Collin Sexton e Darius Garland continuano il loro processo di crescita, ma i dubbi rimangono. I Cavs punteranno su di loro?


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In quel di Cleveland, il record di squadra piange, con 19 vittorie a fronte di 34 sconfitte, meglio solo di quattro squadre, ma il futuro potrebbe sorridere.

Collin Sexton, scelto con l’ottava chiamata al Draft 2018, e Darius Garland, scelto alla quinta l’anno successivo, sono già le due stelle della squadra, nonostante rappresentino la coppia titolare di guardie più giovane in NBA (43 anni in due). La giovane età impone loro ancora degli alti e bassi, ma i primi gli sono valsi la considerazione dell’intera Lega, e un soprannome speciale: Sexland”.


In una stagione travagliata per i Cavs, tra i problemi con Drummond e quelli con Porter Jr, il duo si è preso, un po’ per merito e un po’ per obbligo, l’intero palcoscenico offensivo. Ma con un nuovo Draft alle porte, considerata l’ennesima probabile scelta alta, è giusto chiedersi fino a che punto si possa costruire su Sexton e Garland. E nel caso, chi sacrificare.

Sexton, scorer in continua crescita

Collin Sexton si è presentato alla Lega con 17 punti di media nel suo anno da rookie, diventati poi 21 da sophomore, per arrivare ai 24 nel corso di questa stagione.

Ma l’aspetto davvero importante, è che il miglioramento non riguarda solamente la mera produzione di punti, ma anche e soprattutto l’efficienza: la percentuale di True Shooting è passata dal 52% nel 2018/19 al 57% attuale. Nello specifico, il 22enne conclude meglio al ferro (dal 54% di due anni fa al 61% di oggi) ed è più efficace dal mid-range (dal 37% al 46%).

Nella sfida del 21 gennaio contro i Brooklyn Nets dei Big Three, Sexton ha dato prova di tutte le sue abilità, mettendo a segno 20 punti consecutivi a cavallo tra i due overtime, per portare i suoi alla vittoria.

Se volessimo catalogarlo in un ruolo moderno, Collin è sicuramente un secondary creator e uno scorer puro, ma a Cleveland non sta facendo questo. Il 55% dei suoi tentativi dal campo sono infatti non assistiti, il 52% arrivano dopo più di due palleggi, e il 67% dopo aver tenuto la palla in mano per più di due secondi.

Il prodotto di Alabama prova a giocare da primary creator senza averne le qualità, dato che ancora non si sono visti grandi miglioramenti dal punto di vista del playmaking, con il numero di assist fermo a 4, e un rapporto tra assist e palle perse di 1.56.

L’opinione di molti è che nel suo futuro c’è un ruolo da sesto uomo in contesti vincenti, ideale per produrre punti senza far pesare la sua monodimensionalità, ma potrebbe farlo anche da starter, se affiancato da un primary creator di alto livello e indirizzato bene dal coach.

Il ruolo di Garland

Simultaneamente alla crescita di Sexton, sta avvenendo quella del compagno più giovane, Darius Garland.

Anche la quinta scelta del 2019 ha visto migliorare le sue statistiche realizzative, sia in volume che in efficienza. Dai 12 punti di media con il 49% di TS dell’anno scorso (ne avevamo parlato qui) è passato a 17 punti e 54% di TS della stagione corrente.

La percentuale dall’arco (41%) è incoraggiante, ma per completare il suo scoring serve uno step nell’incivisità al ferro, dove Garland paga la sua leggerezza.

Il 21enne è un profilo adatto per essere, in futuro, un primary creator di alto livello. Il 60% dei suoi canestri non sono assistiti da un compagno, il 58% dei suoi tentativi dal campo arrivano dopo più di due palleggi e il 72% dopo aver tenuto la palla più di due secondi.

Ciò che lo differenzia da Sexton sono le abilità di playmaking: è vero, gli assist a partita sono “solamente” 6.0, ma i flash al passaggio fanno ben sperare, con un possibile futuro aumento dell’usage, ad oggi al 26% (61esimo percentile nel ruolo).

Secondo i parametri di Basketball Index, inoltre, è nel 99esimo percentile per qualità della creation e nel 96esimo percentile per playmaking.

Come funziona la coppia

I due giovani sono, indubbiamente, entrambi forti e molto promettenti. Ma in un gioco di squadra, specialmente nel basket, e specialmente se si parla di backcourt, la compatibilità assume importanza.

In questo senso, il fit tra i due non è ideale.

I Cleveland Cavaliers sono penultimi per offensive rating (105 punti ogni 100 possessi) e ultimi per percentuale da tre punti (33%), con il 23esimo pace della lega. La lineup più utilizzata, Garland-Sexton-Okoro-Nance Jr-Allen, ha un misero offensive rating di 102.

Nonostante siano nel 60esimo percentile per scoring gravity, sono solamente nel 49esimo percentile per playmaking. Indicatori di una creation di squadra insufficiente, e le responsabilità non possono che ricadere su Sexton e Garland.

Spesso, durante la stagione, è sembrato che i due si dividessero i possessi come due star, senza essere (ancora) due star. Da questo deriva il pace basso, il gioco stagnante, lo scarso coinvolgimento dei compagni e la scarsa connessione tra i due sul parquet.


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Ma il problema più importante e meno risolvibile riguarda la fase difensiva. Entrambi i giovani non superano i 185 centimetri d’altezza, e nonostante l’impegno, non sono probabilmente sostenibili contemporaneamente in campo.

Gli avversari marcati da Garland tirano con una percentuale dal campo maggiore del 7% rispetto alla loro media stagionale, quelli marcati da Sexton invece vedono aumentare la loro percentuale del 5%. Con i due in campo, i Cavs hanno 115 di defensive rating, nel 29esimo percentile nella lega.

Il front office dei Cavs ha provato a sopperire con la scelta di Isaac Okoro nell’ultimo Draft, 3&D 20enne alto 196 centimetri, ma non è bastato: facendo giocare insieme Garland, Sexton e Okoro, la lineup rimane troppo leggera e Okoro non riesce a incidere difensivamente come potrebbe, soffrendo la fisicità di alcuni matchup.


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Possibili soluzioni

Nel breve termine, una soluzione diversa dal togliere uno tra Sexton e Garland dal quintetto titolare probabilmente non esiste. E farlo, a questo punto della stagione, non avrebbe senso. Nel lungo termine, le opinioni sono molte e discordanti (ne abbiamo raccolta una qui).

La proiezione della Lottery, per il momento, darebbe ai Cavs il 43% di possibilità di scegliere in top 5 al Draft 2021, con l’ambizione di poter portare nell’Ohio uno tra Cunningham, Mobley, Suggs, Green e Kuminga, ognuno potenzialmente utile a modo suo nel roster di coach Bickerstaff.

Per quanto riguarda Sexton e Garland, o meglio “Sexland”, c’è un anno per convincere Koby Altman a scommettere ancora su di loro, o su uno solo tra loro due.

Giudizio rimandato.