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Luka Doncic è giunto alla sua quinta stagione con i Dallas Mavericks, franchigia che lo ha draftato nel 2018 e con cui ha vinto il titolo di Rookie of the Year nel 2019, fino a diventare una superstar e un attuale candidato MVP. Il prossimo step, per lo sloveno, sarà chiaramente trascinare la squadra a giocarsi il titolo nelle NBA Finals: ci riuscirà, rimanendo in Texas?

Negli ultimi anni, i Mavs hanno provato in vari modi ad affiancare a “Luka Magic” un supporting cast all’altezza di tale obiettivo, senza però riuscire mai a costruire un roster in grado di andare fino in fondo nei Playoffs. La trade più importante risale al gennaio 2019, quando acquisirono Porzingis dai Knicks; la storia del duo Luka-KP, però, non è stata quella che il front office aveva auspicato.

Dopo che nella passata stagione i texani hanno raggiunto le Western Conference Finals, il miglior risultato dai tempi di Nowitzki, ora competere ai massimi livelli sembra quasi un dovere. Doncic è entrato nella sua estensione al massimo salariale, che scadrà a luglio 2027, e circondarlo da giocatori adeguati sarà fondamentale perché lo sloveno decida di trascorrere l’intera durata del suo contratto – e magari oltre, seguendo l’esempio di Dirk? – a Dallas.


Nell’ultimo episodio del podcast di Zach Lowe (The Lowe Post Show), Bill Simmons ha parlato proprio di questo tema, partendo da una domanda: dove sarà Luka tra cinque anni?

“Mi sembra molto difficile che Dallas possa riuscire a costruire una squadra abbastanza forte intorno a lui. E conosciamo la legge dell’NBA: a un certo punto, i giocatori di un certo livello iniziano a guardarsi intorno. Credo che per i Mavs il conto alla rovescia sia scattato, insomma, e certamente l’affare-Brunson non è stato d’aiuto. Con tante squadre nella lega che continuano a rinforzarsi, per quanto tempo ancora Doncic sarà contento a Dallas? Se a un certo punto dovesse cambiare aria, per qualche motivo credo che la sua prima scelta sarebbero i Miami Heat.”

Ad oggi, Luka non ha mostrato segni di insofferenza verso l’operato dell’organizzazione, né tantomeno il desiderio di lasciare la franchigia che lo ha scelto al Draft 2018. In futuro, però, questa volontà potrebbe prendere forma e non è difficile comprendere i motivi per cui Miami sarebbe una possibile destinazione, tra appeal della squadra (e della città) in free agency, e garanzie sull’operato di staf tecnico e front office nella gestione/costruzione del roster. Non è un caso, del resto, se ogni volta che si parla di All-Star in aria di cambiamento, gli Heat sono spesso in prima fila.