I miracoli sportivi sono sempre possibili, e magari tra qualche giorno saremo qui a parlare dell’incredibile rimonta subita dai Knicks, ma attualmente i Philadelphia 76ers hanno un piede fuori anche da questi Playoffs, dopo solamente quattro partite giocate.

Questa volta le prerogative per un riscatto sembravano esserci: Joel Embiid è relativamente a posto fisicamente, Tyrese Maxey è in fiducia, gli uomini di esperienza a roster non mancano di certo e l’allenatore non è più Doc Rivers; eppure, i Sixers si sono nuovamente scavati la fossa da soli, contro un avversario privo del suo secondo miglior giocatore.

Se la sconfitta di Gara 2, per quanto rocambolesca, si poteva considerare vagamente accettabile, quella di Gara 4 non lo è affatto. I primi tre quarti e mezzo hanno raccontato di una squadra, Philadelphia, che, al netto dei propri difetti e dei piccoli blackout, si stava dimostrando in controllo della partita e superiore a New York sotto diversi punti di vista.


Poi, nel quarto quarto, il disastro. I Sixers sono crollati fisicamente, tatticamente e soprattutto mentalmente, soccombendo lentamente davanti al proprio pubblico (per modo di dire…) contro dei Knicks meno talentuosi ma con più energia e presenza di spirito.

Il giorno dopo è come sempre quello delle analisi. Se, come probabile, l’ultimo parziale di Gara 4 sancirà la fine prematura della stagione dei Sixers, è lecito cominciare a individuare colpe e, soprattutto, colpevoli.

I rimpianti di Nurse

Durante l’anno Nick Nurse si è premurato di non commettere gli errori commessi da Rivers negli anni passati, ma nel finale di ieri l’ex coach dei Raptors non può considerarsi certo esente da colpe.

Il primo rimpianto che Nurse si porta dietro riguarda la scelta del quintetto finale: Lowry, Maxey, Oubre, Harris, Embiid. Una lineup che, se togliamo dall’equazione eventuali straordinari di Embiid, ha carenze sia a rimbalzo che nelle spaziature (i Knicks lasciano volentieri tiri open sia a Oubre che ad Harris). La scelta, come prevedibile, non ha pagato: ben sette rimbalzi offensivi concessi a New York e tanti, troppi, possessi offensivi statici.

Perché dunque non affidarsi a Nicolas Batum? Sì, lo sappiamo, il francese è ad un passo dal ritiro, ma è ancora un’opzione molto valida in queste situazioni. In stagione ha tirato con il 40% dal perimetro, con la sua stazza avrebbe potuto aiutare a rimbalzo e, elemento da non sottovalutare, sa perfettamente come gestire con lucidità finali come quello di Gara 4.

Il secondo punto interrogativo riguarda invece la strategia offensiva: perché non giocare un singolo Pick&Roll negli ultimi 9 minuti di partita?

L’attacco dei Sixers si è incagliato su isolamenti e, soprattutto, possessi in post alto di Embiid (oltretutto in campo per l’intera durata del secondo tempo) che bruciavano secondi preziosi e non creavano alcun tipo di vantaggio. Non si è visto nemmeno un gioco a due tra Maxey ed Embiid per provare a mettere più pressione sulla difesa dei Knicks, ormai troppo preparata su tutte le altre situazioni. Questa mancanza, a fronte di continui passaggi a vuoto dell’attacco, è stata francamente la più inspiegabile.

Joel Embiid non ha scuse: quarto quarto da tunnel degli orrori

1 punti, 1 assist, 0 su 5 al tiro, 1 rimbalzo: questo il quarto quarto ‘da fantasma’ di Joel Embiid, che, tra stanchezza e poca lucidità, è scomparso dalla partita sotto ogni punto di vista.

Embiid, in primo luogo, non può permettersi di bloccare l’attacco dei Sixers chiedendo sempre e solo palla in post alto, in una situazione che, attraverso il raddoppio immediato, veniva letta perfettamente dalla difesa di coach Tom Thibodeau. In questo modo non è mai riuscito a trovare la via del canestro e ha tolto ritmo a tutto l’attacco.

Nella pallacanestro di oggi, arriva un momento in cui devi sfruttare le tue qualità da centro come bloccante in Pick&Roll ed Handoff. Nikola Jokic questo lo sa bene, mentre l’MVP 2023 è ancora restio ad accettarlo, specialmente nei momenti decisivi delle partite.

E non è finita qua: parlando dell’altra metà campo, Embiid non può assolutamente permettersi di chiudere con un solo rimbalzo messo a referto un quarto quarto in cui gli avversari sono riusciti a catturare sette extra-possessi, che hanno contribuito a spostare l’inerzia del match dalla loro parte.

Tutto questo senza entrare nel merito della scelta nel possesso finale, in cui rifiuta un comodo tiro dal mid-range per buttarsi sotto al ferro senza riuscire a chiudere.

Senza girarci ulteriormente intorno, Embiid ha fallito un altro finale di partita ai Playoffs e gli alibi da spendere, questa volta, sono pochissimi. Ora sarà necessaria una reazione da fenomeno (quale è) in Gara 5, altrimenti sarà il disastro di Gara 4 a rimanere negli occhi di tifosi ed appassionati, anche al netto dei 50 punti segnati nel match precedente.