Il commissioner Adam Silver si è presentato ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, e non lo ha fatto di certo silenziosamente. In un articolo uscito su NBA.com si è tornati sul discorso riguardante l’espansione NBA, reiterato senza sosta ma che starebbe trovando ulteriore terreno fertile a causa della firma del nuovo accordo televisivo. NBA non solo ha rinnovato quello precedente con The Walt Disney Company, ma ha anche ottenuto nuovi contratti con NBCUniversal (NBCU) e Amazon validi fino alla stagione 2035/26 per un totale di circa $76 miliardi. Un momento di “ricchezza” al picco per la Lega americana, che invoglia nuovi investitori ad annusare questo mercato e quelli già presenti a cercare ancora di più. “[Queste Olimpiadi] mi ricordano dell’opportunità che c’è qui”, ha detto Silver assistendo allo spettacolo dei Giochi, e a convincerlo non sono certo state solo le jersey circostanti o il clamore del pubblico: i numeri menzionati dalle ricerche di NBA.com parlano di 270 milioni di fan registrati, di un media market in crescita e già con un valore di $20 miliardi – e la Lega di pallacanestro americana è quella che, più di tutte le altre, domina dal punto di vista dei nuovi media, a partire dai social.
Queste Olimpiadi daranno un’occasione ad Adam Silver e ai vertici FIBA di discutere il da farsi e di incrementare i contatti per un eventuale accordo, sebbene non ci sia ancora chiarezza su cosa andrebbero a vertere le trattative, se su una nuova Lega o una nuova competizione, dal momento che lo stesso commissioner è ancora incerto tanto sul tema, quanto sui tempi:
“Senza dubbio non abbiamo preso alcuna decisione definitiva. Continuo a credere che ci sia un’enorme opportunità qui in Europa. Non si tratta di trasformare la struttura della Lega nel breve periodo, ma penso che ci sia appetito fra i proprietari delle squadre per investimenti aggiuntivi nella pallacanestro globale. Abbiamo una gigantesca iniziativa in Cina, così come in Africa. Vista la qualità della pallacanestro qui in Europa, sembrerebbe avere senso seguire questa linea anche qui.”
“Vogliamo assicurarci di avere una vera opportunità. Prenderemo il tempo necessario prima di decidere se andare avanti su qualunque iniziativa.”
“Certamente non vogliamo danneggiare la solida ossatura dell’infrastruttura cestistica locale. D’altra parte, però, in termini di competizione regionale e pan-ragionale qui in Europa, è una mia sensazione – ripeto, lo sto ancora studiando – che gli investitori stiano perdendo cifre significative ogni anno. E mentre questo non è un discorso di soldi, la maggior parte delle cose che continua ad andare in perdita senza una traiettoria di crescita che porti al profitto alla fine non sopravvive. Perciò, qualunque cosa facciamo qui, credo sia importante che si tratti di un’aggiunta alla struttura cestistica europea.”
Certo è che il mercato francese, a sua volta, si sta facendo particolarmente intrigante e remunerativo. Non solo, già con l’esplosione del fenomeno di Victor Wermbanyama prima del Draft, le partite del Metropolitans 92 venivano trasmesse su NBA App, ma anche prima dei Giochi Olimpici le amichevoli della nazionale francese sono state visibili, insieme a quelle di Team USA, sulle piattaforme apposite. E Adam Silver questo lo sa bene, conscio del materiale umano (e commerciale) a disposizione:
“Quando abbiamo giocato per la prima volta una partita di pre-season in Francia, c’erano 0 giocatori francesi in NBA. Adesso ne abbiamo 14 incluse le ultime due prime scelte assolute. Perciò credo sia un grande esempio dello sviluppo del gioco al quale stiamo assistendo qui.”
Il problema si pone andando a pensare a potenziali ostacoli per l’espansione. Adam Silver pensa ormai da anni all’argomento, riportato in auge anche dall’esplosione del mercato saudita (approfondita QUI), e i luoghi presi in considerazione variano da Las Vegas a Seattle, fino a Mexico City e – ne stiamo parlando proprio adesso – e all’Europa, tema che abbiamo approfondito QUI:
Ogni anno, le squadre indicate per giocare il match europeo hanno avuto bisogno di almeno 3 giorni extra di riposo. Problema arginabile nella costruzione del calendario finché si tratta di una sola partita, ma nel momento in cui una squadra dovesse trasferirsi stabilmente, non sarebbe più possibile schedulare il calendario della Regular Season, almeno non seguendo le modalità attualmente in vigore. Troppo lungo il viaggio – di andata e ritorno – e troppo condizionante l’adattamento ad un fuso diverso. Ecco le parole di Adam Silver a riguardo: “Fin quando la nostra stagione sarà così lunga, giocare regolarmente in Europa richiederebbe troppi giorni di riposo. In Europa hanno una filosofia diversa: giocano una volta a settimana e quindi hanno diversi giorni tra una partita e l’altra per riposare ed allenarsi. Da noi non funziona così.”. Allora le soluzioni sono due: o aspettiamo che vengano inventati dei mezzi di trasporto più potenti degli aerei che permettano di ovviare a questo problema (mettetevi comodi); oppure, soluzione apparentemente più praticabile, accorciare il pesante calendario di 82 partite e concedere più riposo ai giocatori, rendendo fattibile anche trasferte verso il vecchio continente. Ma non aspettiamoci nulla di tutto ciò: una riduzione delle partite danneggerebbe l’intero business, comporterebbe un altro vuoto nei ricavi, che sarebbe difficile da compensare. Certo, alla fine è sempre un problema di soldi. Inoltre, abbiamo parlato solo di Regular Season. Ma se la fantomatica squadra europea si qualificasse ai Playoffs, cosa succederebbe? Ad oggi, si tratta di un’utopia.