Raptors e Bulls si contenderanno un posto ai Playoffs nella notte di mercoledì, con la prima sfida a eliminazione diretta dei Play-in della Eastern Conference.

Raptors e Bulls in campo nella sfida stagionale
FOTO: SDU-TRIBUNE

Per DeMar DeRozan non è una sfida come le altre, specialmente vista la posta in palio. Per i Toronto Raptors come li conosciamo noi è probabilmente “The Last Dance”. Per entrambe le squadre è l’ultima occasione di raddrizzare una stagione decisamente sotto le aspettative.

Per Raptors e Bulls la partita di questa notte è solo il primo ostacolo da superare per puntare ai Playoffs: la vincente andrà infatti contro Miami, nella speranza di strappare l’ultimo biglietto utile per la post-season. Al momento il computo stagionale vede i canadesi avanti 2-1 ma in match piuttosto serrati e decisi sempre sul finale.

Difficile dare un pronostico certo, entrambe hanno dimostrato di avere le carte in regola per potersi giocare a viso aperto un match di questo tipo e allo stesso tempo hanno avuto troppi periodi altalenanti e tendenti alla mediocrità nei mesi scorsi. Vediamo quindi quali possono essere i fattori decisivi in questa sfida.


DeRozan e Vucevic

Il solito, lapidario Pat Beverley ha aperto così le danze per motivare i compagni:

Quanto vengono pagati? Lì fai i soldi veri. Questo è il motivo per cui li paghi profumatamente, per giocare ed essere i migliori.

Si parla ovviamente di DeMar DeRozan, Zach Lavine e Nikola Vucevic ed è probabilmente la chiave più scontata della partita. Va da sé che in un contesto da dentro-fuori siano i tre All-Star a dover alzare l’asticella ma non necessariamente tutti allo stesso modo.

Il montenegrino è forse il potenziale ago della bilancia della partita: con Anunoby e Barnes impegnati in marcatura sui primi due sarà Vucevic a fornire l’arma extra all’attacco di Chicago. I Raptors hanno avuto problemi tutta la stagione contro i centri avversari e l’arrivo di Pöltl ha messo una pezza molto relativa alla questione.

Il centro dei Bulls nelle tre sfide contro Toronto ha tenuto una media di 18.6 punti, 10 rimbalzi e 4,6 assist a partita con il 58% al tiro e ha dimostrato di poter spadroneggiare sotto i tabelloni, nonostante più di un tentativo di Koloko prima e dell’austriaco poi nell’arginare la sua verve a rimbalzo. I canadesi hanno dimostrato anche di poter contenere alle volte i lunghi sia fisici che tecnici ma, contro un Vucevic in grado sia di giocare dal perimetro che spaziare in area, potrebbero avere più di un problema.

I potenziali marcatori saranno appunto Koloko, troppo acerbo e inesperto con grossi problemi di falli prematuri, e Pöltl, difensore sicuramente più esperto e versatile ma non meno in difetto contro il centro di Chicago. Non è da escludere che la velocità di rotazione dei Raptors, così come la loro taglia, possano sopperire alle mancanze dei proprio centri, ma di questo parleremo dopo.

Discorso diverso per DeRozan. L’ex Raptor è apparso tremendamente in difficoltà nelle tre sfide precedenti (una chiusa con 13 punti e il 45% al tiro e 3 palle perse, un’altra chiusa a 9 punti con appena sei tiri e il 33% di realizzazione) grazie alle trappole messe in atto da Nurse, cosa che ha inevitabilmente lasciato più spazio a Lavine, autore di 17 e 30 punti con discrete percentuali (out nella prima sfida). I troppi turnover e la scarsa aggressività in attacco, così come il disinnesco del suo tiro dal mid-range, sono stati un fattore troppo incisivo e, per un giocatore esperto come il californiano, non ci può essere spazio per questi errore in una sfida secca.

Loro due attireranno sicuramente più attenzioni difensive dagli avversari e dovranno essere in grado di coinvolgere i compagni e sfruttare gli spazi lasciati da Toronto.

Il tiro dall’arco

Senza troppi giri di parole, entrambe le squadre sono quasi inesistenti dall’arco rispetto agli standard NBA. Toronto è ventiseiesima e Chicago addirittura penultima per triple tentate, ventottesima e diciassettesima per percentuale dall’arco, una miseria.

I Bulls riescono a salvarsi un po’ con le percentuali all’interno della linea da tre punti ma anche qui i Raptors sono a dir poco carenti, con un 45.9% che lascia poco spazio ad interpretazioni. Entrambe le squadre lasciano parecchio spazio per il tiro dalla distanza e questa potrebbe essere una potenziale arma a doppio taglio. I tiratori più temibili sono VanVleet, Anunoby e Gary Trent Jr. per i canadesi, Lavine e Vucevic per la franchigia del Michigan (e anche gli unici con più di quattro tentativi a partita).

Inutile parlare delle percentuali dei singoli perché, come si può ben intuire dalla premessa, sono comunque molto basse (comanda Anunoby col 38% e 5.5 tentativi a partita). Non sarà difficile immaginare quindi un gioco più concentrato in area con scarichi sul perimetro solo in caso di estrema necessità, cosa che sarà comunque ben problematica per la partita successiva.

La taglia dei Raptors

Un fattore che può decisamente andare a favore di Toronto è la taglia. Se c’è una cosa che non manca ai canadesi sono i centimetri e non hanno mai mancato di farli valere in difesa: nonostante le difficoltà contro i centri siano evidenti, gli altri quattro giocatori hanno sempre superato i diretti marcatori, forzando i Bulls a 20 palle perse nella sfida di febbraio e surclassandoli sotto il ferro amico con 19 rimbalzi offensivi contro i 6 di Chicago. Stessa cosa nella prima sfida, in cui sono arrivate 11 palle rubate e 10 stoppate.

Il fatto di avere quattro giocatori in grado di portare palla e creare potenziali minacce da qualsiasi ruolo, allo stesso tempo forzando turnover in difesa, pone i Raptors in vantaggio quando si valuta la partita sotto il piano fisico. Vucevic in attacco può essere un fattore determinante ma dovrà esserlo anche in difesa (ben più di quanto abbia fatto vedere in stagione regolare) per poter dare qualche pensiero in più alla banda di Nurse, non lasciando quindi solo a Williams, Caruso e Beverley le incombenze difensive.

I tre appena menzionati sono sicuramente difensori provetti ma non necessariamente in grado di contenere appieno lo strapotere fisico dei canadesi. Non è male come punto a favore su cui basare la sfida.

Le due panchine

Anche qui pochi giri di parole: Billy Donovan conta più sulla sua second unit di quanto non faccia Nick Nurse. I numeri di per sé non sono distantissimi se si guarda la mera statistica ma già guardando il numero delle partite giocate in relazione al minutaggio le cose cambiano.

Donovan oltretutto crea schemi in modo tale da mettere tutti in condizione di creare un pericolo mentre Nurse è più propenso a ruotare intorno ai suoi tre perni d’attacco senza coinvolgere eccessivamente i compagni. Il problema che ne deriva è che la panchina non è pronta a sopperire all’assenza dei titolari se non in casi eccezionali: Dowtin, Flynn, Barton, Koloko e Banton devono accontentarsi di scampoli di partita, poco oltre i dieci minuti in campo con poco più di due tiri tentati, che non sono sicuramente sufficienti a dare fiducia e quindi creare nuove opzioni per la squadra.

D’accordo, i nomi non sono certo altisonanti, ma non si può neanche pensare di costruire una squadra da Playoffs spremendo i titolari allo sfinimento e sperare che i role player ci mettano una pezza nei pochi minuti concessi. Come il fisico può essere un fattore decisivo per i Raptors, l’eccessiva stanchezza dei titolari e lo scarso utilizzo della second unit possono essere debolezze da sfruttare per i Bulls.

OG Anunoby e Scottie Barnes

Toronto può contare su due two-way players di ottimo livello e le sue fortune sono legate indissolubilmente a loro.

Anunoby è il motore difensivo della squadra, capace di marcare virtualmente ogni ruolo cambiando velocemente dalle guardie ai lunghi, leader NBA nelle palle rubate con 1.9 a partita e 128 totali. Nelle partite senza Siakam o VanVleet ha anche dimostrato di essere in grado di sostenere il peso dell’attacco (venti volte sopra i 20 punti, con un massimo di 32), arrivando ad una media di 16.8 punti a partita, appena 0.3 sotto il suo career-high dell’anno scorso ma con venti partite giocate in più.

A Barnes è stato chiesto un salto di livello ulteriore dopo aver vinto il Rookie Of The Year la stagione passata e il prodotto di Florida State ha risposto presente a fasi alterne: il suo contributo (o la sua mancanza) sono stati troppo spesso l’ago della bilancia dei successi o insuccessi dei Raptors; specialmente nell’ultimo periodo il ROTY regnante ha acceso il turbo troppo tardi, prendendo il palcoscenico solo nell’ultimo quarto a partita già compromessa.

Nelle sue serate migliori invece ha dimostrato di essere una potenziale minaccia da tripla-doppia, in grado di coprire il campo sulle due fasi e facendosi spesso portatore di palla più che terminale offensivo, nonostante un ottimo senso della posizione specialmente in penetrazione e dal mid-range. Statisticamente i suoi numeri sono in linea con l’anno scorso ma il contributo richiesto e le responsabilità annesse hanno tutto un altro peso.

In pratica i Raptors vincono se loro giocano al massimo, visto che i loro numeri possono tappezzare le serate no di VanVleet e Siakam (non così rare in questa stagione) e il già menzionato scarso apporto dalla panchina.

In conclusione

Se dovessi fare un pronostico secco e non richiesto, a costo di suonare incredibilmente di parte, direi che Toronto è leggermente favorita: la taglia, il valore del quintetto titolare e l’eventuale apporto di un paio di giocatori dalla panchina (Gary Trent sesto uomo di lusso e Boucher lavoratore instancabile) possono veramente giocare un ruolo fondamentale nel risultato finale.

Questo ovviamente non vuol dire che i Bulls non abbiano le qualità per giocarsi la vittoria, soprattutto tenendo conto che in una partita ad eliminazione diretta, in cui gli schemi saltano alla prima difficoltà, può succedere di tutto. Non resta che attendere il responso della notte.