2 – Difesa Mavs: raddoppi su Curry o switch?
Negli scontri tra queste due squadre avvenuti nella Regular Season appena passata, la scelta di Jason Kidd è quasi sempre stata quella di raddoppiare Stephen Curry, non concedergli lo spazio per fare giocate, togliergli la palla dalle mani e sfidare il decision making dei compagni.
Bisogna dar credito al fatto che tale scelta ha effettivamente funzionato in quei finali di partita, con i Mavs che hanno vinto tre dei quattro incontri decisi proprio nel quarto quarto. In particolare nell’ultimo, disputato il 3 marzo, la difesa di Dallas ha tenuto Curry a zero tentativi dal campo nell’ultimo periodo.
Tuttavia, persistono dubbi sull’effettiva convenienza di questo tipo di strategia contro gli Warriors al completo in una serie Playoffs. In questo momento, se porti due uomini su Curry probabilmente finisci per concedere un 4 contro 3 capitanato da Green, esperto di queste situazioni, con minacce sul perimetro del calibro di Klay Thompson, Jordan Poole, Andrew Wiggins e Otto Porter Jr.
Inoltre, nell’ultima serie, Steph non è sembrato tanto pericoloso da rendere necessario un raddoppio sistematico per limitarlo, tirando con percentuali al di sotto dei suoi standard in carriera.
Come alternativa, i Mavs potrebbero virare su una strategia heavy-switch, che prevedrebbe di cambiare (in modo disciplinato) su tutti i blocchi, fatti sul portatore o su movimenti senza palla. Come abbiamo visto più volte negli anni passati, questo tipo di difesa è l’antidoto migliore per un sistema motion come quello di Golden State.
La produzione offensiva dei Dubs dagli isolamenti di Curry è eccellente (1.18 punti per possesso, 95esimo percentile) ma, per fare un paragone, con un volume cinque volte inferiore a quello di Doncic in stagione regolare. Il due volte MVP semplicemente non è abituato a giocare in quel modo, e provare a trasformarlo in un giocatore da drive&kick potrebbe portare a risultati migliori rispetto a raddoppiarlo.
Dal punto di vista degli Warriors, a quel punto, sarà importante non rendere il proprio attacco stagnante e individuare i punti deboli della difesa avversaria, leggasi Luka Doncic e Jalen Brunson. La filosofia di Kerr non è mai stata quella di attaccare esplicitamente i bersagli difensivi avversari, preferendo punire le loro debolezze nel normale flow offensivo, ma in questo caso sarà fondamentale far lavorare difensivamente i due migliori attaccanti avversari. Oltretutto, ciò potrebbe aiutare nell’ottica di far perdere energie (e quindi lucidità) a Doncic nel corso della serie.