Appena tornato in campo, l’azzurro ora avrà modo di trovare più spazio, e abbiamo chiesto direttamente a lui notizie sul recupero e su questi primi mesi in NBA.

Simone Fontecchio nella vittoria contro gli Warriors
FOTO: SB NATION

Non c’è due senza tre. Dopo Paolo Banchero e Danilo Gallinari, non restava altro che aspettare l’arrivo degli Utah Jazz in Canada per parlare in esclusiva con Simone Fontecchio, l’ultimo azzurro arrivato in NBA la scorsa estate dopo la proposta della franchigia di Salt Lake City.

Dopo un eccellente Eurobasket disputato a più di 19 punti, 4 rimbalzi e 2 assist di media, è arrivata la sfida nel campionato più seguito al mondo e la partenza in NBA è stata tutt’altro che semplice (complici anche diversi episodi sfortunati). Indubbiamente però, nelle partite in cui ha avuto modo di ritagliarsi uno spazio importante e mostrare il suo talento, Simone ha dato ottima prova di sé: 13 punti alla sua terza partita con tre triple a bersaglio, 18 punti (anche qui con tre canestri dalla lunga distanza) e la schiacciata decisiva che ha chiuso la partita contro gli Warriors e 9 punti appena due giorni fa dopo un periodo di stop.

Anche grazie a questo, Fontecchio è riuscito ad impressionare il suo nuovo coach, Will Hardy, che lo ha sfruttato per altri 22 minuti in campo ieri notte e che ha speso ottime parole per lui nella conferenza stampa pre-partita:


Gli abbiamo visto fare giocate che non credevamo avesse in repertorio ma non dovremmo esserne sorpresi. Ha una grande esperienza, è nuovo qui in NBA ma non è nuovo a questo palcoscenico.

Complice anche un infortunio alla caviglia che ne ha condizionato il rendimento, Simone ha faticato a trovare continuità nelle rotazioni di Hardy, ma con la partenza di quattro giocatori importanti all’interno del roster si aprono nuove possibilità per il nostro Simone, che si dice assolutamente pronto a raccogliere la sfida.

Come ti senti? Come sta andando il recupero dopo l’infortunio?

Abbastanza bene, non è stato un periodo facile per via della caviglia ma sto facendo ancora un sacco di lavoro di riabilitazione per cercare di rinforzarla al meglio. Nell’ultimo anno ho avuto tre distorsioni, non gravi per fortuna, però abbastanza importanti, perciò devo starci molto attento. Però mi sento bene, sono contento di aver fatto tanti minuti nell’ultima partita anche per poter vedere come stavo e devo dire che ho risposto abbastanza bene.

Adesso a maggior ragione con la partenza di alcuni giocatori si aprono altri spiragli per l’aumento di minuti. Hai avuto qualche indicazione a riguardo?

Chiaramente sono stati due giorni complicati, la situazione è cambiata. Penso e spero che ci saranno molti minuti in più per me e sono prontissimo a sfruttarli al meglio. Mi sono preparato per questo momento per tutto l’anno, perciò credo di essere davvero pronto.

Questa è stata la tua prima trade deadline, un momento sempre molto caotico. Come lo hai vissuto?

In modo abbastanza particolare. Diciamo che non ero sicuramente abituato ad una cosa del genere e vedere quattro compagni andar via non è stato semplice, parliamo comunque di persone con cui ho convissuto ogni giorno negli ultimi cinque mesi. Non è stato facile anche per la modalità in cui è avvenuto il tutto, quaranta minuti prima di una partita mentre eravamo tutti nello spogliatoio. Tutti mi dicono che è business e fa parte di questo mondo, e lo accetto così.

Dei ragazzi che sono partiti c’è qualcuno a cui eri più legato o che ti ha aiutato particolarmente nel tuo ambientamento in NBA?

Devo dire che sono stati tutti super con me a livello personale. Mike (Conley) sicuramente, essendo un veterano ed essendo stato quindici anni in NBA, era un punto di riferimento per tutti all’interno dello spogliatoio ed è un peccato averlo perso, però nel complesso ho avuto davvero un ottimo rapporto con tutti.

Negli ultimi tempi invece è tornato un po’ alla ribalta il discorso della differenza tra NBA e Eurolega, anche grazie a giocatori come Doncic e Jokic che hanno “preferito” l’Europa in termini di difficoltà. Adesso che sei qui qual è la tua impressione a riguardo?

(Ridendo) Loro hanno un ruolo sicuramente diverso dal mio in campo, perciò per me è più difficile fare un paragone, però sicuramente qui c’è molto più atletismo, più velocità di gioco, più intensità. È indubbiamente diverso, non so se sia più facile o meno, quello che è certo è che questa è la lega più competitiva al mondo e non è facile inserirsi, ci sono dei talenti incredibili. Comparandola con l’Europa viene quasi da pensare che siano due sport diversi, secondo me.

Ho parlato anche con Danilo del tuo arrivo e del tuo ambientamento. Mi ha detto che non avete ancora avuto modo di sentirvi ma che non ha dubbi sul fatto che riuscirai a ritagliarti uno spazio importante.

Mi fa piacere, lo spero sicuramente. Nel mio caso c’è stata anche un po’ di sfortuna: all’inizio ho fatto un paio di partite buone e poi ho avuto il Covid, poi di nuovo un po’ fuori per recuperare, nel momento in cui sono tornato e ho fatto la mia migliore partita mi sono di nuovo fatto male e quindi adesso sto di nuovo cercando la forma migliore. Sono stato abbastanza sfortunato e questa è una lega fatta di opportunità, quando ti capitano devi cercare di sfruttarle e alle volte purtroppo succede anche questo. Certe volte va e certe volte non va.

Hai invece avuto modo di parlare con Banchero?

Al momento no, quando abbiamo giocato contro di loro io non c’ero, perciò non ho avuto possibilità di conoscerlo.

Si è parlato tanto del suo arrivo in nazionale e tu con l’Italbasket hai già fatto un percorso eccellente. Come vedi quindi il vostro futuro in azzurro sul palcoscenico internazionale?

Intanto spero davvero che lui possa venire e possa darci una mano, sicuramente per noi sarebbe un cambiamento incredibile. Siamo sicuramente in un ottimo spot, il gruppo è buonissimo e noi siamo nella posizione giusta.