
Questo contenuto è tratto da un articolo di Shawn Windsor per Detroit Free Press, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Cade Cunningham ha ricevuto un arbitraggio da superstar lunedì sera al Madison Square Garden. Il che è stato sorprendente per chiunque ami i Detroit Pistons, perché Cunningham non ha ricevuto un fischio in tutta la stagione. Non altrettanto sorprendente è stata la reazione di New York. La prima è stata quella dell’allenatore dei Knicks, Tom Thibodeau, che ha suggerito senza ironia che la sua superstar, Jalen Brunson, meritasse gli stessi fischi di Cunningham. E poi dei sempre divertenti tabloid, uno dei quali ha accolto i suoi lettori martedì mattina con questo titolo: “PIST-OFF! I Knicks si lamentano degli arbitri dopo essere stati maltrattati da Detroit per pareggiare la serie“.
Capito? Pist? Come i Pistons? Serve un attimo per capire, ma le orecchie ancora fischiano. A quanto pare le celebrità fanno rumore quando non apprezzano le chiamate degli arbitri.
“Non me ne frega niente di come arbitrano la partita, purché sia coerente da entrambe le parti. Quindi, se Cunningham sta attaccando il ferro, c’è un contatto marginale e va alla linea del tiro libero, allora Jalen [Brunson] merita di andare alla linea allo stesso modo. È davvero così semplice”.
– coach Tom Thibodeau
Non è mai così semplice. A meno che non siate un allenatore che fa pressioni per un arbitraggio migliore nella prossima partita. In quel caso, sì, il messaggio deve essere semplice. I tifosi dei Pistons di vecchia data ricorderanno sicuramente l’allenatore dei Bulls Phil Jackson che si lamentava dei Bad Boys durante la serie Detroit-Chicago all’inizio degli anni ’90.
Non è una tattica nuova. Sarà efficace? Lo scopriremo in Gara 3. Quanto a ciò che è successo in Gara 2? Il contesto è importante. Eccone un po’: i Pistons hanno tirato 34 tiri liberi, i Knicks 19. Ma i falli? A New York sono stati fischiati 22 falli, mentre ai Pistons ne sono stati fischiati 24. Questo ci dice un paio di cose.
Uno, i Pistons sono stati più aggressivi nel mettere pressione al ferro. E due: i Knicks erano a caccia di falli in situazioni di non tiro, generalmente lontano dal canestro. Questo li ha portati in bonus relativamente presto nel quarto periodo, ma li ha tenuti lontani dalla linea del tiro libero nonostante i fischi arbitrali.
Dei del Flopping
Se si cerca un fischio invece di un tiro, questo accadrà. O almeno dovrebbe accadere. Il fatto che sia successo è un cenno agli dei del basket etico, se esistono. Attirare i falli fa parte del gioco di ogni giocatore esperto, ma cercarli prima di ogni altra cosa? È doloroso da guardare e può portare a serate come quella di lunedì.
Per anni, James Harden è stato il simbolo di questa recitazione in stile calcistico. E mentre la guardia dei Los Angeles Clippers si diverte ancora a fare un drammatico scatto all’indietro di tanto in tanto, nessuno finge un contatto come Shai Gilgeous-Alexander, l’interprete da Oscar di Oklahoma City e attuale favorito per l’MVP.
Brunson, però, merita almeno una nomination agli Oscar. Il playmaker dei Knicks è un ottimo giocatore, grintoso e intelligente allo stesso tempo, ma cerca falli senza sosta, come successo quando ha mandato Ausar Thompson a sedersi in panchina nel quarto periodo. Dopo aver subito il sesto fallo di Thompson con una finta sul perimetro – Brunson gli è saltato addosso – è caduto a terra. Ha alzato cinque dita e un pollice per segnalare l’uscita di Thompson dalla partita. Ha anche tratto in inganno Tobias Harris su un tentativo di tiro da tre punti, scagliandosi contro di lui dopo averlo spinto a saltare. La decisione corretta? Tecnicamente sì, Harris ha fatto un leggero balzo in avanti. Eppure, per qualsiasi osservatore obiettivo che abbia seguito la partita, è stato facile vedere un gioco abbastanza equo.

A Thibodeau non è piaciuta la disparità di tiri liberi del primo tempo: i Pistons ne hanno tirati 14, i Knicks due. Anche in questo caso, i Pistons sono stati più aggressivi verso il ferro. A guidarli è stato Cunningham, che ha segnato 20 punti nella prima frazione. Non è andato a caccia di falli, ha cercato tiri vicino al canestro, e questa aggressività è spesso premiata dagli arbitri. Si tratta di dare un tono alla partita.
Giocare e basta.
Come suggerito da Thibodeau, Cunningham ha raggiunto un paio di volte la linea di tiro libero con un contatto minimo. Ha attaccato e costretto gli arbitri a decidere. Raramente, però, si vede la stella dei Pistons scuotere la testa o agitarsi a terra. Sì, a volte gli arbitri sbagliano le chiamate. I Pistons ne hanno beneficiato, soprattutto perché hanno riempito di botte i Knicks per tutta la sera.
Cunningham, però, se lo sta meritando. Non per la reputazione, ma per il suo gioco. Ha cestinato la sua prestazione in Gara 1 e ha abbassato la testa in Gara 2. Questa è crescita. Ricordate l’allenatore dei Pistons J.B. Bickerstaff che parlava di imparare le lezioni? Cunningham ha imparato:
“Aveva già deciso cosa fare ed è stato un fuoriclasse. Voglio dire, è una superstar. E ha giocato la partita come una superstar. Ha capito quanto doveva essere aggressivo.”
– coach JB Bickerstaff
È tutta la stagione che si sta preparando per arrivare a questo momento. Fino a questi istanti, fino a questo palcoscenico, fino al punto in cui entra al Madison Square Garden e dice: “Fermatemi”. E poiché i Knicks non ci sono riusciti lunedì sera, Thibodeau sta cercando di fermarlo preventivamente lamentandosi con i media. Funzionerà? Considerando che allena uno dei principali cercatori di falli del gioco?
Assolutamente sì. È anche intelligente. Cade Cunningham è appena arrivato. Guardate i numeri dei tiri liberi durante la stagione regolare e non era nemmeno tra i primi 15 per tentativi a partita. Brunson invece era subito dopo Harden, Trae Young, Gilgeous-Alexander e Giannis Antetokounmpo – l’unico giocatore tra i primi cinque di questa lista che non finge regolarmente di subire fallo.
Dove si è classificato Cunningham? Diciassettesimo, tra RJ Barrett e Franz Wagner. Se continuerà a giocare – e ad attaccare – come in Gara 2, la prossima stagione scalerà la classifica, e se la sua crescente reputazione gli farà ricevere di tanto in tanto un fischio generoso, perché se lo sarà meritato.
Così come si sta guadagnando le ire di Thibodeau, il segno più sicuro che la giovane superstar dei Pistons è sulla buona strada.