Quello che ha fatto Jalen Brunson riguardo alla propria estensione ha davvero del clamoroso, “senza precedenti” l’attributo utilizzato da Adrian Wojnarowski. Sia chiaro, si parla sempre di plurimilionari ed è comprensibile che possa suonare un po’ strano ma, per farvi capire, mettiamola così: vi offrono un grosso aumento mensile a lavoro con un contratto lungo e garantito, voi lo rifiutate per restare con il vostro stipendio attuale chiedendo all’azienda di reinvestire quel denaro e, in caso di crescita, vi accordate per essere pagati lautamente fra qualche anno. Questo è quello che è successo, facendo un paragone grezzo, con i New York Knicks: l’ex Mavs avrebbe potuto aspettare una stagione e firmare un’estensione da $269 milioni circa in 5 anni, con un salario annuale pari al 30% del cap; Brunson, invece, ha firmato un quadriennale da $156.5 milioni con player option al quarto anno – cioè sarà free agent nel 2028, quando avrà raggiunto i 10 anni di esperienza NBA e potrà firmare con uno stipendio annuale pari al 35% del cap. In parole povere, ha “scommesso” sulla crescita, propria e dei Knicks, anziché valorizzare il proprio presente e incassare subito la bag, con l’intenzione (ricambiata dalla dirigenza) di ottenere ancora più soldi, ma più avanti. Se tutto andrà bene, infatti, cambierà poco o nulla, grazie al contratto potenzialmente firmabile nel 2028 guadagnerà comunque oltre $250 milioni entro il 2030; la situazione cambia, e tanto, per New York. Avere a disposizione la propria stella a poco più del 20% del cap significa pagarla praticamente quanto un role player di lusso, perciò inutile spiegare quanto possa influire tutto ciò in termini di costruzione del roster pro futuro. E abbiamo già affrontato nel dettaglio QUI quanto i Knicks si siano mossi bene nel mercato per creare già enorme flessibilità e giocare con il secondo apron. Un grandissimo lavoro di Leon Rose e soci, che Jalen Brunson ha deciso di ripagare.