Il lungo ricordo di Paul George del bruttissimo infortunio subito nell’estate del 2014, che ha segnato uno spartiacque nella sua carriera

Come abbiamo ormai imparato, gli infortuni fanno parte del gioco, anche quelli lunghi. Quanto successo a Paul George anni fa, però, va ben oltre l’ordinario.

Le immagini le ricordiamo tutti, con una partitella di preparazione di Team USA per i mondiali 2014 diventata tragedia in qualche secondo, e una carriera in rampa di lancio messa in serio pericolo da una caduta andata per il verso storto.

Nonostante i dubbi, George si è ripreso, è tornato in grande stile ed ha continuato a giocare a livelli da All-Star, agli Oklahoma City Thunder prima e ai Los Angeles Clippers poi.


Per farlo, il numero 13 ha dovuto affrontare mesi estremamente complicati di riabilitazione, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Ne ha parlato ai microfoni di JJ Redick, nel podcast “The Old Man and the Three”:

Ho dato tutto me stesso.

Quando è successo, c’era una componente emozionale enorme. Ero al top della mia carriera, avevo l’opportunità di giocare per il mio Paese, dopo aver giocato una serie Playoffs contro LeBron. Pensavo davvero stesse arrivando il mio momento, avevo tanta fiducia.

Poi mi sono infortunato, sono finito nell’ignoto. Pensavo continuamente “Tornerò a giocare? Sarò lo stesso?”. C’erano un sacco di cose nella mia testa

La riabilitazione è stata brutale. Sono stato all’ospedale per una settimana, ma è quando sono tornato a Indiana che ho capito quanto sarebbe stato duro. Ricordo che in certi giorni volevo semplicemente essere cancellato dal mondo, non volevo che nessuno mi parlasse. Era molto doloroso, giorno dopo giorno. Dovevo fare la stessa cosa noiosa ogni giorno per tipo un mese o più, come un robot. Volevo mollare tutto.

Menomale che il trainer mi ha tenuto in carreggiata