“Alcuni collezionano scarpe, altri automobili, altri ancora orologi. Ma per ‘Durag BI’ non esiste altro oltre alle bandane”.

test alt text
FOTO: Getty Images

Questo articolo, scritto da Marc J Spears per The Undefeated e tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game, è stato pubblicato in data 25 marzo 2020.


King James, The Greek Freak, The Beard, The Brow, Dame DOLLA: questi sono solo una parte dei tanti soprannomi inconfondibili dell’NBA. Ed ora, a New Orleans, ne sta prendendo piede un altro: “Durag BI”.


“Ho sentito alcuni chiamarmi Durag BI un paio di volte durante le partite e gli allenamenti”, ha affermato Brandon Ingram, che in questa stagione abbiamo visto con una vasta gamma di bandane in testa. “Potrebbe diventare la mia impronta definitiva, visto che, escludendo qualche partita, non giro mai con i capelli al vento”.

Negli Stati Uniti le bandane sono diventate popolari a partire dalle celebrità hip hop del calibro di Jay Z, Nelly, 50 Cent, Ja Rule ed Eminem, fino ad arrivare a Denzel Washington, che ne ha indossata una in “Training Day”. E la bandana non è mancata nemmeno nello show televisivo “Atlanta”, dove un personaggio ne ha indossata una prima di un colloquio di lavoro per mettere in risalto il suo look. Nell’NBA, uno di quelli ad averne indossata una è stato l’Allen Iverson dei tempi d’oro; oggi, invece, non è raro vedere LeBron James con una bandana addosso in allenamento.

Ingram ha detto di utilizzarle fin da bambino per tenere in ordine i capelli. Così facendo, sua nonna ha rivisto in lui lo zio, anch’egli abituato a indossarle.

“Lo faccio per i miei capelli, per mantenerli bassi. E le mettevo anche da piccolo, quando avevo le treccine, per non scompigliare la mia acconciatura”

Recentemente Ingram, ventiduenne approdato ai Pelicans in estate, si sta mettendo sotto i riflettori grazie alle sue medie di 24.6 punti (con il 39% da tre), 6.3 rimbalzi e 4.3 assist a partita, numeri che gli sono valsi la prima convocazione all’All-Star Game e che rappresentano tutti career high. Essendo nativo di una piccola città prevalentemente di popolazione nera come Kinston, North Carolina Ingram sembra trovarsi meglio a New Orleans rispetto a Los Angeles, città dove ha trascorso i suoi primi tre anni di carriera NBA.

“A New Orleans mi sembra di essere a casa: tutti sono genuini e tutti noi veniamo trattati alla stessa maniera. Poi, il cibo è buono e i servizi sono ottimi, proprio come a Kinston.

test alt text
FOTO: The Undefeated

In Canal Street, una delle vie principali della città, si può trovare di tutto: Gumbo (piatto tipico della Louisiana), auto, parate, daiquiri, abbigliamento da uomo, un museo di insetti, souvenir, concerti, gruppi musicali e molto altro. Ma quando Ingram è arrivato in città, si è subito recato nel Diva Beauty Supply con un solo obiettivo: comprare bandane in massa: “E’ proprio qui a New Orleans che ho comprato la maggior parte delle bandane che possiedo”.

Ingram ha parlato di questo negozio, che vende più di 20 marche diverse di bandane, tutte bloccate per evitare furti.

“In giro per Los Angeles è davvero impossibile trovare negozi che ne vendano. Quando sono andato a Canal Street, invece, ho notato molte somiglianze con la mia città d’origine. E quando ho visto tutti questi negozi, sono subito entrato per vedere cosa avessero”.

Il proprietario del Diva Beauty Supply, Akram Abdul, segue occasionalmente la pallacanestro, e non ha riconosciuto il ragazzo di 2.04 metri che entrava nel suo negozio a settembre.

“E’ bellissimo il fatto che sia venuto qui, ma io non lo conoscevo, e lui non mi ha solo detto che era un cestista. Anche un vecchio allenatore dei Knicks era venuto qui due volte, e gli avevo fatto prendere tutto gratis per il piacere di averlo visto… ma in questo caso non ho capito che questo ragazzo era un giocatore dei Pelicans”.

Dopo il disastro della costruzione dell’Hard Rock Hotel accanto al negozio, che ha causato la morte di alcuni lavoratori, Ingram non si è più recato al Diva Beauty Supply. Abdul, nel frattempo, gli ha promesso di regalargli qualcosa la prossima volta che lo vedrà. “Non vedo l’ora di rivederlo e di farmi una foto con lui”.

Ingram ha dichiarato di possedere già almeno 100 bandane, che seleziona accuratamente prima delle trasferte.

“In casa le si trova in ogni angolo. Ne avrò almeno un centinaio, ma non so il numero esatto. Per le trasferte, mi assicuro di averne una per ogni colore: in media, ne porto con me una ventina”.

La sua preferita è una bandana su misura portata in dono da sua sorella, Brittany Callender.

“A Natale me ne ha regalata una rossa e blu, come i colori della squadra. Da un lato c’è scritto ‘Humble Beast’, dall’altro le iniziali del mio nome. Non me lo aspettavo, è stato uno dei regali migliori”.

test alt text
FOTO: NBA.com

I compagni sono impressionati dalla sua collezione, tanto che alcuni hanno anche ammesso di non averlo mai visto due volte con la stessa bandana addosso. La point guard Lonzo Ball non ha fatto mancare il suo pensiero:

“Ne avrà più o meno 200, ma ogni volta arriva con una diversa… è probabilmente quello a possederne di più nella Lega, non posso competere con di lui”.

Anche Derrick Favors, infine, si è espresso a riguardo:

“Ne ha di ogni colore, di ogni texture, e non so da dove le abbia prese tutte. Sembra che, a seconda di come si sente in una determinata giornata, ne indossi una diversa. Nemmeno io l’ho visto due volte con la stessa in testa. E’ il suo segno caratteristico: alcuni collezionano scarpe, altri automobili, altri ancora orologi. Ma per ‘Durag BI’ non esiste altro oltre alle bandane”.