Auto da sogno regalate, notti a dormire in spogliatoio e inseguimenti… particolari: il meraviglioso mondo NBA di Leandro Barbosa attraverso i suoi racconti.

Leandro Barbosa

Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith M. Scheessele per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.


Leandro Barbosa ha avuto una rispettabile carriera NBA, che lo ha premiato anche con un anello del 2015 con i Golden State Warriors e con tanto affetto da parte dei tifosi dei Phoenix Suns, squadra in cui ha iniziato e terminato il suo viaggio cestistico negli Stati Uniti prima di approdare nel suo Brasile.


Non solo: Barbosa è anche un curioso storyteller – noi abbiamo raccontato la sua QUI – e qualche anno fa lo ha dimostrato lasciandosi andare in una lettera a The Players’ Tribune.

The Brazilian Blur, nel raccontare aneddoti in uno e in largo, è partito dall’inizio, dalla notte del leggendario Draft 2003 in cui i Suns lo chiamarono con la scelta numero 28. Barbosa fu così meravigliato dagli spogliatoi visitati il giorno dopo che chiese di… dormire lì dentro.

“Ho detto loro che non mi importava dell’assenza di un letto, tutto quello era comunque meglio di ciò che avevo a casa in Brasile. Se avessero visto la mia casa a San Paolo avrebbero capito. Probabilmente non mi credettero, ma non mi importava, volevo dormire lì. C’era una grande TV, un frigo e il mio nome su un armadietto NBA, dietro di me. Cos’altro potevo mai desiderare? Dormii sul tappeto dello spogliatoio tutta la notte, e fu una delle migliori della mia vita. Il giorno dopo, incontrai due ragazzi che sarebbero diventati un pezzo di famiglia per me: Shawn Marion e Stephon Marbury.”

(Leandro Barbosa)

Marbury introdusse Barbosa a qualcosa di molto importante in NBA: esatto, parliamo proprio di auto di lusso e trash talking.

“Mi prese sotto la sua ala nel corso dei primi mesi a Phoenix. Trascorsi ore a casa sua a giocare a video giochi e a rilassarmi. Ogni volta che uscivamo lui prendeva una delle sue lussuose macchine. Non sapevo ancora bene i’inglese, e credo che a lui la cosa piacesse perché poteva dirmi qualunque cosa. Ma quando faceva partire il rap in auto… allora lì parlavamo la stessa lingua: Jay-Z, Snoop, Dre… mappavo male, ma lui mi adorava. E io adoravo quando alzava il volume al massimo nel suo Range Rover.

Un giorno, in estate, ci stavamo allenando e mi prese da parte. Mi disse che aveva qualcosa per me e mi regalò una Cadillac Escalade. Non ci potevo credere, non volevo accettare, ma lui insistette e io iniziai a piangere, davvero, era pazzesco pensare a cosa era appena successo. Avevo avuto una vita difficile, facevo fatica a tirar su qualcosa per del cibo… e ora qualcuno mi stava regalando un’auto. Non dimenticherò mai quella sensazione.”

(Leandro Barbosa)

Marbury insegnò ance l’inglese a Barbosa! Solo le parolacce, ovviamente, ma nel giusto modo, per utilizzarle al meglio facendo trash talking:

“Allora, Leandro, ecco come usare queste parole. Quando inizia una partita, guarda profondamente negli occhi quello che stai marcando. Se abbassa lo sguardo, allora hai già vinto, gioca e fagli il culo. E poi inizia a parlargli e a dirgli quello che vuoi. Devi rimanere nella sua testa”

(Stephon Marbury)

Nel 2007 Barbosa vinse il premio di miglior sesto uomo dell’annoiar diventato un pezzo fondamentale dell’organizzazione Suns, che quell’anno vinse 61 partite.

“Nel 2008 non potevi sfidarci nel pitturato. O meglio, se lo facevi non eri sicuro di uscirne vivo. C’era io a difendere, e in più Shaquille O’Neal avrebbe strappato il pallone dalle mani avversarie per darlo via e provocare la vittima. Shaq era un gigante gentile un secondo, e il più dominante centro di sempre il secondo dopo. E gli avversari non sapevano mai quali delle due versioni avrebbero affrontato.”

(Leandro Barbosa)

La storia più incredibile raccontata da barbosa riguarda proprio il 4 volte campione NBA. Pronti?

“Era il pomeriggio prima di una partita, io e lui andiamo nella sala allenatori per lavorare un po’ prima dell’inizio. Arriviamo, ci spogliamo, ma il preparatore non c’è. Dopo un quarto d’ora stiamo ancora aspettando con gli asciugamani addosso. Shaq allora si arrabbia, senza un perché si toglie l’asciugamano di dosso e si dirige nudo verso la sala allenatori. Intima loro di raggiungerci e alla fine un preparatore inizia a correre nel corridoio, con Shaq ancora nudo a inseguirlo che intralcia lo staff dell’arena e urla di tutto contro il povero malcapitato. Sarà durato almeno un quarto d’ora: ecco, uno dei più grandi di sempre che insulta e rincorre un povero, piccolo allenatore. Questo era Shaq.”

(Leandro Barbosa)