Nel corso di un’altra stagione dominante, Milwaukee Bucks e Giannis Antetokounmpo sono ormai dati quasi per scontati: i 3 fattori che determinano la discrasia tra i loro risultati e la visibilità mediatica ottenuta

Ormai lo sappiamo: l’attenzione degli appassionati e, come diretta conseguenza, la visibilità mediatica non vanno necessariamente di pari passo con i risultati raggiunti sul campo da una squadra o un giocatore.

Da una lato, ne sono un esempio lampante i Los Angeles Lakers, rimasti costantemente nell’occhio del ciclone durante gli ultimi due anni nonostante un’eliminazione al primo turno e una mancata qualificazione ai Playoffs.

Dall’altro, lo sono altrettanto i Milwaukee Bucks. Stabili ai vertici da ormai 5 anni, un titolo vinto nel 2021 e un altro, nel 2022, sfumato probabilmente a causa dell’infortunio di Khris Middleton. Eppure, di loro si parla lo stretto necessario; le loro vittorie non fanno notizia, le prestazioni monstre di Giannis Antetokounmpo nemmeno, tanto che a malapena viene considerato per l’MVP.


A questo punto, è lecito chiedersi il perché. Noi lo abbiamo fatto, e come risposta abbiamo individuato tre fattori principali.

1 – Milwaukee e la condanna degli “small market”

Anche se situati dall’altra parte dell’oceano, il nostro modo di vedere l’NBA è fortemente influenzato dalla narrazione che ne viene fatta negli Stati Uniti.

Tifosi, giocatori e media seguono principalmente i cosiddetti “big market”, le città che godono di un’attrattiva indiscutibilmente superiore. New York e Los Angeles in prima fila, e a seguire una cerchia ristretta guidata da Boston, Philadelphia e San Francisco. Se Chicago, ad esempio, beneficia ancora del passaggio di Michael Jordan, Milwaukee è invece tra le ultime della classe.

Nella stagione passata, nonostante l’innegabile competitività e le chance da titolo, i Bucks si sono piazzati al 25esimo posto in NBA per spettatori della televisione locale, al di sotto del milione (New York, al primo posto, ne ha registrati sette milioni e mezzo).

Insomma, non è certo una sorpresa se i media decidono di concentrare spesso la loro attenzione su altro.

2 – Sempre gli stessi interpreti

La parola “novità” non fa parte del vocabolario dei Bucks da ormai diversi anni, salvo qualche eccezione.

I primi due violini offensivi, Antetokounmpo e Middleton, sono gli stessi da anni, così come il coach Mike Budenholzer. L’ultima grande mossa è arrivata ormai quasi tre anni fa, con la trade decisiva per Jrue Holiday. Per il resto, il front office ha lavorato soprattutto ai margini.

Attenzione: lungi da noi giudicare negativamente un modus operandi di questo tipo, anzi. Avere un roster estremamente rodato che gioca sempre la stessa pallacanestro è parte della grande forza dei Bucks.

Dal punto di vista dell’attenzione mediatica però, è normale che attirino meno curiosità, e che offrano meno spunti di discussione settimanali. Troppo “normali”, troppo solidi per essere oggetto di discussione. Ma sotto sotto, tutti sanno che chi vorrà vincere il titolo dovrà fare i conti con loro.

3 – L’occhio vuole la sua parte

Qualche anno fa, i Golden State Warriors si sono presi il grande pubblico NBA prima ancora di conquistare anelli. Come? A suon di triple spettacolari di Stephen Curry e Klay Thompson, condite da un sistema di gioco veloce e frizzante. Già nel 2013, gli Warriors di Mark Jackson divertivano, e raccoglievano sempre più attenzione.

Nel gioco dei Milwaukee Bucks, invece, c’è ben poco di elettrizzante. A partire dalla difesa, che utilizza lo schema base della drop coverage a ripetizione; fino ad arrivare all’attacco, che si affida alle penetrazioni di potenza di Antetokounmpo e alla fisicità diffusa in tutto il roster. Non è particolarmente veloce, né variegato. Solamente efficace.

Anche su questo aspetto, fa la differenza l’esigenza dello spettatore e di chi è responsabile di scegliere gli highlights da diffondere dopo una nottata di partite. Prediligere qualcosa di più esaltante è spesso naturale.

Tutto questo vale, ovviamente, fino al momento in cui le partite diventeranno davvero decisive. E quando succederà, i Bucks ne faranno probabilmente parte, ancora una volta.