FOTO: Ethan Miller

Questo articolo, scritto da Marc J. Spears per The Undefeated e tradotto in italiano da Giorgio Maria Marelli per Around the Game, è stato pubblicato in data 15 luglio 2019.


L’orda mediatica si è concentrata su di lui non appena è uscito il pronostico delle possibili scelte all’NBA Draft 2019, scrivendo appunti, scattando foto e filmando ogni sua mossa, come per nessun altro giocatore in palestra.


Ma, no, l’attenzione non era per Zion Williamson, la prima scelta assoluta del Draft NBA 2019, ma piuttosto per il rookie Rui Hachimura, chiamato dai Washington Wizards. Poteva infatti vantare ben 61 giornalisti giapponesi, provenienti da 21 diverse testate, che seguivano ogni sua mossa durante la Summer League di Las Vegs.

Si, avete letto bene. Summer League. (C’erano almeno 15 membri dei media che lo coprivano solo durante gli allenamenti in vista del campionato estivo dei Wizards del 6 luglio. Non durante una partita. Durante l’allenamento.)

“Ormai ci sono abituato, soprattutto dopo la chiamata al Draft. Era molto difficile passare dal parlare inglese al parlare in giapponese, ma adesso mi sono abituato”, ha detto Hachimura a The Undefeated. “Uno dei miei compiti è quello di rappresentare il Giappone. La gente vuole vedermi ora. Sono ovunque in questo momento sulle TV e giornali giapponesi. Lo sto facendo per il mio Paese e per i giovani che mi guardano.”

Vedere un così grande contingente mediatico giapponese che segue i giocatori MLB (baseball) in America è stato normale per un po’. Le star del baseball della Major League passate e presenti, da Hideo Nomo a Ichiro Suzuki, da Hideki Matsui a Yu Darvish e Shohei Ohtani, hanno risposto principalmente alle domande dei media nordamericani in inglese attraverso un traduttore e poi in giapponese con i loro media nativi. Ma non è così per Hachimura.

Hachimura ha imparato a parlare correntemente l’inglese mentre era a Gonzaga, principalmente ascoltando canzoni rap, guardando Netflix, giocando ai videogiochi e parlando con i suoi compagni di squadra.


FOTO: Jhon Locker/AP

“La differenza è che non uso un traduttore”, ha dichiarato Hachimura. “Ma è un bene per me, perché ho imparato la lingua e ora posso parlare in inglese o in giapponese senza problemi. Mi ha reso migliore perché ho dovuto far lavorare tanto la testa.”

L’ex guardia Phoenix Suns Yuta Tabuse, che ha giocato quattro partite NBA in carriera, e l’attuale guardia dei Memphis Grizzlies Yuta Watanabe hanno ricevuto anche loro molta attenzione da parte dei media giapponesi. L’ex allenatore dei Denver Nuggets, Jeff Bzdelik, ha ricordato di essere stato torchiato dai media giapponesi su Tabuse durante il suo breve periodo con la squadra, durante il training camp del 2003.

Hachimura, durante la sua ultima stagione da junior a Gonzaga, ha mantenuto una media di 19.7 punti e 6.5 rimbalzi a partita, aggiudicandosi il 2019 West Coast Conference Player of the Year. Selezionato con la nona scelta assoluta al Draft del 2019, Hachimura ha indossato con orgoglio una bandiera giapponese sulla sua giacca ed è diventato il primo giocatore giapponese a essere selezionato al primo turno.

“Rui è enorme in questo momento”, ha dichiarato il reporter Akiko Yamawaki di Kyodo News. “Ha telecamere che lo seguono ovunque. Non è presente solo nei programmi sportivi, ma anche sui principali notiziari televisivi. Penso che la maggior parte del Giappone sappia chi è. Quando si apre il giornale in Giappone, c’è sempre qualche notizia su di lui. Prima lo conoscevano solo gli appassionati di sport. Ora lo conoscono tutti”.

Ciò che fa sì che Hachimura abbia un impatto mediatico così grande in Giappone è che ha la possibilità di essere la loro prima star NBA. Ma forse l’aspetto più degno di nota di Hachimura è la sua combinazione genetica, cosa che non sempre è stata vista di buon occhio in Giappone. Sua madre è giapponese e suo padre è del Benin, Africa occidentale.

Yamawaki ha dichiarato a The Undefeated che non molto tempo fa i nativi giapponesi non accoglievano con benevolenza gli atleti birazziali. Negli ultimi anni questo trend è cambiato, tanto che anche il Giappone ha avuto le sue stelle birazziali, come, ad esempio, la campionessa di tennis Naomi Osaka, il lanciatore dei Chicago Cubs Yu Darvish, lo sprinter Abdul Hakim Sani Brown e la medaglia d’oro olimpica Koji Murofushi.

“Probabilmente prima, fino a circa sei anni fa, era diverso”, ha detto Yamawaki. “Ora lo stanno accettando e tutti i giapponesi sono orgogliosi di loro.”

Hachimura aveva già raccontato che spera di ispirare non solo i giovani giocatori di basket in Giappone, ma anche i bambini di razza mista che lottano con il razzismo, la discriminazione e i problemi di identità. Indossare un’uniforme NBA gli darà sicuramente la possibilità di farlo.

“Voglio sicuramente aiutarli, anche se non so ancora come riuscirci. Ma sono così felice di riuscire ad organizzare un camp o qualcosa di simile a casa, e anche qui. Ci sono un sacco di ragazzi giappo-americani qui, spero di poter aiutare anche loro.”

“E’ stato a lungo in questo tipo ambiente e ormai si trova a suo agio” – ha detto Tommy Sheppard, parte del front office dei Wizards. “La cosa più importante è dargli ciò di cui ha bisogno per avere successo in campo e fuori. Siamo sempre a verificare con lui che vada tutto bene e lui ci ha sempre confermato che è così. I nostri giocatori sono davvero impressionati dalla sua maturità e dalla sua capacità di bloccare ogni distrazione.”

Sheppard ha detto che i Wizards hanno scelto di draftare Hachimura, con i suoi 203 cm di altezza per 104 kg, perché hanno visto in lui “un grande potenziale”.

“È bravo, solido e composto per essere un giovane”, ha detto l’assistent coach Robert Pack, che ha militato per 13 stagioni in NBA. “Non ha giocato tantissimo a basket, ma è molto competitivo e gioca duro.”

Hachimura ha affrontato una pressione totalmente diversa da quella che sperimenta la maggior parte dei rookie. Rispondere alle domande separatamente per i media nordamericani e giapponesi è un evento quotidiano per lui. Ha già concluso accordi con alcuni brand e ha detto che all’orizzonte ci sono molte altre possibilità.

Per questo ventunenne, cresciuto nell’era dei social media, tutta questa attenzione fa parte del suo mondo.

“E ‘stato così da quando ero un bambino. Non è un grosso problema per me. Voglio essere il volto degli atleti giapponesi. Ecco perché devo farlo.”