Microwave: Jordan Poole e Tyler Herro

Pagina condivisa per due giovani microwave scorers che, chiamati ad un importante salto di qualità, per ragioni diverse, hanno saputo rispondere “presente”.

Il vero miglioramento di Jordan Poole, in realtà, ha avuto luogo nel corso della passata stagione. Dopo il secondo infortunio di Klay Thompson, gli Warriors cercavano un partner offensivo dinamico per Curry, con scarsi risultati (Kelly Oubre Jr non era adatto, Wiggins ha caratteristiche diverse), e dopo metà stagione l’hanno trovato in Poole.

Dopo aver rimbalzato continuamente tra NBA e G-League, infatti, il prodotto di Michigan si è ritagliato il suo spazio nel roster, passando da 6.8 a 14.4 punti di media, con un exploit nella parte finale di stagione, la quale ha addirittura concluso con oltre 30 minuti di media nelle due gare di Play-In.


In questa prima parte di stagione, ha semplicemente confermato i progressi con un po’ più di volume, arrivando a 17.5 punti a partita con un buon 58% di True Shoooting.

La sua più grande qualità è l’esplosività, che lo aiuta a concludere senza problemi al ferro, dove con il suo 73% si piazza nel 92esimo percentile tra i pari ruolo. Sa inoltre muoversi molto bene senza palla, in sincronia con il sistema di Steve Kerr, e sta iniziando a mostrare interessanti doti di playmaking, con 3.5 assist a partita.

Adesso che Klay ha fatto il suo ritorno, Poole dovrà ulteriormente confermarsi in uscita dalla panchina, specialità di Tyler Herro.

Dopo l’exploit della NBA Bubble di Orlando nell’anno da rookie e una non incoraggiante involuzione lo scorso anno, il prodotto di Kentucky sta mettendo in piedi la miglior stagione della propria carriera fino ad ora. Il suo ruolo di leader della second unit dei Miami Heat lo rende il secondo miglior marcatore di squadra, dietro solo a Jimmy Butler.

Questo aspetto non è da sottovalutare. Come premesso, sia lui, sia Poole, si sono trovati in questo ruolo per una ragione: se nel caso di Poole si parla di un apporto supplementare a quello richiesto, l’apporto di Herro è perfettamente complementare alle richieste di Miami.

In un roster che non brilla per distribuzione di spacing e shot creation, avere una macchina da punti come Herro fa tutta la differenza del mondo. I suoi 7.0 tentativi da tre punti di media a partita sono secondi solo a quelli di Duncan Robinson (8.7) in squadra, e la percentuale di conversione del 38.8% è molto significativa.

A questo si aggiungono, inoltre, letture importanti da passatore e una certa dose di playmaking secondario, che gli permettono sia di avere più responsabilità palla in mano, sia di convivere con profili come Butler e Lowry. Tutti fattori che fanno sì che, oltre al MIP, Herro sia uno dei candidati (forse il candidato) a Sixth Man of the Year.

Potete trovare la parte 2, con le delusioni di inizio stagione, cliccando QUI.