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Questo contenuto è tratto da un articolo di Aaron Dodson per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Isiah Thomas ne ha ancora qualche paio messe via in casa sua. L’Hall of Famer dei Detroit Pistons non ha avuto un grandissimo rapporto con le sneakers e non pare intenzionato ad averne in futuro. Ma certamente gli ricorderanno il periodo migliore della sua carriera, ed un’audace chance provata insieme a un brand di footwear per provare a lasciare il suo segno nel mondo del basket. “Ricordi.”. Ha dichiarato lo stesso Thomas, oggi dell’età di 64 anni, delle scarpe nel suo armadietto della Stagione 1989/90. Non erano Converse, Nike o Adidas. Erano delle Puma. Proprio così: Isiah Thomas, il leader dei Bad Boys dei Detroit Pistons e membro dei 50 NBA Greatest Players of All Time, è stato sotto contratto con la compagnia d’indumenti sportivi tedesca. Ha indossato le scarpe da basket della Puma sul campo di gioco, ed anche durante la vita quotidiana. Erano le scarpe che indossava quando è stato eletto MVP delle NBA Finals 1990, dopo che i Pistons avevano sconfitto i Portland TrailBlazers vincendo il Titolo NBA in back-to-back. 


“Ho vinto parecchie partite indossando le mie Puma. I miei ricordi più cari sono con addosso le Puma: vincendo un Titolo, versandomi lo champagne in testa. Distruggevo i miei avversari con loro ai piedi.”

Isiah Thomas

Ma l’era di Isiah Thomas con le Puma fa parte di un periodo oramai quasi caduto nell’oblio: amata, ma di breve corso, la partnership è durata soltanto per una stagione. 

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Circa 30 anni dopo il brand ha delle difficoltà a trovare rilevanza all’interno del mondo del basket. Nelle ultime decadi sono state poche le stagioni che hanno visto il marchio Puma in NBA – e le cose non sono state brillanti sin dall’inizio, con Jay-Z come direttore creativo delle ringiovanita sezione cestistica. “Non potrei chiedere un partner migliore per la visione che stiamo costruendo.”. Ha dichiarato Adam Petrick, al servizio della Puma dal 1999, quando è stato assunto come web content manager. Oggi è il Global director del brand e marketing. “Jay-Z è un partner finanziario saggio che comprende come funziona il mercato. Ed è certamente autorevole circa la cultura che circonda il gioco.”. @PumaHoops ha presenza forte sui social media, possiede il proprio jet privato ed ha appena lanciato le nuove sneakers, le Clyde Court Disrupt, ispirate dalla vera icona Puma, Walt “Clyde” Frazier, che ha un accordo a vita con la compagnia siglato nei primi anni 70′. C’è una nuova generazione di cestisti Puma che svolge il ruolo di brand ambassador: Skylar Diggins-Smith, Deandre Ayton, Marvin Bagley III, DeMarcus Cousins, Rudy Gay, Danny Green, Kevin Knox, Michael Porter Jr., Terry Rozier e Zhaire Smith. Si tratta di team molto sostanzioso: 5 delle prime 16 scelte al Draft 2018, incluse 2 scelte top; 2 veterani NBA ed una 4 volte All-Star WNBA. Un Big Man capace di tornare al meglio dopo un grave infortunio, ed infine una point guard proveniente da Beantown, che ha firmato col brand dichiarando: “Non esiste nient’altro che la Puma.”.

Il numero di cestisti NBA con indosso le Puma è più alto che mai. Si sono uniti alla Puma Basketball Family, che ha una storia più profonda e allettante di quanto si possa immaginare. Come Converse, Nike, Adidas e Reebok ha iniziato a fare le sue prime apparizioni sul parquet negli anni 70′ e fino ai 2000 la Puma ha messo i suoi prodotti ai piedi di vari Hall of Famer e campioni mondiali, ed una volta ha persino provato ad annoverare un detentore di record nello scoring tra le sue fila. Le Puma hanno aggraziato i piedi delle squadre di High School, delle sfide di college ed anche NBA Slam Dunk Contest. Sono stati messi nero su bianco contratti con chiunque, dal più alto giocatore in NBA ad una leggenda volante, un fenomeno della University of North Carolina che l’azienda sperava avrebbe cambiato le sue sorti cestistiche. “Il nome della Puma è ben noto come un leader nel mondo degli sport.” – Come ha affermato Vince Carter nel 1998 – “E proverò a rendere questo nome ancora più rinomato sul parquet.”. La Puma ha provato varie volte a legarsi ai più grandi nomi nel mondo del basket. Perciò, perché-non ha mai davvero funzionato?

“Jay-Z è stato davvero molto influente. Si è trattato della persona che ci ha detto: “Tutto gira attorno a Clyde.. Bisogna tornare alle origini e far ripartire tutto da capo.”

Adam Petrick

Tutto ha avuto inizio nel 1973, quando Frazier non solo è divenuto la prima grande firma della Puma, ma anche il primo giocatore di basket ad avere le proprie sneakers. In quel periodo Frazier aveva vinto 1 Titolo e stava per vincerne un altro, mettendo a referto una media di 21.1 punti, 5.9 assist ed un career-high di 7.9 rimbalzi a partita durante la Stagione 1972/73, essendo la point guard ed All-Star dei New York Knicks. Prima delle Air Jordan c’erano le Puma Clyde. Frazier voleva una scarpa che fosse ampia, leggera e creata con abbastanza suola interna. Il brand ha seguito i suoi desideri ed ha creato un prodotto senza precedenti: il nickname di Frazier, Clyde, spiccava scritto in corsivo sotto il logo del brand sulla parte esterna di ogni scarpa – dando loro il nome di signature sneaker. A tal proposito, Frazier ha dichiarato quanto segue.

“Per me è stato un grande viaggio nel mio ego. Perché ero l’unico atleta di qualsiasi sport ad avere un paio di scarpe con il suo nome.”

Walt Frazier nel 2015

Ma, già prima che Walt Frazier presentasse al pubblico le sue sneakers al Madison Square Garden, la gente per le strade di New York City girava con indosso un paio di Puma.

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“Tornando alla mia infanzia, la Puma aveva un certo appeal per la gente che giocava a basket nei parcheggi.”. Queste le parole del leggendario DJ, produttore cinematografico e collezionista di sneakers, Bobbito Garcia, 57 anni, autore del rinomato libro del 2003 Where’d You Get Those? New York City’s Sneaker Culture: 1960-1987. “Mi sono imbattuto in alcune foto d’archivio di Rucker Park nel 1971 e nel 1972 ed ho visto giocatori con indosso le Puma a competere in uno dei più grandi palcoscenici outdoor di quell’epoca.”. Frazier ha catapultato la Puma nei più grandi palcoscenici indoor, indossando le Clyde quando lui e Willis Reed conducevano i New York Knicks alla vittoria di un Titolo contro Wilt Chamberlain, Jerry West ed i Los Angeles Lakers alle NBA Finals 1973. Le Clyde si sono distinte come uno dei paia di sneakers più influenti della storia – una scarpa che, dopo esser stata abbracciata dalla cultura hip-hop, ha avuto la massima diffusione nel mondo del basket. Era l’epitomo dello stile e dell’essere cool. Tutti, dai giocatori ai ballerini di break dance volevano il loro paio di Puma – e Frazier è stato uno dei motivi principali. Il 2 volte Campione NBA Wes Matthews, 59 anni, ha fatto alcune dichiarazioni al riguardo, avendo vestito Puma dal 1984 al 1986.

“Sono stato un fan di Frazier sin da quando ero un bambino. Alla High School ho indossato la canotta #10 come lui. Volevo possedere una Rolls Royce come lui .. E persino indossare cappotti con pelliccia come lui. Volevo essere un giocatore come Clyde. Mi ha coinvolto davvero molto nel mondo della Puma.”

Wes Matthews

Subito dopo il debutto delle Clyde nel 1973, la Puma ha messo sotto contratto George McGinnis, Campione ABA in back-to-back con gli Indiana Pacers ed MVP dei Playoffs 1973. Nella prima sfida in cui giocò McGinnis, introdotto alla Hall of Fame nel 2017, con indosso un paio di Puma, le scarpe non riuscivano a contenere il piede del Big Man alto 203 centimetri e dal peso di 102 Kg. Al suo secondo tocco durante la partita ne ha strappata una. “Trovo le scarpe molto rigide.”. Ha rivelato poi McGinnis ad Indianapolis News. “Quando faccio un taglio, si strappano.”. Ha terminato la gara con ai piedi una Puma e nell’altro una Converse. “Dovresti vestire Puma?”: era Bobby Jones, 8 volte NBA All-Defensive First Team con le canotte di Denver Nuggets e Philadelphia 76ers, posando per un manifesto del 1978, promuovendo le Puma Super Basket. “Tutto ciò che posso darvi è la mia opinione.”. Tuttavia, dal 1979 Jones ha cambiato brand, passando ad Adidas. Nel 1980 Frazier si è ritirato. Reduce da un titolo MVP dell’All-Star Game ed un Titolo NBA con i Boston Celtics nel 1981, Nate Archibald, detto Tiny divenne il più importante partner della Puma. Come Jones, tuttavia, Archibald è durato una sola stagione all’interno del brand tedesco. Spoiler: i contratti super-corti hanno perseguitato il cammino della Puma per decenni. Ma questo trend è variato a metà degli anni 80′, quando il brand ha iniziato a sfoggiare tra le sue fila giocatori del calibro dell’ala piccola dei Nuggets, Alex English. Durante la Stagione 1982/83 nessuno sapeva buttare dentro il pallone come l’ala alta 200 centimetri, capace di scendere in campo in tutte e 82 le partite di Regular Season con una media di 28.4 punti, vincendo il titolo di giocatore più prolifico della lega. L’efficienza di English ha attirato l’attenzione della Puma, che lo aveva già attratto in precedenza con un accordo per la scarpa Pony. English, oggi 70 anni ed 8 volte All-Star ed Hall of Famer, ha commentato il suo accordo con la Puma, avendola rappresentata dal 1983 al 1987 tra i volti del Puma Sky II.

“La Puma non aveva bisogno di vendermi troppo. I Nuggets di allora, beh eravamo davvero.. leggeri. Spingevamo il pallone rapidamente sul parquet. E correvamo. Perciò ho visto le mie Puma come l’animale che erano – portandomi avanti e indietro sul rettangolo di gioco. Adoravo le mie Puma molto più di quanto adorassi le mie Pony.”

Alex English

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Nello stesso anno in cui English ha iniziato a vestire le Puma gli Houston Rockets hanno scelto Ralph Sampson con la loro pick #1 al Draft 1983. Sampson, 223 centimetri, aveva avuto dei precedenti indossando le PRO-Keds sia alla High School che alla University of Virginia. Ma, come ricordato dallo stesso Sampson durante un’intervista nel corso della Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, alla quale è stato introdotto nel 2012, la PRO-Keds mise in atto una pausa nella produzione delle sneakers. La Puma ha perciò accolto Sampson, rendendolo il profilo più in vista del brand da quando Frazier era stato messo sotto contratto. Ma c’era un problema: la Puma non produceva scarpe della sua gigantesca taglia 53. Perciò il brand ha dovuto produrre dei prototipi, che Sampson ha vestito durante il corso della sua stagione da rookie, incluso il suo inaugurale NBA Slam Dunkest Contest 1984.Gli esclusivi prototipi di Sampson, alcuni dei quali venduti all’asta nel corso degli anni, sono divenuti le sneakers con le quali le Puma hanno inondato il mercato senza sosta. Una pubblicità di metà anni 80′ parlava del rilascio di “7 nuove signature shoes di Ralph Sampson da parte della Puma.”. Già, davvero 7 paia in una volta sola. E, come per Frazier, il centro dei Rockets ha presto ottenuto una scarpa con il suo nome: le Puma Ralph Sampson

“Ho indossato le Ralph Sampson per tutto il tempo alla High School. È il miglior paio di scarpe da basket che abbia mai indossato.. fino ad oggi. Anzi, fatemi riformulare: è la miglior scarpa da basket mai fabbricata.”

Cedric Ceballos

Cedric Ceballos si è unito al brand nei primi anni 90′, mentre giocava per i Phoenix Suns. Il contratto di Sampson con la Puma gli ha fruttato approssimativamente $400,000 dal 1984 al 1989. “Ralph ha ricevuto un mega contratto.”. Ha affermato Petrick. “È stata la prima volta che un giocatore venisse pagato così tanto per un endorsement.”. Dopo Sampson, un ventunenne di nome Michael Jordan, la scelta #3 in assoluto al Draft 1984 proveniente dalla University of North Carolina, ha firmato un contratto con la Nike da $500,000 l’anno per 5 anni. Durante la Stagione 1984/85, Wes Matthews ha iniziato in quintetto 38 partite da point guard per i Chicago Bulls, quando era compagno di squadra e di backcourt del giovane MJ, il quale debuttava con le sue iconiche Air Jordan 1. Ai piedi di Matthews; Puma Sky LX. Matthews ha poi rivelato quanto segue.

“Ho giocato alcune delle mie migliori partite quando vestivo le Puma al fianco di Michael Jordan. Sono stato orgoglioso delle mie Puma. Mi assicuravo che fossero ben pulite ogni giorno. Mi accertavo che mi consegnassero qualche paio extra che avrei portato con me, in caso le mie si rovinassero o si rompessero. Pensavo cose come:” Ok, sto indossando una delle più cattive scarpe d’America.”

Wes Matthews

E Matthews non era il solo a pensarla così.

“Le Sky LX, su salti e atterraggio, sono state le scarpe più performanti che la Puma avesse fatto fino ad allora. La suola in poliuretano, i cuscinetti sulla caviglia.. Le Jordan 1 impallidivano al confronto con le Puma Sky LX, che era semplicemente una scarpa migliore per giocare.”

Bobbito Garcia

Con un grande prodotto ed un buon piazzamento dello stesso sul mercato, la Puma ha iniziato ad assaporare una rinascita nel mondo del basket. “Giocavo al fianco di Jordan, che veniva multato ad ogni partita per aver indossato le sue scarpe.”. Ha affermato Matthews, che poi ha continuato: “Otteneva un sacco di pubblicità. Perciò pensavo che anche la Puma avrebbe ottenuto parecchia pubblicità, ed il brand sarebbe decollato.”. Matthews aveva ragione. English, Sampson e poi l’ala grande dei Milwaukee Bucks, Terry Cummings sono scesi in campo tutti all’All-Star Game 1985 con indosso un paio di Puma. Sampson è stato eletto MVP con il game-high di 24 punti e 10 rimbalzi. “Stiamo parlando di 3 atleti molto forti.”. Ha affermato English, che ha ricordato anche un tour durante la off-season a Monaco e Madrid con Sampson e Cummings, per conto del brand. “Abbiamo fatto in modo che si rispettasse maggiormente la Puma. La gente ci vedeva ogni sera, e ciò ha portato parecchi altri ragazzi sulla lista.”. Manute Bol, 231 centimetri, detiene il record (insieme a Gheorghe Muresan) di giocatore più alto nella storia della NBA, ed ha indossato le Puma per un breve periodo nel 1985. Il brand ha inoltre lavorato come fornitore ufficiale del marchio McDonald’s All American Game nel 1986, ed è divenuto lo sponsor di calzature sportive nei college di tutta la nazione, inclusi Boston College, Cleveland State, DePaul, UCLA, Villanova e Wake Forest.

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“Ho sempre adorato le Puma, lo stile ed il look, avendo giocato con loro ai piedi sin da UCLA.”. Ha raccontato l’Hall of Famer ed analista su NBA on TNT, Reggie Miller. “Ho sempre pensato fossero lucenti, ed avanti per la loro epoca.”. La Puma ha inoltre aggiunto alle loro fila anche il compagno di Cummings ai Bucks, Paul Pressey – che ha indossato le Puma al Dunk Contest 1986 -, l’ala dei Los Angeles Lakers, A.C. Green, e l’ala grande dei New Jersey Nets, Buck Williams. “In quel periodo la Puma era aggressiva, ed in piena ascesa.”. Ha affermato Petrick. “Dato ciò che è avvenuto dopo e quanto avrebbe poi dominato la Nike in termini di marketing sportivo.”. La Puma Basketball stava diversificando. Ma, secondo una ricerca internazionale che includeva anche una storia narrata dal Chicago Tribune nel luglio del 1986, il brand possedeva solo il 5.6% dei guadagni del mercato delle sneakers nell’ultima parte del 1985, poco se paragonato al 46.3% della Nike ed al 17.4% della Converse. “Nike e Converse erano come i bulli del quartiere.”. Ha ricordato Isiah Thomas, uno dei partner della Converse dal 1981 al 1989. “Nessuno poteva davvero sconfiggerli.”. Che fosse per la reale forza dei competitor, per il perdurare dei problemi con le scarpe, errori nella produzione di design oppure una combo di tutti questi fattori, la rinascita della Puma avvenuta nei primi anni 80′ ha subìto una battuta d’arresto. Volgendo a fine decennio i maggiori atleti del brand hanno cambiato partner. English si è trasferito alla ASICS, Matthews è divenuto uno Sneaker Free Agent prima di accordarsi con la Converse. Pressey è rimasto per un’altra stagione, mentre Green ha deciso di arruolarsi con la Nike. Williams, contattato per la sua storia, non ha neppure risposto alla chiamata della Puma. Per 5 anni Sampson ha guidato la Puma con almeno 12 cambi di signature shoes in campo e fuori. Ma ha trascorso i suoi ultimi e pieni d’infortuni anni di carriera sotto l’egida della Converse. “Ci sono stati tantissimi grandi atleti a rappresentare la Puma in quel periodo, ma ciò che ne risultò fu che il prodotto non era abbastanza buono.”. Ha affermato Petrick. “Se si osserva la Puma nell’arco degli ultimi 30 o 40 anni, è il periodo in cui sono giunte le vere sfide. Eravamo forti nel marketing, ma abbiamo perso la via dal punto di vista del prodotto.”. Solo Cummings è rimasto con il brand fino al 1989, quando ha indossato le Puma all’All-Star Game. Più tardi quell’anno Thomas ha terminato una partnership di 8 anni con la Converse, per avere una chance con la Puma nella Stagione 1989/90. “Sono stato spesso famoso per andare contro la massa e provare ad iniziare il mio percorso.” Ha affermato Isiah Thomas. “La Puma mi ha avvicinato, in modo simile a come si fa al giorno d’oggi. Volevano rilanciare il brand, tornare nel mainstream del basket. Pensavo avessero grandi idee. Perciò mi sono aggregato.”. Thomas ha guidato le campagne della Puma per le Stealth e le Stalker, poiché il brand si preparava ad assegnargli un trattamento da signature. Thomas voleva scendere in campo con sneakers dal taglio basso, che alimentassero la sua velocità e fossero complementari al suo stile di gioco, più delle ingombranti ed alte Converse. La Puma ha messo a punto le Palace Guard – che hanno fatto il loro debutto un anno dopo all’inaugurazione del Palace di Auburn Hills – per metterle ai piedi della point guard di Detroit. Era la perfetta combinazione di design e storytelling. Le scarpe (di cui una retro edition è ancora reperibile sul sito della Puma – New Zealand) erano state create in rosso, bianco e blu, come l’uniforme dei Pistons, con la firma di Thomas sistemata sulla linguetta della scarpa. Hanno svolto il loro dovere in alcuni momenti storici, dall’All-Star Game 1990 alle NBA Finals qualche mese più tardi. Ma Thomas le ha vestite per meno di 1 anno. Durante il primo episodio della prima stagione di The Fresh Prince of Bel-Air, messa in onda il 12 novembre 1990, Thomas è apparso in un cameo, sfidando Will Smith in uno-contro-uno mentre indossava un paio di ASICS. Thomas ha poi ricordato: “Quello era un periodo “no” per la Puma, per quanto riguarda il basket.”. Cummings, l’ultimo rimasto, ha cambiato per la Nike nel 1990. Da allora, si è trattato solo dello Swoosh quando si parla di sneakers, mentre Jordan, il giocatore chiamato His Airness, ha dominato ogni controversia in NBA. Brand storici come Converse e Puma hanno improvvisamente abbandonato la scena delle sneakers cestistiche. 

“Non penso si possa dire che non abbia mai funzionato per la Puma nel mondo del basket. Per alcuni anni è andata anche molto bene. Ma poi c’è stato quel fenomeno noto come Michael Jordan, e la Nike e Jordan hanno conquistato il mondo. Dopo ciò è stato davvero difficile competere per ogni altro brand. Posso comprendere perché la Puma abbia detto: “Sai che c’é? Al diavolo. Escludiamoci del tutto da quella competizione.”.

Bobbito Garcia

Quando Cedric Ceballos ha iniziato l’NBA Slam Dunk Contest 1992 aveva un accordo standard con la Nike: circa $15,000 l’anno e l’accesso a sneakers come le Air Bound, ed è stato scelto per competere contro Nick Anderson, Stacey Augmon, Larry Johnson, Shawn Kemp, John Starks e Doug West ad Orlando all’All-Star Weekend. Ceballos vinse e, come ha rivelato: “La Puma è arrivata e mi ha messo sotto contratto.”. Arruolare Ceballos era una mossa insolita, in quanto ala piccola di ricambio dei Phoenix Suns aveva a referto la misera media di 11 minuti a partita durante la sua annata da sophomore nella lega. Ma era passato più di un anno da quando un giocatore non aveva rappresentato la Puma su un parquet NBA. “Pensavo che le vendite sarebbero cresciute.”. Ha rivelato Garcia. “E la Puma aveva dato priorità alle scarpe di vita quotidiana, che stavano andando bene.”. Il brand doveva ricominciare con qualcuno nel basket. Perciò Ceballos ha ottenuto un contratto 6 volte migliore rispetto a quello precedente con la Nike. Voleva giocare con addosso la signature Puma di Ralph Sampson – o qualcosa di molto simile -, con le quali era cresciuto. Ma il brand tedesco aveva in mente altri piani. Noto come il Discman, Ceballos divenne il volto rivoluzionario di Puma Disc System Weapon – create senza lacci da scarpe, e per fare un paragone, il Jordan Brand rilascerà la sua prima scarpa senza lacci ben 26 anni dopo. 

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Ceballos ha avuto addosso le Disc Weapons durante la sfortunata difesa del Titolo al Dunk Contest 1993, in cui ha anche incluso la scarpa nella performance. Prima dell’inizio della Stagione 1993/94, i Phoenix Suns hanno preso parte ad un torneo a Monaco di Baviera, in cui la franchigia si è meravigliata alla vista della sua ala di riserva con statistiche impressionati, torreggiante su tutta la città. Di ritorno negli Stati Uniti, sui 28,65 metri di parquet, Ceballos è stato fiero di essere un portavoce della Puma ogni sera. 

“Durante le partite, se ero alla linea dei liberi o sapevo che le telecamere fossero su di me.. Avrei chiesto agli arbitri di aspettare.. Mi sarei abbassato a sistemare le mie scarpe. Ero molto calato in tutto ciò. Stavo cercando di aiutare a ricostruire il brand.”

Cedric Ceballos

Le sneakers avevano ottenuto visibilità, ma era difficile poterle acquistare. “Tutti si chiedevano: “Dove posso trovarle? Dove posso prenderle?”. Ha detto Ceballos. “Sono arrivato a pensare che non le vendessero negli Stati Uniti. Le avrebbero potute vendere Oltreoceano? Non so.”. Dall’autunno del 1993 l’azienda si è trovata sull’orlo della bancarotta, “in difficoltà dopo 8 anni di perdite, $250 milioni di debiti ed i magazzini pieni di 1.5 milioni di paia di scarpe dal valore di $10.”. Come ha riportato il New York Times 10 anni dopo. “I primi anni 90′ sono stati il nostro periodo peggiore.”. Ha rivelato Petrick. “Si è trattato del periodo in cui l’azienda è crollata.”. Nell’estate del 1994 Ceballos è tornato alla Nike – un altro atleta della Puma andato via, proprio così. “La Puma non è mai stata tra le migliori quando si tratta di basket.” Ha affermato Ceballos, che è stato scambiato con i Lakers dopo aver abbandonato la Puma. “Si indossavano per moda. La Puma era più per le scarpe da tennis, o tipi di scarpe casual. Tutti rispettavano la Puma.. ma avevano bisogno di un giocatore che li portasse in vetta. Poi venne Vince..”. La Puma consacrò il saltatore proveniente dalla alma mater di Jordan, come fosse un salvatore. Appena 2 mesi dopo che i Golden State Warriors lo avevano scelto alla #5 del Draft 1998 – una pick ceduta ai Toronto Raptors in cambio del suo compagno a UNC, Antawn Jamison – il brand ha concluso l’affare decennale da $50 milioni con il rookie ventunenne. Vince Carter è stato l’unico giocatore in quel momento, ed il primo dopo oltre 5 anni ed indossare le Puma in NBA. Carter si è unito al running back dei New Orleans Saints, Ricky Williams, al Campione dei Pesi Welter Oscar De La Hoya e la allora sedicenne prodigio del tennis, Serena Williams, per formare un gruppo di atleti promettenti a rappresentare la Puma in vari sport. 

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“Sono lieto di avere l’opportunità di unirmi al team Puma ed essere parte dell’eccitante ritorno nel basket del brand.”. Vince Carter lo ha affermato nell’agosto del 1998 in una conferenza stampa. Non sono state solo le sue prodezze cestistiche o la sue abilità aeree a colpire il brand. L’impatto che Carter avrebbe potuto avere da ambasciatore in tutta l’America era di certo innegabile. “Per rilanciarci nel basket, stavamo provando ad affiancarci ad un giocatore divertente che apportasse credibilità e visibilità al nome della Puma.”. Ha affermato in quel periodo Don Gibaldo, rappresentante della Puma. “Vince è un grande giocatore, con un grande cuore. Non c’è bisogno di abbellire Carter.”. La Puma aveva in mano una gemma. Carter ha riportato in vita il basket a Toronto e si è trasformato in un giocatore 8 volte All-Star NBA. Ha sostenuto il miglior show nella storia dello Slam Dunk Contest, contribuendo alla vittoria di una Medaglia d’Oro da parte di Team USA alle Olimpiadi di Sydney 2000, ed infine è rimasto per 21 anni nella lega – l’ultimo dei quali all’età di 42 anni. Ma, Carter ha raggiunto tutti questi traguardi in carriera senza la Puma al suo fianco. La loro unione è durata soltanto 16 mesi. A causa di un improvviso lockout di 8 mesi della NBA durante il suo anno da rookie, Carter non ha potuto mettere in mostra le Puma prima della fine di gennaio 1999. Ha messo a referto 18.3 punti e 5.7 rimbalzi a partita indossando le Puma Cell Origin, prima di essere nominato NBA Rookie of the Year 1999. All’inizio della sua seconda stagione è apparso in uno spot della Puma, con il tag “INTRODUCING le scarpe di Vince Carter per la prossima stagione autunnale NBA.”. Promuoveva le Puma Cell VI, che ha indossato fino a quando il brand non ha terminato le sue prime signature sneakers, rinominate Puma Vinsanity dopo il nickname affibbiatogli da un commentatore durante una delle sue slam dunk nel suo anno da rookie. Le Cell VI sono divenute le scarpe più vendute dalla Puma, come affermato dall’executive di lungo corso, Jay Piccola, durante il documentario The Carter Effect del 2017. Ha avuto successo perché la gente pensava (ed ancora lo pensa) che fossero le prime signature sneakers di Vince Carter. Quindi, mentre era in attesa delle Vinsanity, Vince è divenuto uno spot vivente per le Cell VI. Durante l’estate del 1999 ha sorprendentemente presenziato al Rucker Park, giocando una partita poi spostata al chiuso per via di un violento temporale. Si è presentato con un cappello da pescatore e le Cell VI ai piedi, sfoderando una Windmill alley-oop che ha mandato l’intera palestra – riempita da 2,000 persone, incluso Jay-Z – in visibilio. Vince ha posato indossando le Puma durante un foto shoot con suo cugino e compagno ai Toronto Raptors, Tracy McGrady, per una storia di 5 pagine su Sport Illustrated. Nello stesso giorno in cui il tema arrivava alle luci della ribalta, l’1 novembre 1999, un altro foto shoot ha preso vita in un Air Canada Centre deserto. Con ai piedi le Cell VI Carter ha eseguito una perfetta e sbalorditiva schiacciata – saltando dalla linea dei tiri liberi, portando la palla indietro e volando a mezz’aria. In una sfida tra Raptors e 76ers del 14 novembre 1999 è sceso in campo con una versione in bianco e nero delle Vinsanity. Una settimana dopo è stato fotografato ancora una volta con addosso le Vinsanity, questa volta mentre affrontava i Lakers allo Staples Center. Quella sfida è divenuta una delle sue ultime con addosso le prime signature sneakers della sua carriera. L’1 dicembre 1999 la Puma ha rilasciato un annuncio ufficiale riguardante Vince Carter. “La Puma North America Inc., si duole del fatto che Vince Carter abbia scelto di annunciare la presunta fine del suo contratto. La Puma nega con forza di aver mancato qualsiasi obbligo nei confronti di Mr Carter, e proseguirà energicamente per vie legali. La Puma è fiera che Vince Carter abbia raggiunto un così enorme successo in breve tempo, divenendo una star NBA giocando con le scarpe della Puma. La Puma augura a Mr Carter qualsiasi successo da giocatore di basket, anche se dovesse richiedere che Mr Carter onori il suo.. Accordo contrattuale con la Puma di 10 anni.”. L’azienda è finita all’arbitrato con la star dei Raptors, il quale è stato costretto a dover pagare circa $13.5 milioni di danni per aver interrotto il contratto – più 1 milione in oneri legali. Carter ha guadagnato circa $36.5 milioni nei 471 giorni trascorsi con la Puma. Nell’aprile del 2000, USA Today ha riportato che Carter abbia menzionato il dolore ai piedi causato dalle scarpe come motivo di abbandono al brand. Per Ad Age “La Puma ripetutamente non ha tenuto fede alle promesse di introdurre una nuova linea di calzature.. O di investire a certi livelli per pubblicizzare Mr Carter.”. È stato frustrato dalla lentezza del brand nella messa in commercio delle Vinsanity, originariamente prevista per la Stagione 1999/00. Ci sono pochi ricordi dell’uscita delle Vinsanity, se non qualche paio vintage occasionale che salta fuori sul web di tanto in tanto. La versione digitale delle scarpe è stata mostrata nel videogioco NBA Live 2000. C’è anche una stampa pubblicitaria, ed uno spot che mostrava le Vinsanity come “Le scarpe di Vince Carter per la primavera.”. A febbraio del 2000 è stato selezionato per far parte del quintetto all’All-Star Game di Oakland, California, ed anche per partecipare allo Slam Dunk Contest. Carter, Sneaker Free Agent, ha vinto in grande stile indossando le AND1 Tai Chi – e non le Vinsanity, come la Puma aveva previsto in precedenza.

Ad agosto del 2000 Vince Carter ha firmato un accordo con la Nike: “Era la perfetta opportunità.. Aveva senso.”. Così si è espresso lo stesso Vince ai microfoni di The Undefeated, rifiutandosi di parlare dei suoi trascorsi con la Puma. “La Puma mi ha trattato molto bene.”. Parole di Ceballos. “Ma non posso raccontare come hanno trattato Vince.”. Per oltre 20 anni un dettaglio sulla legacy delle Puma di Vince Carter è stato mal riportato. Carter non è stato l’ultimo giocatore prima del 2018 a vestire Puma in NBA. Kenny Anderson, Chucky Atkins, Sam Perkins e John Wallace le hanno indossate dal 1999 al 2001. Perkins ha di fatto vestito le Cell Origin il 2 maggio 2001, mentre giocava con la canotta dei Pacers l’ultima sfida della sua carriera NBA lunga ben 17 anni. “Avevamo un certo programma per un paio di anni, dopo che Vince era andato via.”. Ha affermato Petrick. “Ma non penso che avessimo venduto moltissime scarpe da basket in quel periodo.”. Wes Matthews, che da oltre 30 anni ha terminato i suoi giorni nella Puma, ha svolto del recruiting non ufficiale per il brand. Anni fa ha scambiato delle opinioni con suo figlio, il veterano con più di 10 anni in NBA Wesley Matthews, in quel periodo shooting guard in quintetto dei Dallas Mavericks – e che poi è stato ceduto ai New York Knicks ed altre franchigie NBA. 

“Pensavo che il suo accordo con la Nike stesse per terminare, quindi mi sono e gli ho detto: “Hey, figliolo, andiamo alla Puma.”.

Mi piaceva quell’idea.. Ma pensai: “Mer**, sono troppo vecchio.”

Messaggi tra Wes Matthews e suo figlio Wesley

Il nucleo più giovane di rappresentanti del brand è composto da atleti appena sopra i 21 anni. Pochi giorni prima dell’uscita delle Clyde Court Disrupt, il maggiore dei Matthews ha scritto nuovamente un messaggio al figlio, ricordandogli ancora le ultime notizie inerenti i recenti approdi in casa Puma. “Non sei troppo vecchio.”: Recitava il messaggio. “Hanno appena messo sotto contratto Danny Green.”. Subito dopo il brand tedesco ha trovato il fit perfetto con Boogie Cousins, di ritorno in campo dopo un anno e mezzo a causa dell’infortunio subìto al Tallone d’Achille. Fece il suo debutto con le Puma Uproar – un nuovo modello per la seconda parte della stagione NBA, pensato per essere lanciato durante l’All-Star Weekend di febbraio. Degli atleti più recentemente messi a libro paga dalla Puma, DeMarcus Cousins è l’unica vera star. Ma il futuro sembra appartenere sempre più ai rookie. “Presto uno di loro dovrà mettere in atto una stagione sensazionale e di successo.”. Ha affermato Reggie Miller. “Le scarpe.. Sono già famosissime. La Puma ha fallito perché nessuno le indossava.”. Con più di 10 atleti sotto contratto, questo non è più un problema. “Stanno avendo un trend abbastanza elevato per adesso.”. Parole di Wes Matthews. “La visibilità è lì per loro.”. Da un Campione NBA con i Golden State Warriors ad una banda di rookie affamati di successo, oggi è un giorno nuovo. Petrick ha concluso così: “Questa volta siamo qui per rimanerci, e costruire un successo a lungo termine.”. Puma Basketball è tornata – ancora una volta.