Questo Draft 2024 si prospettava intrigante per potenziali movimenti in corso d’opera e, ovviamente, ha deluso le aspettative. Dotato di buoni giocatori, certo, ma forse di nessun talento sulla carta stellare, è andato avanti piuttosto blandamente senza troppi colpi di scena. Attivi i soliti Oklahoma City Thunder, non scopriamo certo oggi la passione di Sam Presti per le first-round pick, e a sorpresa ingresso in top-10 dei Minnesota Timberwolves, decisi a sfruttare questa finestra fino in fondo. Per il resto, calma piatta, da segnalare solo il dominio della Francia, quasi lanciata dalla scelta di Victor Wembanyama dello scorso anno: francesi sono Zaccharie Risacher e Alex Sarr, scelti rispettivamente alla 1 e alla 2, così come anche Tidjane Salaun, finito agli Hornets con la 6; si parla di 3 nomi in top-10, e del quarto (Pacome Dadiet) a fine primo giro. Un bel successo per i transalpini, che si sono impadroniti di un Draft 2024 già storico, dal momento che mai due International erano stati selezionati sia con la prima, sia con la seconda scelta. Al secondo giro, invece, da segnalare la scelta di Bronny James alla #55 da parte dei Lakers. Di seguito l’ordine completo e il recap delle trade:

Primo round

  • #1, Atlanta Hawks: Zaccharie Risacher
  • #2, Washington Wizards: Alex Sarr
  • #3, Houston Rockets: Reed Sheppard
  • #4, San Antonio Spurs: Stephon Castle
  • #5, Detroit Pistons: Ron Holland
  • #6, Charlotte Hornets: Tidjane Salaun
  • #7, Portland Trail Blazers: Donovan Clingan
  • #8, Minnesota Timberwolves – scambiato con gli Spurs: Rob Dillingham

Notizia dello scambio uscita un po’ tardivamente nel corso del Draft, che aveva fatto storcere il naso perché non propriamente una scelta “da Spurs”. Rob Dillingham è una guardia in uscita da Kentucky, non molto affidabile difensivamente ma molto, molto intrigante offensivamente, capace di crearsi il proprio tiro dal palleggio ma di agire anche senza palla, e soprattutto con potenziale in termini di playmaking. Materiale per il post-Conley (e da porre sotto la sua egida) e prosieguo dell’esperimento Jaylen Nowell, finito molto male ma che si basava sull’aggiunta di uno scorer capace di passarla discretamente sul pick&roll a questo nucleo. Dal punto di vista salariale, Minnesota paga a caro prezzo questa scelta: sacrificando una first-round pick 2031 e una pick swap protetta 2030 per un contratto che andrà nell’immediato nel monte stipendi, il loro luxury tax bill passa da $56 milioni a $84 milioni, proiettando le spese per questo roster oltre i $300 milioni. Una scelta, quella di Dillingham, che implica anche l’addio quasi certo a free agent come Monte Morris e Jordan McLaughlin, in attesa di capire cosa ne sarà di Kyle Anderson: rifirmandolo e contando la second-round pick, la squadra sarebbe al completo, ma il conto – già salatissimo – da pagare in termini di luxury tax si farebbe ancora più elevato.

  • #9, Memphis Grizzlies: Zach Edey
  • #10, Utah Jazz: Cody Williams
  • #11, Chicago Bulls: Matas Buzelis
  • #12, Oklahoma City Thunder: Nikola Topic
  • #13, Sacramento Kings: Devin Carter
  • #14, Washington Wizards (scambiato dai Portland Trail Blazers): Bub Carrington

Se ve lo foste perso, abbiamo approfondito lo scambio QUI, con i Blazers che arrivano a Deni Avdija e i Wizards che ottengono Malcolm Brogdon (e la pick). Il senso per Portland è prevalentemente il seguente: “scaricando il contratto da $22.5 milioni dell’ex Pacers e Celtics per quello di Avdija e cedendo la 14esima scelta, risparmieranno oltre $11 milioni, abbastanza da spedirli al di sotto sia del primo apron che della luxury tax line – calcolando anche i $6.9 milioni potenzialmente dovuti alla pick #7. Una buona mossa dal punto di vista gestionale e che aggiunge una pedina piuttosto futuribile”.

  • #15, Miami Heat: Kel’el Ware
  • #16, Philadelphia 76ers: Jared McCain
  • #17, Los Angeles Lakers: Dalton Knecht
  • #18, Orlando Magic: Tristan da Silva
  • #19, Toronto Raptors (dai Pacers): Ja’Kobe Walter
  • #20, Cleveland Cavaliers: Jaylon Tyson
  • #21, New Orleans Pelicans (dai Bucks): Yves Missi
  • #22, Denver Nuggets (scambiato dai Suns): DaRon Holmes II

Da segnalare il trade-up da parte dei Nuggets, altrimenti molto limitati dal punto di vista salariale, per un giocatore per il quale forse non ci si aspettava fosse necessario fare trade-up – pagando, oltre alla #28, anche la #56 e 2 second-round pick future. Quello che Denver ha visto in DaRon Holmes è probabilmente un profilo solido già da ora, utile come backup di Nikola Jokic ma anche in grado di affiancarlo per minuti ridotti: agisce bene da rollante e tagliante, e sembra esserci upside come tiratore, ma la migliore metà campo è quella difensiva, trattandosi di un abile stoppatore apparentemente anche piuttosto versatile. Dopo l’eliminazione per mano dei Timberwolves, magari i Nuggets hanno in mente di rispondere con l’aggiunta di ancora più taglia in uscita dalla panchina.

  • #23, Milwaukee Bucks (dai Pelicans): AJ Johnson
  • #24, Washington Wizards (scambiato dai New York Knicks, via Mavs): Kyshawn George
  • #25, New York Knicks: Pacome Dadiet
  • #26, Oklahoma City Thunder (scambiato dai Knicks dopo lo scambio coi Wizards): Dillon Jones

A parte la solita pick di Sam Presti di cui tutti parlano bene, questo scambio è perlopiù interessante sponda Knicks. I newyorkesi avevano in origine la 24 e la 25; poi hanno scambiato la prima per scalare alla 25 e 26; poi Wojnarowski ha riportato del tentativo di muoverle entrambe, poi ha cambiato idea dicendo che le avrebbero tenuto; infine, nella Grande Mela arriverà (forse) solo Pacome Dadiet con la 25. Il dubbio riguarda un possibile stash del giocatore francese (quindi un ritorno in Europa), prevalentemente per questioni finanziarie: l’estensione gargantuesca di OG Anunoby (QUI un approfondimento) ha lasciato poco margine di manovra ai Knicks, con questa struttura della trade-Bridges (non ancora ufficiale) hard-capped al primo apron, sostanzialmente solo con la possibilità di firmare minimi salariali, oltre ai rookie contract. Rimuovendo una first-round pick (e stashandone un’altra?), New York si alleggerirà di qualche milioncino utile anche ad altre eventuali operazioni, qualora si decida invece di operare come una squadra da secondo apron – modificando quindi la trade-Bridges e aprendo un po’ più margine di manovra. In tutto questo, comunque, strappando a OKC ben 5 second-round pick, impresa non da poco.

  • #27, Minnesota Timberwolves: Terrence Shannon
  • #28, Phoenix Suns (scambiato dai Denver Nuggets): Ryan Dunn
  • #29, Utah Jazz (dai Thunder, via Raptors e Pacers): Isaiah Collier
  • #30, Boston Celtics: Baylor Scheierman

Secondo round

  • #31, Toronto Raptors: Jonathan Mogbo
  • #32, Utah Jazz: Kyle Filipowski
  • #33, Milwaukee Bucks: Tyler Smith
  • #34, New York Knicks (scambio coi Blazers): Tyler Kolek
  • #35, Indiana Pacers (scambio coi Spurs): Johnny Furphy
  • #36, San Antonio Spurs (scambio coi Pacers): Juan Nunez
  • #37, Detroit Pistons (scambio coi Timberwolves): Bobi Klintman
  • #38, Oklahoma City Thunder (scambio coi Knicks): Ajay Mitchell
  • #39, Memphis Grizzlies: Jaylen Wells
  • #40, Phoenix Suns (scambio coi Trail Blazers): Oso Ighodaro
  • #41, Philadelphia 76ers: Adem Bona
  • #42, Charlotte Hornets: KJ Simpson
  • #43, Atlanta Hawks (scambio con gli Heat): Nikola Djurisic
  • #44, Miami Heat (scambio coi Rockets): Pelle Larsson
  • #45, Toronto Raptors (scambio coi Kings): Jamal Shead
  • #46, Los Angeles Clippers: Cam Christie
  • #47, New Orleans Pelicans (scambio coi Magic): Antonio Reeves
  • #48, San Antonio Spurs: Harrison Ingram
  • #49, Indiana Pacers: Tristen Newton
  • #50, Indiana Pacers: Enrique Freeman
  • #51, Dallas Mavericks (scambio coi Knicks): Melvin Ajinca
  • #52, Golden State Warriors: Quinten Post
  • #53, Memphis Grizzlies (scambio coi Pistons): Cam Spencer
  • #54, Boston Celtics: Anton Watson
  • #55, Los Angeles Lakers: Bronny James
  • #56, New York Knicks (scambio coi Suns): Kevin McCullar Jr.
  • #57, Toronto Raptors (scambio coi Grizzlies): Ulrich Chomche
  • #58, New York Knicks (scambio coi Mavericks): Ariel Hukporti