Quella di Jimmy Butler è solamente l’ennesima prestazione incredibile subita dai Milwaukee Bucks di Mike Budenholzer: dove finiscono i meriti degli avversari e cominciano i demeriti della difesa?

Per una difesa NBA, annullare completamente una stella avversaria è un compito sostanzialmente impossibile. Nella lega di pallacanestro più importante del mondo c’è troppo talento, e impedire a determinati attaccanti di segnare come sanno è una missione impraticabile.
Attraverso personale e strategia adatti è possibile limitarli, spingerli fuori dalla comfort zone, puntare sui loro piccoli limiti, ma nelle serate di grazia, rimane spesso solamente la preghiera.
Detto questo, quando è sempre la stessa squadra a subire prestazioni realizzative leggendarie ai Playoffs, forse è il caso di porsi qualche domanda.
- Kevin Durant: 49 punti, 10 assist, 16/23 dal campo
- Kevin Durant: 47 punti, 6 assist, 17/36 dal campo
- Devin Booker: 42 punti, 2 assist, 17/28 dal campo
- Jayson Tatum: 46 punti, 4 assist, 17/32 dal campo
- Jimmy Butler: 56 punti, 2 assist, 19/28 dal campo
Cosa hanno in comune queste performance storiche? Sono avvenute negli ultimi 3 anni, e l’avversario è lo stesso per tutte: i Milwaukee Bucks.
Dove iniziano le responsabilità della difesa?
Dal punto di vista difensivo, Mike Budenholzer ha da sempre un approccio piuttosto “conservativo”. Si affida completamente alla drop coverage contro i Pick&Roll, ovvero la tattica standard che prevede il lungo a proteggere il pitturato e il difensore perimetrale a inseguire passando sul blocco, e raramente se ne discosta.
E’ raro vedere un aggiustamento difensivo di una certa rilevanza da parte sua, anche quando potrebbe sembrare logico per le caratteristiche dell’attacco che i Bucks si trovano di fronte. D’altronde, ha il materiale umano perfetto per iniettare fiducia alla sua filosofia: Jrue Holiday a passare sui blocchi e pressare il palleggiatore, Brook Lopez a proteggere il ferro e Giannis Antetokounmpo in aiuto.
Tuttavia, talvolta si tende ad esagerare. Quando entrano in ritmo, i migliori realizzatori NBA diventano la bestia più ingestibile del pianeta, e possono riscrivere i limiti dell’impossibile. Per quanto una strategia possa sembrare efficace sulla carta e nel lungo termine, scherzare con il fuoco e non adattarsi al momento può costare il risultato di partite decisive.
E’ successo in Gara 5 delle Eastern Conference Semi-Finals 2021, poi in Gara 6 delle Eastern Conference Finals 2022 e infine ieri notte, con Jimmy Butler a portare la serie sul 3-1 in favore dei Miami Heat. In tutti e tre i casi, Budenholzer si è rifiutato di apportare cambiamenti al game-plan difensivo a partita in corso, ignorando lo stato di grazia della stella avversaria.
Ecco un esempio:
Robinson screens for Jimmy Butler here, Bucks switch. Butler being able to get to the paint like this vs. Middleton still just stands out to me. I did not have that being on the matchup hunting card. pic.twitter.com/yWnu7K0cdW
— Steve Jones Jr. (@stevejones20) April 25, 2023
Anche se nei possessi decisivi si sono guardati bene dal farlo, accettare l’accoppiamento con Khris Middleton è tutto sommato legittimo. Ciò che non lo è, semmai, è la totale assenza di aiuto difensivo. Con il lato sguarnito, Butler attacca liberamente Middleton e arriva al ferro senza alcuna opposizione, ottenendo canestro e fallo.
A questo punto della gara, l’ex Bulls e TWolves aveva già scollinato i 35 punti messi a referto, perché lasciargli tanta libertà?
E lo spartito non è cambiato nemmeno successivamente:
Lowry screens for Butler again. Bucks don’t want to switch Middleton on to him. Show and recover, Jrue goes all the way under. When Jimmy is taking and making that shot what do you do? pic.twitter.com/g3oesBclZI
— Steve Jones Jr. (@stevejones20) April 25, 2023
Anche in questo caso, il discorso non è tanto dissimile. In linea generale, lasciare spazio per il tiro a Butler è una scelta corretta, visto lo scarso volume e le percentuali in stagione.
Ma a un minuto e spiccioli dalla fine, considerata la carenza di talento nel resto del quintetto di Miami e la prestazione di Jimmy, è davvero necessario lasciargli una conclusione tutto sommato comoda e in ritmo? Perché non provare qualcosa di diverso?
Questi sono solamente due esempi presi dal mucchio, indizi di un atteggiamento avuto dalla difesa dei Bucks per l’intero ultimo quarto.
Possibili aggiustamenti?
Nonostante lo scivolone in Gara 4, non tutto è perduto per i Milwaukee Bucks. Certo, rimontare da 3-1 è storicamente un’impresa improbabile, ma le carte in tavola per realizzarla ci sono tutte, sia dal punto di vista tecnico che da quello ambientale (Gara 5 e Gara 7 sarebbero a Milwaukee).
Per evitare la debacle, però, sarà probabilmente necessario proteggersi da un’altra partita monstre di Butler, aggiustando la difesa e concedendogli le attenzioni difensive che ha ampiamente dimostrato di meritare; se non dal momento della palla a due, quantomeno in gara in corso, se il numero 21 dovesse trovare nuovamente la via del canestro con tanta facilità.
E se pressione, raddoppi e aiuti al ferro non bastano, Budenholzer potrebbe ricorrere a un’arma che non ha usato nemmeno contro Kevin Durant (rischiando, anche per questo motivo, l’eliminazione, e scampandola per un pelo): la marcatura diretta di Antetokounmpo.
Se niente di tutto ciò dovesse succedere e i Bucks usciranno sconfitti, sarebbe complicato non dare colpe al coach. Ma anche in caso di sopravvivenza a questo primo turno, in ottica lotta per il titolo questo “vizio” difensivo dei Bucks è definibile a dir poco pericoloso.