Questo contenuto è tratto da un articolo di Sundevil1987 per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.
Questo articolo farà venir nostalgia agli storici tifosi dei Phoenix Suns. A quelli che, ad esempio, hanno potuto assistere a una delle più grandi sfide inscenate alle NBA Finals: Gara 5 del 1976, che ha visto i Suns confrontarsi con i poderosi Boston Celtics, quando il famigerato “Shot heard around the world” di Gar Heard ha portato la disputa al 3° overtime. E anche se la singola giocata è stata strabiliante, ciò che ha permesso il suo avvenimento è stato addirittura straordinario. Basta prendersi qualche minuto per osservare la prossima clip video.
Si tratta del making-of dei Cinderella Suns. La franchigia dell’Arizona ha perso la sfida e la serie, ma quella run è stata una delle serie più incredibili messe in atto da una squadra alle NBA Finals. Originando, allo stesso tempo, la sensazione di cuore spezzato dei tifosi dei Suns. Forse il lancio della moneta potrebbe esser stato solo l’inizio. I ragazzi che hanno avuto l’onore di poter stare a bordo campo a raccattare i palloni hanno avuto uno tra gli incarichi più fortunati della storia. Anche se non era prevista una retribuzione, poter assistere a certe sfide era un compenso più che lauto. In quel periodo giocavano alcuni tra i migliori della storia della NBA. Pur essendo avvenuto in precedenza rispetto all’arrivo di Michael Jordan nella lega, all’epoca c’erano Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar, Julius Erving e Larry Bird. Ma la lista potrebbe continuare, senza conoscerne la lunghezza. Furono gli anni in cui fu introdotta la linea da 3 punti. Non sono in molti a poter ricordare quel periodo, ma è comunque onorevole far giungere la memoria fino ad allora. Nella Stagione 1979/80, i Phoenix Suns hanno terminato con un record di 55-27 al 3° posto della classifica della Pacific Division, dietro ai Los Angeles Lakers – gli Showtime Lakers – e i Seattle SuperSonics. Quella versione dei Suns aveva in roster dei giocatori fantastici, e altrettanto lo erano i loro nickname: Westy, Sweet D, The Oklahoma Kid e Len “Truck” Robinson, per citarne alcuni. Ci sono 3 giocatori di quel periodo che potrebbero tranquillamente scendere in campo nella moderna NBA. E come le storie raccontate dal nonno con attorno i nipotini, quest’articolo ne prende le sembianze.
1) Alvan Adams
- Ruolo: Centro;
- University of Oklahoma;
- Nickname: Double A, The Oklahoma Kid;
Alvan Adams ha giocato per tutta la sua carriera, durata 13 anni, con i Phoenix Suns. Un totale di 988 partite e una media in carriera di 14.1 punti, 7 rimbalzi, 4.1 assist e 1.3 palle rubate. Nella Stagione 1975/76 ha vinto il premio Rookie of the Year. Adams era un centro undersize dotato di un IQ cestistico molto elevato. Era molto efficiente in fase difensiva, mentre in quella offensiva fungeva da ottimo collante per i compagni.
Qualsiasi ragazzino a bordo campo ha avuto l’onore di poter vedere Alvan Adams all’opera in post alto. Che fosse nel bel mezzo del pitturato o sui vertici, riusciva a trovare i compagni che tagliavano verso il canestro con dei passaggi favolosi. Alvan era un eccellente assist-man. Uno dei giocatori odierni a cui potrebbe essere paragonato è Bam Adebayo: entrambi sono due facilitatori di gioco, molto efficienti in fase difensiva. Alvan era migliore nel tiro da oltre l’arco. Adams nel suo prime sarebbe eccellente negli odierni Suns: potrebbe scalare giocando da ala, lasciando a Kevin Durant il ruolo di centro small. E anche se le statistiche non supportano molto uno stretch-5, potrebbe comunque svolgere molti altri compiti sul parquet, come facilitare il gioco, prendere rimbalzi e performare in maniera solida in difesa.
Walter Davis
- 201 centimetri, 88 kilogrammi, Ala Piccola/Guardia Tiratrice;
- University of North Carolina;
- Nickname: Sweet D, The Greyhound, Man with the Velvet Touch;
Walter Davis ha disputato 766 partite con indosso la canotta dei Phoenix Suns, mettendo a referto 20.5 punti, 4.4 rimbalzi e 1.4 palle rubate di media in carriera. Ha vinto il premio Rookie of the Year nella Stagione 1977/78, presenziando 2 volte in quintetti All-NBA, 6 volte All-Star e introdotto alla Naismith Memorial Basketball Hall of Fame 2024. Davis era un tiratore formidabile, dotato di una forma perfetta nell’eseguire il suo jumper. Ha tirato col 52% dal campo e l’84% dalla lunetta nel corso delle sue 11 stagioni in Arizona. Uno dei suoi nickname era Man with the Velvet Touch, ed era meritato.
Il riscaldamento di Walter Davis aveva inizio sempre nella medesima maniera prima di ogni partita. In principio provava alcuni tiri senza saltare da qualche metro dal canestro, partendo da una posizione e poi proseguendo verso il ferro. Dopo aver arretrato di qualche passo avrebbe ripetuto la stessa azione, fino a quando non arrivava alla linea dei tiri liberi. Raramente sbagliava anche un solo tiro. Come è stato già affermato, era dotato di una forma di tiro perfetta. Provando a trovare un termine di paragone attuale, Walter ricorda molto Khris Middleton al meglio della forma. Entrambi hanno un gioco e uno stile inarrestabile dal mid-range. Sweet D era uno che si prendeva i canestri: poteva tirare in catch&shoot, tirare off-the-dribble o attaccare il canestro in drive. Sarebbe un perfetto 6° uomo nella NBA di oggi.
3) Paul Westphal
- 195 centimetri, 88 kilogrammi;
- USC;
- Nickname: Westy;
Paul Westphal ha giocato 465 partite in 6 stagioni ai Phoenix Suns. Ha avuto una media di 20.6 punti, 5.2 assist e 1.6 palle recuperate a partita in carriera. Per 4 volte è stato All-NBA, mentre 5 sono quelle in cui è stato All-Star. Ha vinto il Titolo NBA nel 1974 ed è stato introdotto nella Hall of Fame nel 2019. Inoltre, come molti sapranno, Westphal ha allenato i Phoenix Suns dal 1992 al 1995, con un record totale di 191 vittorie e 88 sconfitte. Ha condotto i Suns alle NBA Finals nella Stagione 1992/93, perdendo contro i Chicago Bulls di Michael Jordan in 6 partite. Westy poteva fare qualsiasi cosa sul parquet. Era capace di centrare il canestro sia dentro che fuori dal perimetro, e anche di condurre il gioco. Westphal aveva QUEL fattore che gli permetteva di performare bene in vari modi.
La mente va all’incredibile numero di canestri effettuati con la mano sinistra durante i suoi riscaldamenti – essendo Westphal un atleta destrorso. Tirava dalla lunetta con la mano sinistra. A gara in corso, perciò, è stato capace di realizzare parecchie conclusioni con la mano mancina: non layup, veri e propri tiri. Westy nel suo prime riuscirebbe a brillare nell’odierna NBA. QUEL fattore, menzionato in precedenza, per lui sarebbe stato il trash talking in campo. Per fare un paragone con un cestista attuale, DeMar DeRozan lo ricorda molto, ma Westphal ha fatto molto di più.
Per i fan dell’epoca questi ricordi “da bordo campo” sono stati una grande opportunità di viaggiare con la memoria. Poter assistere a partite disputate da certi giocatori è stato certamente un onore, oltre che un piacere. E basta riavvolgere il nastro dei ricordi, o premere il tasto “play” del video-highlight, per avere la prova tangibile della grandezza di alcuni giocatori nella storia dei Phoenix Suns.