Phoenix è ben più profonda di quanto si possa pensare e per integrare al meglio KD sarà necessario il supporto di tutta la squadra.

FOTO: Sports Illustrated

Questo contenuto è tratto da un articolo di John Voita per Bright Side Of The Sun, tradotto in italiano da Andrea Borgonovo per Around the Game.


Avete mai provato la sensazione di sentirvi in colpa e dannati sia che facciate qualcosa o che non la facciate?


I Phoenix Suns hanno aggiunto al proprio roster uno dei migliori scorer della storia dell’NBA. Dal suo arrivo la squadra è rimasta imbattuta fino a ieri notte, con un rating offensivo di 126 (3°) e un rating difensivo di 113.6 (7°), che equivale a un +12.3 di net rating (1°).

Certo, le vittorie sono arrivate contro squadre che attualmente non competono per la corsa ai Playoffs, ma è quantomeno curioso che molti opinionisti e giornalisti non considerino ancora i Phoenix Suns degni delle prime pagine e come primissimi accreditati per la vittoria del titolo NBA 2023, specialmente dopo l’aggiunta di Kevin Durant.

First Take di ESPN, partendo dalla vittoria dei Suns per 130-126 contro i Dallas Mavericks, ha provato ad analizzare la situazione: “Non hanno abbastanza profondità per andare là fuori e competere nella Western Conference”, ha dichiarato Kendrick Perkins.

Ovviamente si potrò migliorare ancora, nessuna squadra è perfetta, ma è assurdo restare impassibili di fronte alle dichiarazioni di Stephen A. Smith su come CP3 e Ayton siano “fermi a guardare Booker e Kevin Durant nella speranza che possano risolvere la situazione”.

Deandre Ayton ha tentato un totale di 20 tiri (6.7 a partita) nelle gare con Durant in campo. Prima dell’inserimento di KD nella formazione titolare aveva una media di 13.8 tentativi a partita. I suoi tocchi sono diminuiti di 10 a partita. Tuttavia, con un coinvolgimento limitato, ha una media di 10.7 punti e 11.7 rimbalzi con il 65% al tiro.

Chris Paul ha visto il suo tasso di utilizzo calare del 4% dopo l’arrivo di KD, ma Point God – ormai 37enne – sa accendersi quando è necessario. Il suo totale di assist è passato da 8.9 a 9.3. Sta segnando 5.7 dei suoi 8.0 punti nel quarto quarto, dimostrando ancora una volta come sia estremamente lucido all’occorrenza. Serve quindi preoccuparsi del loro scarso coinvolgimento? No di certo.

Kevin Durant e Devin Booker, i due principali leader offensivi della squadra, hanno subito provato a imparare a giocare insieme e a distribuirsi sul campo, capendo di conseguenza quale possa essere il giusto equilibrio, e senza compromettere i risultati della squadra.

Un esempio altrettanto fresco riguarda i Dallas Mavericks. Anche loro stanno attraversando un processo di integrazione di un All-Star, ma si trovano ora 5-7 nelle partite giocate dalla coppia Luka Dončić e Kyrie Irving.

Perché però queste differenze? A cominciare dalla fluidità e dalle possibilità di inserimento in un differente contesto. Buono o cattivo che sia, Doncic gioca una pallacanestro particolare e solo sua: rallenta il gioco, cerca e provoca contatti, tenta la conclusione, parla e si lamenta, ricerca attenzioni…

Il duo dei Suns non potrebbe essere più diverso. Si muovono costantemente, escono dagli schemi e personificano l’attacco che Monty Williams vuole eseguire – e lo si è visto fin dalla prima partita. Kevin Durant sembra una versione più lunga, più alta e più efficiente di Devin Booker. L’attuale sistema dei Suns non può dunque che giocare a favore di KD.

Quello che abbiamo visto e vedremo da Kevin e Devin è unico e dobbiamo rendercene conto! Mentre si stanno conoscendo e imparando a giocare insieme, stanno portando avanti la squadra a suon di vittorie.

“La vostra panchina è molto, molto striminzita”, ha detto sempre Stephen A. Smith.

Da quando è arrivato KD, la panchina è a +4, undicesima nella NBA. Certo, il tema va affrontato, e il fatto che Phoenix potrebbe non essere “profonda” è un’opinione di cui discutere, ma è estremamente flessibile, il che le permette di giocare in più modi diversi.

Quando si arriva alla post-season, sappiamo che le rotazioni si riducono notevolmente, talvolta spesso a 8-9, e in base al momento e differente contesto Monty Williams ha a disposizione numerosi giocatori, più o meno efficaci ed esperti. Serve un po’ di fisicità? Inserisce Torrey Craig o Ish Wainwright. Serve un po’ di tiro? Inserire Terrence Ross, Damion Lee o T.J. Warren. Serve velocità o energia? Prego inserire Cameron Payne o Jock Landale. Serve un po’ di difesa? Ecco Bismack Biyombo o Landry Shamet (ammesso che guarisca e torni al massimo della forma).

Quando Kendrick Perkins chiede: “Chi sono gli altri?”, ecco questi sono gli altri. In stagione, i Suns hanno l’11° miglior produzione dalla panchina del campionato, con 35.8 punti, si trovano al 10° posto nel tiro da tre punti (36.3%) e al 9° posto nei rimbalzi (2° in quelli offensivi), infine al 4° nel plus/minus.

Se si analizza l’attacco dei Suns, si noterà che il tiro da tre punti è il punto in cui la panchina dovrà davvero migliorare. Durant, così come Booker o CP3, sapranno creare molto spazio negli angoli, per tiri il più possibile aperti.

Viene da chiedersi a questo punto l’efficienza di questi ormai famosi “altri” nel tiro da 3 punti e, nello specifico, nei tiri dall’angolo (le statistiche riguardano esclusivamente le quattro partite prima di Sacramento):

  • Terrence Ross: 31.3% 3PT%, 45.5% angolo
  • Josh Okogie: 33.9% – 30%
  • Cam Payne: 25.3% – 38.5%
  • Ish Wainright: 36.4% – 38.5%
  • Landry Shamet: 39.1% – 47.2%
  • Torrey Craig: 40.4% – 4.4%
  • Damion Lee: 46.5% – 60%

Forse i 40 minuti giocati domenica scorsa dalla coppia KD – Devin Booker ha mandato in tilt i media nazionali, anche perché l’ultima volta che Booker ha giocato 40 minuti risale a dicembre, mentre per KD bisogna tornare addirittura ad ottobre.

Quindi c’è poco da dire sulla panchina, le alternative o le rotazioni, perché ai Playoffs Kevin Durant, Devin Booker e Chris Paul saranno sempre in campo, alternativamente. 48 minuti ogni sera almeno un futuro Hall of Fame sarà in campo. Quando si parla della profondità di questa squadra, bisogna tenere conto del fatto che ogni singolo giocatore della panchina giocherà al loro fianco, al fianco di KD, CP3 o D-Book, ed è questo il punto.

È legittimo persino tifare contro i Suns, ma un tifoso di Phoenix penso preferisca questa squadra a quella dell’anno precedente, seppur con altrettante pressioni ed aspettative.

Ci saranno continue sfide, momenti positivi e negativi, difficoltà ed ostacoli da superare, come ogni anno per ogni squadra che tenta di vincere l’anello, ma ciò che fa ben sperare è che ci sia ancora tempo per limare gli ultimi difetti e apportare i migliori aggiustamenti. È altrettanto complesso poi prendere le ultime tre partite dei Suns e trarre conclusioni su profondità del roster o inerenti allo stile di gioco.

Ancora una volta ripetiamo come questi giocatori stiano imparando a giocare insieme. Imparare! In queste ultime 17 partite si va a scuola e si deve apprendere il più possibile. Prima lezione: permettere alle superstar di imparare, ancora una volta, a giocare insieme, a maggior ragione senza KD. Più si fidano l’uno dell’altro, più l’effetto sarà positivo. Seconda lezione: integrare maggiormente Ayton e Chris Paul. Per quanto riguarda i giocatori in panchina invece sarà prevista una terza lezione: trovare il proprio ruolo e perfezionarlo.