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Il matrimonio fra Kevin Durant e Anthony Edwards s’ha da fare? I due si adorano, già dai passati Playoffs hanno dimostrato una chimica speciale, tramutando il trash talking in dichiarazioni di rispetto reciproco, e la spedizione ai Giochi Olimpici non ha fatto altro che stringere il legame – ed è ormai noto da tempo quanto il ruolo di Team USA nel recruiting fra le stelle sia di primo piano. Ant-Man ha elevato KD a suo mentore, è come vedere il meme di Miles Morales e Peter Parker nella vita reale, e non perde occasione di farglielo sapere esplicitamente. “Kevin Durant”, ha risposto Edwards quando gli è stato chiesto cosa accenda il suo fuoco competitivo contro i Phoenix Suns, che ormai ha battuto per 7 volte consecutive, includendo lo sweep ai passati Playoffs. “È il mio giocatore preferito di sempre, per me è il più grande di tutti. Voglio batterlo, voglio attaccarlo.” – ha infine aggiunto la stella dei Minnesota Timberwolves dopo averne segnati 44 in faccia all’idolatrato amico. Con un rapporto simile fra due giocatori di questo calibro, è normale pensare a una possibile partnership, soprattutto adesso che è stato reso noto che KD e i Suns in estate cercheranno una nuova sistemazione per il veterano, probabilmente una contender, qualora la stagione dovesse chiudersi male e anzitempo per Phoenix. Brian Windhorst (ESPN) ha inoltre rivelato che Minnesota abbia anche tentato una “trade folle” alla deadline per accaparrarsi Durant, non concretizzatasi ma che non per questo implica una perdita di interesse. Tutto ciò apre a una serie di domande, fra cui: per i Timberwolves avrebbe senso puntare su KD? Dopotutto hanno appena ceduto Karl-Anthony Towns – titolare di un max contract da $55 milioni di media all’anno fino al 2028 – ai New York Knicks nel tentativo di alleggerire il payroll in vista delle prossime stagioni, a costo di sacrificare un anno o due di finestra competitiva. Durant porta con sé sì un talento spropositato, ma anche $54.7 milioni di contratto per la prossima stagione (35% del cap), per quanto in scadenza, e assorbirlo significherebbe un passo indietro per una squadra che mirerebbe altrimenti a uscire dal second apron. Allo stesso modo, però, devi tenere la tua superstar, nonché faccia della tua franchigia negli anni a venire, molto contenta, e se c’è una chance di arrivare a uno come KD è difficile tirarsi indietro. Diamo un’occhiata a entrambe le prospettive.

Perché ha senso?

In termini di campo, non c’è nemmeno motivo di chiederselo. I Timberwolves sono al momento 5° per defensive rating e 13° per offensive rating, ma la produzione offensiva talvolta appare limitata – soprattutto nel clutch time – e stagnante, con la squadra anche piuttosto incline a perdere palloni (19° per turnover%) nell’incapacità di attaccare adeguatamente la difesa schierata – 15° attacco a metà campo in termini di produzione, ma con il sesto volume più alto dell’intera Lega (80.6%) – per intenderci, quattro delle cinque davanti hanno una produzione top-10. Aggiungere un juggernaut offensivo come Kevin Durant, capace sia di adattarsi a un sistema più elaborato – costruito sui cosiddetti “horns flare”, l’apertura del tiratore dopo il doppio blocco sulla palla all’altezza del gomito, o sui blocchi di contenimento lontano dalla palla in generale per i tiratori – sia di prosperare con ricezioni statiche – aspetto tanto identitario quanto problematico già con Towns, ancora di più con Randle – significherebbe eliminare in linea teorica quello che finora è il punto più debole di questo organico in ottica Playoffs. Già la run fino alle Conference Finals è stata favorita per buona parte da uno shot-making sopra la media (che non esclude comunque quanto di buono fatto dal coaching staff, chiariamo), ma adesso con il calo di Mike Conley manca visibilmente non tanto un creator per gli altri dal palleggio, ma un vero e proprio distributore di palloni. Durant non risolverebbe questo problema, ma garantirebbe l’aggiunta di uno shot-maker impareggiabile in post e isolamento, alle quali necessariamente l’attacco di Chris Finch si trova a ricorrere in situazioni di gioco rotto.

La sua presenza, inoltre, garantirebbe di avere un giocatore con una gravity finalmente elevata attorno a Edwards, il quale deve sì ancora crescere tanto nelle letture basilari palla in mano, ma che non beneficia assolutamente del contesto circostante, privo di spaziature e adesso pure con un altro “mangiapalloni” come Randle. Le attenzioni della difesa sono tutte per lui, al punto che a inizio anno si è proprio lamentato dei troppi raddoppi ricevuti, manifestando una frustrazione dovuta sia alla sua incapacità di prevederli sia alla mancanza di contrattacchi disponibili. Con KD, le cose cambierebbero e non poco: è un tiratore più dinamico di Towns, nonché un attaccante a tutto tondo più completo, capace di mettere palla a terra e con uno scoring più “equilibrato”, perciò un partner in crime di quelli che Edwards ai Timberwolves non ha mai avuto. Due minacce perimetrali del genere, nonché top-10 NBA per produzione in isolamento, garantirebbero una produzione offensiva di altissimo livello, soprattutto ai Playoffs:

Ipotizzando che possa arrivare per un pacchetto simile a quello ottenuto per KAT, dunque Randle – se dovesse accettare la player option da $31 milioni – e DiVincenzo, più pick, oppure sign&trade sempre di Randle, sempre un filler per questioni salariali e uno fra i promettenti giovani a roster quali Rob Dillingham, Jaylen Clark o Terrence Shanno Jr. – visto il mercato dopo lo scambio di Doncic, non oltre a Randle, sistemato il salary matching, non dovrebbe servire nemmeno molto altro. Considerando che Durant arriverebbe con un contratto in scadenza, e a 37 anni di età, Minnesota non vorrà cedere troppi asset futuribili, dunque i Suns dovrebbero accontentarsi, venendo ripagati con un po’ di respiro a livello salariale.

Perché non ha senso?

In parte, appunto, perché si parla di un contratto in scadenza, quindi molto probabilmente un affitto di un solo anno – molto costoso, dato che vorrebbe dire ancora second apron, ricordando che 3 volte second apron in un periodo di 5 anni porta a penalizzazioni in sede di Draft – per un giocatore di 37 anni. Certo, potrebbe sempre rinnovare, ma le decisioni sul finale di carriera sono sempre particolari per gli Hall of Famer, soprattutto se lunatici come Durant.

In parte, per questioni salariali. Abbiamo accennato alle problematicità di rientrare nel second apron soprattutto in prospettiva, ma nel presente – oltre a un’esplosione di tasse da pagare – significherebbe perdere per certo anche pezzi importanti come Naz Reid o Nickeil Alexander-Walker. Non che l’estate si prospetti molto diversa, abbiamo parlato QUI di come solo uno dei due probabilmente alla fine dovrebbe rimanere qualora Randle dovesse accettare la player option (e probabilmente lo farà), ma la possibilità di una sign&trade di quest’ultimo lasciava aperto uno spiraglio per arrivare a uno o due giocatori, magari con stipendio inferiore tale da avere la flessibilità necessaria a tenerli entrambi. Durant spedirebbe in rosso i conti di Minnesota, costringendola al 100% a tagliare i costi, e mentre per Reid i Bird Rights – a causa del valore del giocatore, ma non senza ulteriori lapidazioni fiscali – probabilmente verrebbero applicati, lo stesso non dovrebbe accadere con NAW. Con la differenza che, con Randle e Reid, si sarebbe potuto trovare un sostituto al prezzo della taxpayer MLE, eccezione da $5.7 milioni; mentre, con Durant e Reid, sarebbe o minimo salariale o niente.

La tabella salariale dei Timberwolves per la prossima stagione (considerando che Reid e Randle accettino l’opzione e Alexander-Walker parta)
FONTE: Spotrac

Immaginate la tabella qui sopra con Durant al posto di Randle e uno fra Conley/DiVincenzo/Dillingham, per esempio, e il quadro diventerebbe quello di un roster quasi un pochino corto per una regular season di alto livello, perché è questo che adesso serve per uscire dalla Western Conference, alla quale aggiungere anche una potenziale run Playoffs da NBA Finals. Lo sviluppo di Dillingham e l’applicazione, se la vedremo, di Jaylen Clark e Terrence Shannon Jr. in post-season sarà un aspetto chiave da questo punto di vista, ma al di fuori dei primi 7/8 di rotazione le incognite sarebbero tante – e lo stesso Durant, al di là del numero di gare giocate nelle ultime stagioni, non offre moltissime garanzie dal punto di vista fisico.

In poche parole, in termini di campo non ci sono dubbi sul fatto che sarebbe un upgrade, ma bisogna anche valutare i prezzi – sia dello scambio, per le risorse che andrebbero impiegate, sia dell’eventuale arrivo, che porterebbe a perdere un role player come NAW e a far schizzare alle stelle i conti. Se si considera che, con Durant al posto di Randle, si avrebbe un payroll fra i più alti della Lega e un roster con uno o due role player di livello in meno, il rischio forse si fa fin troppo elevato.

In conclusione

Sì, forse sarebbe una contraddizione rispetto alla filosofia dietro allo scambio di Towns, ma per Kevin Durant – anche a 37 anni – il grilletto si preme. Soprattutto se si ha in mano una pretender con una base eccellente, che ha fatto da contorno a Anthony Edwards e KAT fino alle Conference Finals e che probabilmente non verrebbe troppo intaccato. Il sacrificio di NAW sarebbe necessario ma, per quanto elitario come 3&D e nonostante la sua sia la stagione migliore in casa Timberwolves (proporzionalmente al ruolo e allo stipendio), non si tratta di un giocatore insostituibile. E non sono nemmeno sicuro che Kevin Durant valga role player giovani del calibro di Dillingham in questo mercato: il prezzo pagato dai Lakers per Doncic ha svalutato davvero tanto le first-round pick, quindi anche i giocatori giovani appena Draftati, e la scadenza di un KD a fine carriera sarebbe davvero influente. A tal proposito, sotto questo CBA, i Suns avrebbero tutti gli interessi del mondo a tagliare i costi, e anche la flessibilità salariale ha un valore in questo ecosistema.

Infine, se proprio dovesse essere un (costosissimo) affitto di un anno, sarebbe comunque… solo per un anno: Durant magari se ne andrebbe a fine stagione, o magari ri-firmerebbe a cifre inferiori per chiudere lì la carriera, ma comunque ci sarebbe possibilità di garantire nel giro di una stagione una discreta flessibilità salariale, ritardando solo brevemente il piano post-trade con New York. Minnesota da qui in poi, con Anthony Edwards in mano, deve essere il meno parsimoniosa possibile e costruire nel tempo il maggior numero di occasioni per una run lunga – e, ovviamente, che porti prima o poi al titolo. Inserire KD a roster vorrebbe ovviamente dire aumentare esponenzialmente tanto le chance competitive di squadra quanto l’umore di Ant-Man, e a un prezzo relativamente basso per un giocatore di quel calibro. Certo, tra la trade di Towns e quella anni orsono di Gobert, si è capito che le vie di Tim Connelly sono infinite, ma nel dominio della razionalità l’arrivo di Kevin Durant a Minneapolis rientrerebbe alla perfezione.