per non regalare canestri facili agli avversari, mentre off ball ha imparato ad occupare gli spazi nel migliore dei modi, raddoppiando efficacemente l’avversario, portando aiuti dal lato debole e buttandosi sulle linee di passaggio.
Sarebbe facile affermare che gran parte delle possibilità di successo dei Suns passano da Booker e Paul, ma a far pendere l’ago della bilancia in favore di Phoenix potrebbero essere altri due giocatori, i cui nomi sono Ayton e Bridges. Il primo ha confermato l’ottimo rendimento della scorsa stagione, aggiungendo maggiore costanza in entrambe le metà campo e migliorando in tutti i dati statistici di base.
In difesa è un difensore in drop sempre più efficace, in grado di tenere sia il rollante che il portatore di palla contemporaneamente, giocando con continui nail e stunt.
In attacco invece è cresciuto nei movimenti all’interno del pitturato e nel mettere palla a terra, rendendo così l’uso del pick&roll con Chris Paul un’arma quasi impossibile da contrastare per le difese.
Mikal Bridges quest’anno è diventato un difensore di altissimo livello, meritevole di far parte del primo quintetto difensivo NBA. La sua altezza e la sua apertura alare di 7 piedi gli consentono di passare sui blocchi in modo efficace, così da contrastare costantemente i tiri dei giocatori sui quali è in marcatura.
Pur non avendo una media di steal particolarmente alta (1.2 a partita), il suo IQ difensivo non è secondo a nessuno e la versatilità che lo contraddistingue gli permette di difendere dall’1 al 4, trovandosi quasi ogni notte a marcare il miglior giocatore della squadra avversaria.
A certificare l’importanza di Bridges per Monty Williams è la statistica che lo vede avere il migliore on/off dei Suns (+6.6). Non solo difesa, dunque, perché il prodotto di Villanova continua ad avere un ruolo importante anche nella metà campo offensiva.
Nonostante le percentuali siano peggiorate rispetto all’anno scorso (53% dal campo e 37% da tre vs 54% e 42%), Bridges è ormai uno dei migliori 3&D della lega e, non potendo essere battezzato o dimenticato dalle difese avversarie, aumenta di conseguenza la pericolosità dell’intero attacco di Phoenix.
Oltre ai “big 4” i Suns possono contare anche su una profondità di roster invidiabile grazie alla presenza di Javale McGee, Cam Johnson, Torrey Craig, Landry Shamet, Cameron Payne e Aaron Holiday, tutti giocatori che possono avere minutaggio ed impatto in una serie Playoffs e che si inseriscono perfettamente negli schemi di coach Williams.
I Suns non sembrano dunque avere particolari punti deboli – a differenza di altre contender – ed in una Western Conference nella quale le avversarie non sono al livello delle pretendenti ad Est, raggiungere nuovamente le Finals non dovrebbe essere un compito impossibile da completare. Perlomeno, infortuni permettendo.