In tutti questi anni di rivalità e sfide all’ultimo punto, NBA Playoffs (e il Play-In) ci hanno mostrato una cosa: a volte due squadre sembrano avere un destino legato, come se un burattinaio si divertisse a giocare con i suoi pupazzi per poi arrivare alla fine a scegliere sempre i soliti due. L’anno scorso gli Atlanta Hawks di Trae Young, dopo essersi sudati il loro posto ai Playoffs in una tesissima sfida dentro-fuori con i Cleveland Cavaliers, si sono ritrovati ad affrontare quella che sembrava una difesa insormontabile e uno dei migliori sistemi della lega, finendo già a casa dopo sole cinque gare contro i Miami Heat, con Ice Trae uno di quelli più colpiti da quella sonora sconfitta (ne avevamo parlato QUI in dei pensieri che sembrano ancora attualissimi).

Oggi, alla vigilia dell’inizio di uno dei periodi più belli per gli appassionati, le due squadre si ritrovano ancora contro, questa volta in una sfida secca che decreterà chi sarà il primo avversario dei Boston Celtics e chi invece dovrà mettere la sua stagione in bilico in una gara dentro o fuori al secondo turno di Play-In. Tanto è cambiato da quella sfida (specie lato Hawks che, tra roster e coaching staff, ne hanno viste di tutti i colori) anche nelle dinamiche e nello status delle due squadre della lega, motivo per cui vi forniamo di seguito 3 punti da tener d’occhio per la sfida di stanotte, con un focus su certi aspetti che potranno decidere questo primo turno di Play-In.

1 – Gli switch non sono più un problema per Atlanta

Per il primo punto, facciamo un passo indietro: l’anno scorso avevamo visto Miami dominare una serie limitando (quasi) agilmente la superstar avversaria, usando sempre i soliti switch, raddoppi e uscite aggressive, cercando di non lasciare mai andare libero al ferro Trae Young. E la strategia di Erik Spoelstra funzionò principalmente perché, nel roster di Atlanta, non c’era nessuno ad accompagnare Ice Trae con efficienza anche solo simile a quella con cui lui aveva guidato l’attacco per tutta la stagione. Ed è qui che entra in gioco Dejounte Murray.


La firma arrivata in estate, che ha portato l’ex All-Star degli Spurs a vestire la stessa maglia di Trae, ha fatto chiacchierare molto proprio per quanto riguarda il fit tra i due, dove nessuno sembrava in grado di adattarsi bene al gioco tanto ball dominant dell’altro. Ed effettivamente è stato così: nella prima fase della stagione degli Hawks (quella MacMillaniana), i due non sembravano poter ingranare, con il gioco del non portatore troppo staccato dall’azione quando chiamato a giocare lontano dal pallone. Con la firma di Quin Snyder subito dopo l’All-Star Game, la stagione dei due sembra esser stata svoltata. Circondati da molti più tiratori in campo con loro, le due point-guard hanno potuto trovare molti più spazi per sfruttare uno degli aspetti del gioco in cui sono tra l’élite della lega: quello del midrange (ne riparleremo poi).

Tornando al capitolo raddoppi, la questione ora sembra più seria del previsto per Miami. Riguardando la sfida vista in regular season lo scorso 6 marzo (vittoria Heat per 130 a 128 dopo un overtime), la squadra di Spo ha approcciato esattamente allo stesso modo la difesa sul Trae, trovandosi però con le mani legate quando la palla arrivava alle mani di Dejounte Murray, che non ha particolarmente sofferto la strategia difensiva di Miami.

Chiudendo quella partita a 23 punti (10/19 dal campo) e 8 assist, e sommando la presenza dei tiratori, Miami ha dimostrato che la tecnica degli hard switch e dei raddoppi non potrà funzionare a lungo nel corso del Play-In, almeno per quanto riguarda i (tanti) minuti in cui Trae e Dejounte condivideranno in campo. In questo senso, peseranno tantissimo l’assenza di uno dei migliori difensori della scorsa serie Playoffs, a nome PJ Tucker, e la mancata tenuta fisica di Kyle Lowry per gli Heat, che rendono il sistema molto meno sostenibile, costringendo anche uno dei migliori coach della lega a ingegnarsi.

2 – Miami, tra pitturato e corner three

Prima di continuare chiariamo subito una cosa: i Miami Heat sono ancora una delle migliori difese della lega per numeri, con 113.4 Pts/100 Poss. subiti (settimi in NBA) che scendono addirittura a 103.7 quando si parla della lineup titolare. La loro è una strategia collaudata negli anni: il tanto effort difensivo porta gli avversari a cercare di prendere il più tiri possibile da dietro l’arco, ma con scarsi risultati dagli spot che non siano gli angoli. La difesa Heat è infatti quella che concede con maggior frequenza triple in angolo, convertite con ottime percentuali dagli avversari (40.7%, 26esimi), mentre lascia segnare solo il 35.4% dei tiri da fuori provenienti da altre zone (12esimi).

Il costante aiuto difensivo nel pitturato fa sì che la squadra di Spoelstra, come da tanti anni ormai, sia una di quelle che subisce meno tiri nel pitturato, concedendo solo il 29% delle conclusioni al ferro (quarto posto) e l’8.6% dal long-midrange (ottavo posto). La differenza sostanziale con gli altri anni sta però nel fatto che a sovraccaricare il pitturato di aiuti siano spesso difensori di livello modesto, come testimoniano “corpi” meno adatti all’aiuto quali Gabe Vincent o Tyler Herro. Sempre tante palle perse forzate e pochi tiri subiti, sì, ma che fanno tanto male, dal momento che le squadre contro Miami hanno avuto una percentuale realizzativa al ferro del 68.9% (venticinquesimi nella lega) e del 48.5% tra gli ultimi 4 metri e il canestro (ultimi nella lega).

Contro attacchi come quello degli Atlanta Hawks, che vantano un back court abile nello sfruttare proprio queste zone di campo, questo potrebbe portare a tante difficoltà. Ne abbiamo vista qualcuna proprio nell’ultima sfida del 6 marzo già menzionata, dove la difesa di Spoelstra aveva concesso addirittura 70 punti nel pitturato ad Atlanta, di cui 12 da second chance:

Questo significa che nella sfida di questa notte probabilmente vedremo tanto Atlanta cercare di tirar fuori il lungo di riferimento e attaccare il ferro. Questo, visto il grande sovraccarico di uomini che Miami propone nel pitturato, apre spazio al secondo scenario già menzionato, e cioè la riapertura per le corner three.

Il tanto movimento della difesa porta Miami a lasciare troppo spesso l’angolo vuoto, concedendo (come detto prima) percentuali molto elevate. In questo senso, quintetti small con De’Andre Hunter, Bogdan Bogdanovic e (soprattutto) Saddiq Bey potrebbero far tanto male agli Heat, impegnati in primis a limitare le due point guard dal midrange e al ferro.

Proprio Bey, nelle sfide in back-to-back di marzo, ha chiuso con 19.5 punti di media e il 53.8% da tre su 13 tentativi totali.

Attenzione quindi alle scelte di lineup di Snyder. In questo senso, la necessità di un glass cleaner come Clint Capela sembra superflua quando una lineup più small con John Collins da 5 (ma anche Onyeka Okongwu ci sembra un’ottima soluzione) può portare a tante difficoltà per la difesa di Spoelstra.

3 – Il mismatch hunting di Miami

Abbiamo parlato delle tante difficoltà che potrebbe avere la difesa Heat nella sfida, ma come è possibile che Jimmy Butler e compagni abbiano comunque portato a casa 3 delle 4 sfide stagionali contro gli Hawks? La risposta è semplice, ma porta a molte conseguenze.

In un sistema così dinamico come quello di Miami, la possibilità di avere tanti possibili portatori e tante soluzioni dal pick&roll risulta fondamentale, soprattutto quando nelle difese avversarie sono presenti tanti punti targettabili in difesa. Parliamo ovviamente di Trae Young (e in certe situazioni anche Bogdan Bogdanovic non è stato da meno), vera vittima di Jimmy Butler nella sfida del 6 marzo, come in generale l’intera difesa di Atlanta. A titolo esemplificativo presentiamo diverse situazioni viste in quella sfida:

Sono state diverse le situazioni dinamiche in cui Miami è riuscita a trovare un tiro favorevole, la prima (quella della clip appena proposta) è stata il Side pick&roll con Butler e uno dei piccoli come Vincent – in questo caso, Herro. In generale, vista la presenza in campo di altri due ottimi tiratori in catch&shoot come Strus e Vincent, Miami opta spesso per un Empty-Side pick&roll (se avete difficoltà coi termini, il glossario QUI), solitamente giocato tra Butler e Adebayo ma, contro Atlanta, anche con dei piccoli per tirare dentro Young. Sarà molto importante per Atlanta provare a uscire da queste situazioni, allontanando Trae il più possibile.

Per Miami, da questo punto di vista, giocare con tanti piccoli contemporaneamente potrà essere molto vantaggioso. Nella clip seguente, Trae è su Vincent e uno fra Jalen Johnson e Bey è “sacrificato” per seguire Max Strus lontano da Butler: a questo punto a Jimmy Buckets basta un semplice handoff per liberare Vincent dopo l’uscita tardiva di Young, protagonista di tantissimi errori nei confronti in stagione, che hanno portato a un incredibile 16/29 dall’arco per Miami.

E purtroppo tra i lunghi non sembra andare meglio. Con Capela e Collins in campo, Atlanta ha continuato a soffrire troppo i cambi rapidi di Miami in attacco e non è riuscita ad adattare i lunghi in difesa, collassando in situazioni in cui Collins si è trovato accoppiato con elementi più leggeri e perimetrali come Caleb Martin, appostato in angolo mentre il diretto avversario si trovava ad aiutare nel pitturato.

Ecco come la scelta vista prima della “small ball” di Atlanta o la presenza del solo Okongwu avrebbe rimediato a questo problema, presentando davanti a Butler un difensore più capace di tenere sul cambio, senza necessitare forzatamente un aiuto nella zona del ferro come quello effettuato da Collins.

Ultimo esempio: uno dei metodi più utilizzati da Miami per arrivare a un tiro libero è stato lo Spain P&R nel secondo tempo di entrambe le gare di marzo. Sfruttando i tre tiratori, Miami è stata bravissima a servirsi di questa situazione anche con i giocatori apparentemente meno adatti, quali Vincent e Oladipo. In questo caso è Herro a beneficiarne, ma il lato colpito da Miami in generale è sempre quello con Trae Young.

Tirando le somme, per Miami sarà molto facile innescare tutti questi meccanismi se Atlanta non farà a meno di un quintetto col doppio lungo di riferimento, ma allo stesso tempo gli Hawks faranno molta fatica nei minuti con Young se quest’ultimo non riuscirà a tirarsi fuori dalle occasioni create da Miami. Si prospetta una sfida molto interessante, con i due coach chiamati a trovare la carta giusta per accaparrarsi questo accesso ai Playoffs.