
Questo contenuto è tratto da un articolo di John Volta per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.
Per il momento sembra ancora presto, ma in realtà la Stagione NBA 2024/25 è più vicina di quanto si possa immaginare. Il College Football ha già tagliato i nastri d’avvio, con la NFL a seguirla a ruota a breve. Le settimane scorrono rapide sul calendario, avvicinandosi all’autunno, e la contesa d’inizio stagione NBA giungerà più rapida della DeLorean a Hill Valley il 25 ottobre 1985. Detto questo, è tempo di approfondire il discorso sulla prossima stagione dei Phoenix Suns e di ciò che la Regular Season può avere in serbo per la franchigia dell’Arizona. Giunti a questo punto si può già intravedere che sorte attende i Suns? Le mosse effettuate in estate li renderanno davvero una contender? Giocatori come Bol Bol riusciranno a compiere lo step successivo e sfruttare tutto il loro potenziale latente? Nel compiere queste previsioni si punterà non soltanto ad ipotizzare. Si setaccerà il terreno alla ricerca di indizi, per definire quanto più verosimilmente possibile il destino dei Phoenix Suns e della loro ricerca di vittoria.
1) I Suns finiranno con un record di 2-2 la Emirates NBA Cup
La scorsa stagione è stata quella inaugurale per quanto riguarda l’NBA In-Season Tournament. Oggi, un anno dopo, il torneo ha ottenuto una delle più grandi sponsorizzazioni: si chiamerà, infatti, Emirates NBA Cup, ed i Phoenix Suns si sono ritrovati, loro malgrado, in un arduo e combattuto Gruppo B.
Sulla carta Utah Jazz, San Antonio Spurs e Los Angeles Lakers sono avversari abbordabili per i Suns. Ma la storia ha insegnato che Phoenix ha un feeling particolare con i flop nelle partite più “normali”. Infatti, una sconfitta randomica contro gli Spurs ha definito in maniera soddisfacente e completa l’essenza dei Suns della scorsa stagione. La presenza degli Oklahoma City Thunder all’interno del Gruppo B lo rende molto più competitivo. Molti prospettano già come andrà a finire: i Suns andranno sul 2-2 – e tutti ascolteranno i commenti di Kevin Durant su quanto poco contino queste partite. Per quanto KD possa aver ragione, è pur vero che una vittoria in più raccolta qui e là avrebbe fornito alla franchigia dell’Arizona un miglior piazzamento finale in vista dei Playoffs, la scorsa stagione – perciò, anche vincere contro gli Spurs sarebbe stato un vero e proprio bene per Phoenix. La NBA Cup dell’anno scorso è valsa qualcosa solo per i Los Angeles Lakers, che l’hanno alzata al cielo. Ma dopo Natale, a prescindere dal risultato, l’attenzione generale tornerà sulla Regular Season NBA.
2) Bradley Beal andrà a finire in panchina
Molti hanno sponsorizzato quest’ipotesi già l’anno scorso, quando si è trovato a giocare in uscita dalla panchina di ritorno da uno degli innumerevoli problemi fisici. E non sarebbe la fine del mondo se Bradley Beal dovesse giocare in uscita dalla panchina. Non si tratta di far parte del quintetto o sedersi in panca. Conta stare in campo nei finali di partita – e quando la palla pesa di più. Ma data la quantità di talento in possesso dei Phoenix Suns, avere Beal in campo con la bench unit dovrebbe rendere più omogeneo il carico offensivo lungo tutto il corso della partita. La franchigia dell’Arizona non ha molti giocatori capaci di creare da soli le proprie occasioni all’interno del roster, specialmente per quanto riguarda la second unit. Inserirvi Bradley Beal potrebbe rendere gli uomini allenati da coach Mike Budenholzer una vera minaccia offensiva. Inoltre, Beal potrebbe diventare un outsider nella corsa al premio di Sixth Man of the Year. Chiaramente, prima di tutto Beal in prima persona dovrebbe accettare ed abbracciare l’idea. Poi chissà. Se non dovesse accettarla è probabile possa chiedere la trade, che non sarebbe di certo la peggior notizia nel registro dei Phoenix Suns.
3) Tyus Jones condurrà la classifica della Pacific Division degli assist a partita
Aggrada? Non si può certo estendere il discorso all’intera lega. Non sarebbe realistico. Ma confinando tale ipotesi solo alla Pacific Division? Beh, diventa molto più realizzabile. La mole di talento attorno a Tyus Jones è tra le migliori con cui sia mai sceso in campo durante la sua carriera in NBA. Devin Booker, Kevin Durant, Bradley Beal – se e quando deciderà di “retrocedere” in second unit. Questi shot maker sono tra i migliori in circolazione in condizioni wide open per colpire con i loro jumper. Con Tyus a dirigere le offensive, questa sarà la situazione in cui si troveranno più di frequente. La scorsa stagione i Big Three hanno dovuto anche fungere da facilitatori offensivi. Quest’anno saranno più liberi di sfoderare le loro abilità balistiche. Jones ha messo a referto il career-high di 7.3 assist di media l’anno scorso, con indosso la canotta dei Washington Wizards, ma si troverà a competere contro dei mostri sacri nel condurre la classifica degli assist in Pacific Division: rivaleggerà con LeBron James, 8.3 assist di media, James Harden (8.5), in quello che sembrerebbe il party privato in cui suona la melodia di LeBron. Ma Jones potrebbe avere ancora qualche asso nella manica.
4) Ryan Dunn non farà parte delle rotazioni

Le possibilità che Ryan Dunn riesca a rientrare nelle rotazioni dei Phoenix Suns quest’anno sono più basse di quelle di un buzzer-beater da centrocampo. Innanzitutto perché coach Mike Budenholzer non è rinomato per stendere il tappeto rosso ai piedi dei rookie. Di solito concede a un veterano le chiavi offensive della squadra piuttosto che a un rookie dal viso pulito, che sta ancora apprendendo l’A-B-C della NBA. Lo storico di Coach Bud ricorda che, a meno che non abbia avuto a che fare con giovani del calibro di LeBron James, i rookie hanno trascorso molto più tempo in panchina che sul legno del parquet – ed è molto probabile che avvenga anche adesso, visto l’attuale roster dei Phoenix Suns. E parlando del roster dei Suns, la competizione per Dunn è davvero parecchia. La second unit della franchigia dell’Arizona è come una scatola di sardine. In una squadra in corsa per il Titolo NBA è arduo pensare che coach Budenholzer possa optare per un rookie in luogo di un professionista affermato, a prescindere da quanto il giovane talento sia promettente. Sembrerebbe quasi come un bambino voglioso di sedersi al tavolo degli adulti nel Giorno del Ringraziamento. Buona fortuna, Ryan. Inoltre, va considerata la curva d’apprendimento: la NBA non è solo “un passo in più” rispetto al college, ma un vero e proprio nuovo stile di gioco. Dunn è stato davvero brillante in NCAA, ma la NBA è più rapida e più fisica, ed il playbook di Coach Bud non è di facile comprensione. Si tratta di una narrativa fitta arricchita da un lato composto da calcoli matematici. E mentre Dunn sarà occupato a poterlo comprendere ed apprendere, Budenholzer gli starà probabilmente preferendo qualcuno già acclimatato ai suoi dettami tecnico-tattici. Con i Suns in modalità “win-now”, ogni partita avrà maggior valore. Coach Budenholzer, probabilmente, confiderà su chi ha già esperienza.