Questo contenuto è tratto da un articolo di Louis Zatzman per Raptors Republic , tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


Ormai è ufficiale: Fred VanVleet ha salutato i Toronto Raptors, seguito i soldi ed è approdato da free agent agli Houston Rockets. Ha colto l’attimo e raccolto più di quanto potesse mai aspettarsi, e credo che chi tifa Raptors abbia talmente amato FVV in questi anni, che in cuor suo non potrebbe essere più felice per lui e per la sua famiglia.


Senza di lui, però, Toronto si troverà sul campo un vuoto difficile da colmare. VanVleet era fondamentale per l’attacco dei Raptors ed era uno dei pochi tiratori affidabili a roster; e nell’NBA moderna, in cui si vede spesso più di un playmaker in campo, i canadesi ne avevano soltanto uno, ma era piuttosto bravo.

Ora, ripartire con Dennis Schroder al suo posto sarà molto diverso. Il tedesco ha delle doti positive: è un difensore aggressivo e un buon penetratore, ma non darà ai Raptors quello di cui hanno bisogno per competere; la sua non pericolosità da fuori sarà problematica, con i Raptors che hanno appena perso il loro miglior specialista in quest’aspetto. Se Toronto dovesse partire con lo stesso quintetto della scorsa stagione, ma con Schroder al posto di VanVleet, lo spacing sarebbe nettamente peggiore, e questo influirebbe negativamente sulle possibilità delle ali di esprimersi in attacco.

Viene da dire che tutta la lega sta andando in una direzione, e Toronto in quella opposta. Sono passate quattro primavere da quando ha vinto il primo anello della sua storia, nel 2019; poi la stagione 2019/20, una delle più belle in assoluto, quella 2020/21, terribile, e quella seguente, sorprendente. La stagione appena conclusa, infine, ha lasciato una sensazione: che si stia sprecando il talento dei giocatori e che continuare in questa direzione non abbia più molto senso.

Masai Ujiri ha sempre affermato di lavorare per un solo obiettivo: vincere l’anello. E merita tutto il rispetto che ha ottenuto, considerando che effettivamente ha portato il primo titolo a nord del confine. Ora, però, la direzione da prendere è un’altra. Raccogliere talenti senza un contesto a loro funzionale non porterà a nulla, e nonostante i Raptors siano andati più volte vicini a scambiare dei giocatori, il nucleo degli ultimi anni sta arrivando al tramonto per inerzia, alle scadenze dei contratti.

Toronto, comunque, ha fatto anche delle buone mosse nelle ultime settimane. Gradey Dick è un ottimo complemento per Scottie Barnes, ma torniamo al punto di prima: si tratta di giocatori, come tutte le altre ali nel roster, che hanno bisogno di playmaking intorno, ed è quello che manca ai Raptors.

A questo punto non ci sono molte opzioni per Toronto. Puntare a una buona scelta in Lottery e scambiare Pascal Siakam (e/o altri: Gary Trent Jr, OG Anunoby) potrebbe avere un senso, ma dopo aver appena esteso Jakob Poeltl (destinato a rimanere, dopo averci speso una prima scelta e averlo rifirmato) la direzione è chiaramente quella di cercare di essere competitivi. Nonostante i deludenti risultati del 2023, e nonostante la perdita di VanVleet.

Molto probabilmente, quindi, Siakam, Poeltl e compagnia rimarranno in Canada per almeno un’altra stagione, rendendo Toronto una squadra buona, ma non abbastanza per ambire a qualcosa. Tutto ciò è in linea con quanto visto all’ultima trade deadline, in cui Toronto si era dimostrata, a sorpresa, un’acquirente. Masai Ujiri disse che quello non era il momento giusto per fare mosse che avrebbero stravolto il team, e che avrebbe voluto aspettare almeno l’offseason. Quel momento, però, non è arrivato, e non sembra destinato a concretizzarsi a breve.

La franchigia ha bisogno di capire come andare avanti, voltando pagina e senza più pensare al passato. Pensare di essere competitivi con questo roster non è realistico, e non lo sarà a breve. Ora, in cima alle priorità ci dovrebbero essere il futuro della squadra e lo sviluppo dei giovani.