
Questo contenuto è tratto da un articolo di Vishwesha Kumar per Fadeaway World, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Tracy McGrady di recente è andato virale con un’affermazione azzardata su LeBron James durante un’apparizione al podcast del Makeshift Project, affermando che il quattro volte MVP verrebbe “distrutto” in delle sfide uno-contro-uno contro le stelle NBA di oggi. Sebbene T-Mac abbia esordito mostrando rispetto per la longevità e la grandezza di LeBron, la sua affermazione si è rapidamente spostata in territorio controverso, tentando di rispondere alla domanda su chi sia il migliore di sempre in uno-contro-uno:
“Penso che LeBron sia stato fantastico per 22 anni. Ed è stato il miglior giocatore di basket per, sai, Dio solo sa quanto tempo. Ma se lo metti in uno-contro-uno? Penso che verrebbe distrutto. Sì, penso che verrebbe fatto a pezzi da quelle stelle che fanno parte dell’NBA adesso. E sono sicuro che LeBron direbbe lo stesso. Perché il suo gioco è naturalmente costruito per la pallacanestro cinque contro cinque, non è un giocatore da uno-contro-uno. Kobe è un giocatore di basket uno-contro-uno, Kyrie è un giocatore di basket uno-contro-uno, James Harden… questi ragazzi sono giocatori di basket uno-contro-uno. E LeBron non può farci nulla. Quindi non so rispondere alla domanda, ma so che nominiamo sempre i grandi nomi, quando ci sono alcuni giocatori là fuori a cui non si pensa che sono grandiosi in uno-contro-uno.”
McGrady non si è fermato qui. Ha poi spiegato che lo stile di gioco di LeBron è fondamentalmente orientato alla squadra – basato sulla lettura del campo, sul facilitare e sull’esecuzione della giocata giusta – piuttosto che su una mentalità di scoring solitario.
Si tratta di un’opinione che ha immediatamente scatenato il dibattito nel mondo NBA. Da un lato, McGrady non ha torto nel dire che LeBron prospera in un ambiente di squadra: l’essenza della grandezza di James è sempre stata legata alla sua versatilità, al suo QI cestistico e alla sua capacità di elevare tutti coloro che lo circondano. È un treno merci di 206 centimetri che può gestire l’attacco, presidiare ogni posizione e smistare passaggi perfetti in qualsiasi momento. Questo tipo di gioco non si traduce sempre o spesso in un isolamento uno-contro-uno, soprattutto a 40 anni.
Tuttavia, l’idea che verrebbe “distrutto” nelle sfide uno-contro-uno, soprattutto pensando a quando era nel fiore degli anni, sembra un’esagerazione. Mentre giocatori come Michael Jordan, Kobe Bryant, Kyrie Irving e Kevin Durant possono essere esteticamente più adatti al gioco iso grazie al loro palleggio e al tiro, LeBron non è da meno nelle situazioni di isolamento. Nel suo periodo di massimo splendore (e anche adesso, a dire il vero) era in grado di arrivare a canestro a piacimento, di bullizzare i difensori più piccoli e di punire quelli più grandi con tiri da fuori. La sua miscela di forza, velocità e rapidità di piedi lo rendeva un incubo da difendere nello spazio.
È anche importante notare che il gioco uno-contro-uno di LeBron, pur non essendo così “appariscente” come quello di Kyrie o Harden, è stato devastante. La sua media realizzativa in carriera è di oltre 27 punti a partita, ed è salito al numero uno della classifica dei marcatori di tutti i tempi senza bisogno di uno stile fortemente iso-centrico. Lo stesso T-Mac ne ha avuto un assaggio quando James era ancora un rookie: McGrady ha vinto, ma James gli ha tenuto testa, eccome, in un’era molto diversa da quella attuale.
I commenti di McGrady comunque hanno un peso se si considera l’età di LeBron oggi. A 40 anni e all’anno 22, non è più esplosivo e veloce come un tempo. Quindi è comprensibile che nell’uno-contro-uno le stelle più giovani, con una rapidità d’élite e palleggio preciso al millimetro, siano avvantaggiate. Ma suggerire che sarebbe dominato o incapace di competere, soprattutto a livello generale, sottovaluta quanto LeBron sia stato fisicamente e mentalmente travolgente per due decenni.
Alla fine, il commento di McGrady potrebbe essere più un riflesso di come stili diversi si adattino a formati diversi, piuttosto che una vera e propria critica alle capacità di LeBron. Cinque contro cinque? Nessuno è migliore da più tempo. Uno-contro-uno? Se ne può discutere, ma non bisogna escludere il Re.