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Marzo significa sempre, ogni anno, una semplice cosa: follia, caos, perché é il tempo della “March Madness NCAA”, il più importante torneo collegiale degli USA. Non è mai troppo presto per dare un occhio ai principali giovani prospetti, che d’altronde sono i protagonisti delle speranze di studenti e tifosi, ma anche il futuro imminente per la svolta di diverse franchigie. Basta dare un occhio ai recenti risultati di squadre come i Nets, gli Hornets, i Wizards o i Jazz per accorgersi che i carri armati sono già in azione, che la guerra del tanking é già partita da un po’. Per questa (duplice) occasione, vi proponiamo un ‘Mock Draft 1.0’, pre-fine della March Madness, unendo così un po’ di sano diletto con l’informazione. Si tratta di prendere gli attuali record delle più disastrate squadre della NBA per stabilire un potenziale ordine di chiamata delle scelte al Draft 2025, per adesso ovviamente limitato alla lottery, indossando i panni dei GM. Con la consapevolezza di non poter far peggio dell’ultimo mese di Nico Harrison, le decisioni sono state motivate con delle brevi schede tecniche dei giocatori, tenendo conto non solo del talento ma anche delle necessità e mancanze dei tanti rebuilding team. Infine, c’è una riga di menzione per gli altri profili valutati nella short list per una determinata franchigia: se siete tifosi, potete esplorare così diverse possibilità di approfondimento. Beh, let’s hear the music! With the first pick of the 2025 Draft…

Nota: Lanza selezionerà i giocatori per le pick di numero dispari, Sempru per quelle di numero pari. Questo articolo nasce dai confronti ormai annuali, continue discussioni sui nostri pupilli, dibattiti su wingspan e meccaniche di tiro. Da un po’ di tempo, a nostra insaputa, il vecchio Twitter (e nuovo X) ci ha ingiustamente elevato ad esperti del settore Draft: insomma, il tempo speso in valutazioni dei profili dei giovani giocatori, coi loro pregi e difetti, ha ripagato. Perciò, se avete domande, o volete tenervi aggiornati sui nuovi miglioramenti o clip video dell’uomo che potrebbe cambiare la vostra vita di tifosi, ci trovate lì.

1. Washington Wizards: Cooper Flagg, Duke – F, 6’9

… The Washington Wizards select Cooper Flagg, from Duke University. Se la squadra è ancora da determinarsi nel gioco di palline e odds della lottery, possiamo stare tranquilli che il primo nome chiamato sarà di certo quello del prodigio dei Blue Devils. La battaglia di sconfitte “to capture the Flagg” in questo caso va alla franchigia della capitale: inutile parlare di fit, aggiungono un prospetto generazionale in grado di alterare le ambizioni del proprio futuro, ad un Pool(e) già nutrito di giocatori freschi e talentuosi. Cooper è un giocatore ipercompleto, la cui produzione e i numeri spaventano, pur essendo uno dei freshmen più giovani di tutto il panorama collegiale. Atleta straordinario, fa della mobilità e del motor la sua arma principale, è sempre dappertutto pronto ad impattare la partita: ha cuore e mentalità da vincente, un unicum vista l’età. I mezzi fisici lo rendono un difensore incredibile, ottimo su palla, ancora meglio in aiuto con tempi perfetti e verticalità da protettore secondario del ferro, molto di più di uno stoppatore da highlights. In attacco eccelle senza la palla, è devastante in transizione, deciso da tagliante, abile nel finire al e sopra al ferro, con schiacciate enfatiche e poster da capogiro.

Quello che lo distanzia dagli altri, tuttavia, è il costante miglioramento nel tempo, che lo proietta in NBA come una potenziale superstar a tutto tondo: il tiro ora è convincente e versatile, con una meccanica fluida e percentuali efficienti, sia da tre che dalla media, dal palleggio o sugli scarichi. È un processore sottovalutato, a mio avviso il migliore di tutta la classe per comprensione del gioco, nello sfruttare e creare vantaggi per sé e i compagni anche come passatore. Insomma, non si scappa, The Maine Event è il presente ed il futuro – seguitelo nel torneo, una volta messo alle spalle l’infortunio alla caviglia potrebbe riportare Duke in alto dove merita. Se proprio dobbiamo trovargli dei difetti, sono l’inesperienza e un palleggio che sotto pressione non è sempre così sicuro, ma per il resto è consensualmente l’unica scelta possibile alla 1.

Per ogni profilo lasceremo qualche clip di antipasto più breve, e per alcuni giocatori un link al canale youtube di NoCeilings NBA, pagina americana fondamentale per il settore Draft, con highlights decisamente più estesi della loro stagione. Se invece volete farvi un’idea più concreta e personale di un prospetto, consigliamo di vedere partite intere o spezzoni live del torneo.

2. Charlotte Hornets: Dylan Harper, Rutgers – PG, 6’6

Personalmente, lo scalino che c’è tra Harper è il successivo miglior giocatore è abbastanza grosso da porre in secondo piano i dubbi sul fit – che comunque potrebbero essere molto più grossi sulla carta che in campo. LaMelo infatti è un enorme tiratore in catch&shoot con un range infinito, e anche un ottimo tagliante (quando vuole); Harper stesso nasce come combo guard più che point guard pura, e un minimo di gioco senza palla, visto anche il feel per il gioco che ha – mostrato quando contornato da gente con più talento. Parlando del giocatore, è una combo guard, molto grossa per il ruolo con un ottimo ball-handling, footwork (sono rimasto più volte sorpreso dalla sua coordinazione negli spazi stretti, specialmente per uno col suo fisico), pace e forza fisica, con cui cerca di nascondere un primo passo buono, ma non eccezionale. Gioca molto bene il pick&roll e sa passare la palla molto meglio di quanto non dica il suo numero di assist (vedasi sempre discorso compagni con poco talento).

Il tiro è un po’ ondivago e rischia di essere la swing skill: il power transfer dal palleggio è ottimo, ma il rilascio resta bassino e in catch&shoot ha fatto un po’ più di fatica; dal palleggio, invece, ha alternato grandi serate ad altre in cui sembrava quasi fidarsi poco. C’è da lavorare insomma, ma la base sembra buona. In difesa ha fatto vedere di poter essere quantomeno neutro con un carico offensivo umano, e ce lo si può aspettare anche in NBA visti i mezzi. Non ho valutato altri nomi, per me il vero Draft inizia dopo questa pick.

3. Utah Jazz: Ace Bailey, Rutgers – W/F, 6’9″

La prima vera scelta dilemmatica spetta a Utah, che rimane in casa Rutgers. Ace è compagno di Dylan, di certo si tratta di un prospetto interessantissimo ma anche difficile da valutare. Forse ha qualche difetto e dubbio a lungo termine, ma i Jazz hanno disperato bisogno di talento vero e possono permettersi di aspettare: Bailey è il giocatore col tetto più alto, cioè il maggior potenziale esplorabile. Si tratta di un’ala grande moderna con stazza e braccia lunghissime, unite ad un’elasticità e coordinazione sorprendenti. La sua skill principale è sicuramente il tiro, con un rilascio molto fluido e elevato, difficile da contestare.

È migliorato nel tempo nell’attaccare il ferro con decisione, ma per la sua fisicità ha ancora margine. Difensivamente ha fatto vedere degli spunti interessanti, soprattutto per le abilità naturali che possiede, ma serve tempo per affinare le letture e va inserito in una struttura sistematica NBA. Di base si progetta come una terza opzione di lusso o comunque un role player di élite, con un po’ di miglioramenti difensivi. La maggiore preoccupazione sta però nella creazione per sé e per gli altri, che limita le sue possibilità di diventare star: troppo spesso ha una selezione di tiro pessima, con jumpshot contestati a basse percentuali, che qualche volta però lo porta veramente a dei canestri assurdi (da qui l’intrigo di tough shotmaker). Infine, nonostante i grandi passi in avanti, resta un palleggiatore mediocre, che fatica a creare separazione con continuità, oltre che un passatore basilare, con la statistica di palle perse maggiore degli assist. Bailey è in vantaggio per il terzo slot, tuttavia la corsa è aperta, il ragazzo rappresenta una scommessa esaltante da giocarsi.

Possibili alternative: VJ Edgecombe, Tre Johnson

4. New Orleans Pelicans: VJ Edgecombe, Baylor – G, 6’4″

NOLA è in una situazione delicata e deve decidere cosa fare da grande, ovvero se continuare a insistere su Zion Williamson o voltare pagina e provare a ripartire. La guardia di Baylor sarebbe una scelta interessante in ambo i sensi, rappresentando un buon fit con Zion ma possedendo allo stesso tempo anche un upside tale da renderlo intrigante anche come giocatore importante per un contesto in rebuilding. VJ è probabilmente il miglior atleta della classe, alle volte sembra fluttuare in aria per quanto salta. Questi mezzi atletici lo rendono un animale da transizione e un giocatore estremamente pericoloso quando può attaccare una difesa già mossa o tagliare a canestro.

Nel corso della stagione ha mostrato inoltre dei miglioramenti in termini di capacità di sfruttare questi mezzi anche a difesa schierata, grazie ad una crescente fiducia nel proprio ball-handling e a una migliorata pazienza nella gestione del ritmo e degli spazi. Fa ancora fatica a creare separazione da situazione statica, a causa di un torso non molto flessibile che lo fa sembrare un po’ impacciato quando deve cambiare direzione rapidamente, e questo forse ne limita un po’ l’upside palla in mano, costringendolo ad un ruolo più secondario, che comunque può svolgere egregiamente. Questo grazie a un tiro nel quale ha fiducia e dotato di una buona meccanica, anche se leggermente ondivago, ma anche ad ottimi istinti per il gioco che gli permettono di fungere da passatore connettivo – per non parlare dell’atletismo già menzionato. In difesa è una minaccia lontano dalla palla grazie agli istinti e all’atletismo, mentre sulla palla deve crescere soprattutto come capacità di passare sui blocchi, ma l’upside è notevole. Occhio alle misurazioni, se dovesse essere più vicino al metro e novanta e con braccia relativamente lunghe – quindi se dovesse essere più usato da combo guard che da guardia pura – potrebbe soffrire ulteriormente i limiti di ball-handling.

Possibili alternative: Tre Johnson, Khaman Maluach, Derik Queen

5. Toronto Raptors: Tre Johnson, Texas – SG, 6’6″

Il prodotto del Tennessee è uno dei giocatori più entusiasmanti ed esplosivi della classe, vero scorer innato e attaccate naturale. È una guardia con buona altezza e lunghezza delle braccia, oltre che uno dei migliori tiratori puri del Draft, con base fluida, ottimo equilibrio, footwork e un rilascio fluidissimo con rotazione perfetta: il risultato è quasi il 40% da tre e il 90% ai liberi, riferimenti per i tiratori elitari. È un creatore di attacco importante, può segnare da qualsiasi punto del campo, oltre che creare per gli altri, e ad ora è un passatore discreto con buone letture e numeri, ma con margini di miglioramento.

Il suo futuro in NBA dipenderà dalla capacità di creare tiri ad alta qualità per sé e gli altri con continuità, e soprattutto la capacità di arrivare e finire al ferro al momento è un grande tallone di Achille. Anche difensivamente può diventare positivo: spesso al college ha avuto qualche pausa ed amnesia di troppo, sia per imprecisione che per il load offensivo. Toronto sembra il posto giusto in termini di cultura per sbloccare il suo potenziale difensivo, anche perché la franchigia canadese ha grande bisogno di giocatori con punti nelle mani. Tre Johnson, un prospetto che oscilla tra un possibile crack palla in mano e uno specialista del tiro nel peggiore dei casi, sembra proprio il match perfetto per loro.

Possibili alternative: Derik Queen, Noa Essengue, Jeremiah Fears, Asa Newell

6. Brooklyn Nets: Jeremiah Fears, Oklahoma – PG, 6’2″

Brooklyn è in modalità ricostruzione completa e con la sesta scelta va a prendere una scommessa interessante nel ruolo di creator. Fears è entrato nella stagione un po’ sottotraccia, a causa anche della sua decisione di riclassificarsi all’ultimo, saltando l’anno finale di High School e quindi risultando assente da tutte le principali board del 2025, ma non ci ha messo molto a rifarsi un nome. La Point Guard di Oklahoma nel suo primo anno di NCAA ha dimostrato un ball-handling e un primo passo che gli hanno permesso di arrivare in area e al ferro un po’ a piacimento, attirandosi l’etichetta di walking paint touch. Il ball-handling è già molto avanzato per un ragazzo di appena 18 anni, così come il primo passo e l’uso del corpo che fa per arrivare al ferro sono estremamente intriganti. Una volta che batte l’uomo poi ha dimostrato di poter trovare il compagno libero quando la difesa collassa su di lui.

I dubbi che si porta dietro però non sono trascurabili. In primis, il tiro: le percentuali ai liberi lasciano ben sperare ma da tre punti è sotto il 30% – e non è mai stato in carriera, a nessun livello, un tiratore da 30%+; inoltre la meccanica necessita di un po’ di lavoro, soprattutto la parte finale del caricamento (gomito-avambraccio e polso), non sempre fluidissima e ripetibile. Tende poi a fidarsi troppo del suo ball-handling, infilandosi in situazioni spinose da cui non riesce a uscire a causa di una stazza limitata, di un atletismo non così fuori scala e di letture da passatore più reazionarie che anticipatorie. La difesa infine non è stata spesso la parte forte del suo repertorio, visto anche l’enorme carico offensivo richiesto, ma la speranza è che, sfruttando la sua rapidità, possa essere quantomeno passabile al prossimo livello.

Possibili alternative: Kasparas Jakucionis, Derik Queen, Noa Essengue, Jase Richardson

7. Oklahoma City Thunder: Collin Murray-Boyles, South Carolina – F/C, 6’7″

Chi mi conosce un minimo sa che sono uno sfegatato tifoso dei Thunder, la cui filosofia del draft porta spesso a scegliere giocatori con grande feel per il gioco, in grado di fare un po’ tutto sul campo da basket (dribble/shoot/pass). OKC, pur essendo una contender, potrebbe ricevere una scelta da Philadelphia in caso di uscita dalla top-6, per limare i pochi difetti del roster a basso costo: con ulteriore tiro o creazione (improbabile vista l’annata di Ajay Mitchell e il rientro di Nikola Topic) oppure aggiungendo taglia nella rotazione delle ali. Murray-Boyles è l’identikit perfetto per la seconda strada.

Si tratta di uno dei prospetti con intelligenza per il gioco fra le più elevate della classe, con una capacità di lettura che lo posiziona fra i top difensori draftabili. Pressione asfissiante sulla palla, grandi istinti e tempi di aiuto, abilità di anticipazione sono i suoi attributi principali, che, uniti a una grande velocità di piedi, discreta lunghezza e atletismo, ricordano la versatilità e switchabilità di un Draymond Green lite. In attacco troviamo qualità simili con un alto livello di skill: è un ottimo passatore e ha grande tocco dalla media e attorno al ferro. È molto bravo nell’usare la sua stazza, ma non è un atleta verticale incredibile e rimane leggermente sotto taglia per le misure di un lungo NBA. Il fatto di giocare sotto il ferro, oltre che la mancanza di un tiro da tre affidabile, limitano il suo ruolo e possono preoccupare per il suo futuro da hub offensivo. Allo stesso tempo, tanti scout lo hanno nelle primissime posizioni: la sua intelligenza, l’invidiabile etica del lavoro (visti i numerosi miglioramenti dal primo anno da Freshman a quello da Sophomore) sono doti rare ed essenziali sulle quali scommettere con decisione.

Possibili alternative: Derik Queen, Carter Bryant, Kam Jones, Nique Clifford.

8. Chicago Bulls: Derik Queen, Maryland – C, 6’10”

Chicago naviga un po’ a vista. Ha una serie di buoni giocatori, di cui alcuni giovani e con margini di crescita, sui quali sembra voler puntare, ma nessuna vera stella. Ovviamente pescarne una alla 8 può risultare difficile ma contando che Vucevic scadrà nel 2026 e che inizia ad avere i suoi anni, potrebbe aver senso scommettere sul talento di Derik Queen. Si tratta di un lungo estremamente divertente da vedere, dotato di un footwork e ball-handling avanzati per l’età, a cui aggiunge un buonissimo tocco nei pressi del ferro e dalla media – zona dalla quale è capace di tirare anche dal palleggio. Inoltre, sembra avere una capacità e rapidità di lettura molto avanzate per l’età e il ruolo, rendendolo una potenziale minaccia in situazioni di short roll ma anche di passaggio dal post basso.

Il tiro da tre punti sembra essere ancora un po’ fuori range ma il tocco, il tiro dalla media distanza e le percentuali ai liberi fanno ben sperare. Si porta dietro qualche dubbio relativo alla scalabilità del suo gioco contro fisici NBA, in quanto risulta un po’ sottodimensionato per il ruolo (“solo” 208cm con braccia non particolarmente lunghe), limiti che poi si porta dietro anche in difesa, non essendo una grande presenza nei pressi del ferro. Per quanto, nella sua metà campo, la mobilità sembri essere un po’ sottovalutata da molti, così come le mani rapide, verosimilmente avrà bisogno di essere coperto. Non è comunque da escludere, nel caso sviluppasse un tiro rispettabile, una sua transizione in un ruolo più da “quattro” in futuro, al fianco di un altro lungo.

Possibili alternative: Noa Essengue, Asa Newell, Khaman Maluach

9. San Antonio Spurs: Asa Newell, Georgia – PF/C, 6’10”

Il ragazzo è nella lista dei miei protetti e preferiti della classe, perciò lo valuto leggermente più in alto del consenso generale. Gli Spurs, a mio avviso, sarebbero il landing spot ideale per gli interessi di entrambi. Bassey, Byiombo e lo stesso Barnes non possono essere nei piani a medio termine della franchigia texana, c’è bisogno di altro nella rotazione dei lunghi da affiancare ad un talento generazionale come Wemby. In questo senso, Newell può essere perfetto da accoppiare in quintetto col francese, ma pure per occupare alcuni minuti da backup per far rifiatare la stella senza stravolgere il sistema. Il prodotto di Georgia può ricoprire sia il ruolo da quattro che da cinque grazie alla sua versatilità, vista la grande rapidità nonostante la stazza. Sebbene paghi qualche centimetro per un centro NBA, compensa con la capacità di cambiare a tutto tondo sul perimetro, grazie alla mobilità delle anche e a un discreto uso degli angoli nei fondamentali difensivi. Braccia lunghissime e una buona verticalità lo rendono un protettore del ferro positivo, che può beneficiare molto del terrore che Wembanyama induce sotto i tabelloni.

In attacco, al momento beneficerebbe di un ruolo preciso e limitato: bloccante normale che sa giocare il pick&roll, taglia coi tempi giusti e sa passare il pallone con letture basilari e limitate dei vantaggi. Il suo superpotere consiste nelle mani morbidissime per un lungo, fondamentali per ricezioni complicate e che danno grande fiducia nel tiro – le percentuali sono in continua crescita ma rimangono ancora un po’ ondivaghe. La capacità di spaziare il campo da tre e di finire nei pressi del ferro con più decisione e continuità, aree che rimangono leggermente lacunose, potrebbero stravolgere il suo futuro impatto nella lega.

Possibili alternative: Khaman Maluach, Kon Knueppel, Rasheer Fleming

10. Portland Trail Blazers: Kon Knueppel, Duke – SG, 6’6″

Dopo aver sperato fino all’ultimo che arrivasse Asa Newell, la scelta è ricaduta sulla guardia di Duke. Knueppel è prima di tutto un tiratore, con taglia e rilascio alto, che in una squadra come Portland – piena di giocatori che possono segnare da tre ma non tiratori puri – male non fa. Oltre al tiro, Knueppel aggiunge una interessante dimensione da giocatore senza palla e creatore terziario: è infatti capace di tirare in movimento, uscendo dai blocchi o relocandosi, ma anche di segnare dopo un paio di palleggi punendo closeout troppo aggressivi o difese che passano dietro sui blocchi. Da non sottovalutare il suo tocco in generale e la sua capacità di usare il corpo per arrivare nei propri spot, cosa che gli permette di giocare anche qualche pick&roll da portatore e DHO, dai quali poi ha dimostrato solide letture.

Non è il migliore degli atleti, anzi, quindi verosimilmente farà sempre fatica a creare dal palleggio e a finire al ferro, ma in una squadra con tanta potenziale creation come Portland non è nemmeno detto che serva. In difesa si applica, ci prova, è disciplinato e coi giocatori con stazza simile alla sua ha dimostrato di poter reggere il confronto fisico, ma a livello atletico verosimilmente soffrirà sempre, richiedendo quindi dei compagni che possano un po’ nasconderlo, di cui Portland – citofonare Camara e Clingan su tutti – sembra essere dotata.

Possibili alternative: Noa Essengue, Liam McNeely, Will Riley, Noah Penda, Rasheer Fleming

11. Orlando Magic: Kasparas Jakucionis, Illinois – PG, 6’5″

Orlando ha un’incredibile necessità di avere profili che possano sgravare i propri due primi violini da compiti eccessivi di playmaking e creazione del vantaggio, per sbloccare un gioco più da ali pure di Paolo Banchero e Franz Wagner. Jakucionis potrebbe essere quello che purtroppo non è stato finora Anthony Black: una guardia super grossa, capace di leggere il gioco e attaccare il ferro per facilitare le spaziature creando per sé e gli altri. Per molti rimane un talento da top-5 della classe, ma i recenti lievi infortuni e difficoltà hanno abbassato un po’ il suo hype e le stocks.

È innegabile che Jakucionis sia un passatore straordinario, oltre che un ottimo playmaker. L’elefante nella stanza è la percentuale al tiro, in una squadra come i Magic che in controtendenza storica è già terribile da dietro l’arco. A Illinois, la point guard titolare è costretta a prendere tiri complicati e contestati, soprattutto in Pull-up, che hanno come conseguenza il 44% dal campo e il 32% da tre – anche se il giovane ha dimostrato di avere momenti di trans agonistica soprattutto nei finali di gara (che insieme all’84% ai liberi fa ben sperare). L’altro dubbio è l’atletismo, che lo limita sia nel creare separazione sia come difensore, ben compensato però dall’abbondanza di centimetri per il ruolo di guardia: a questa altezza può essere una scelta di grande valore per Orlando, un buon fit che può esaltare i pregi e mascherare i difetti del ragazzo.

Possibili alternative: Jase Richardson, Liam McNeeley, Ben Saraf, Labaron Philon

12. Houston Rockets: Khaman Maluach, Duke – C, 7’2″

Houston ha un numero indefinito e indefinibile di giovani prospetti da sviluppare quindi non è detto che vorranno tenere la scelta, ma sia in ottica trade che di utilità per il loro roster Maluach potrebbe essere il giocatore ideale. Il lungo di Duke è, prima di tutto, un essere umano gigantesco. Parliamo di un ragazzo di 18 anni che misura già 218 centimetri, con 227 centimetri di apertura alare e con una struttura fisica che gli permetterà di aggiungere parecchia massa. A questi mezzi fisici unisce una coordinazione e mobilità estremamente interessanti, che gli hanno permesso in stagione di essere usato tranquillamente in situazioni di hedge o cambio sul pick&roll, anche contro giocatori molto più piccoli di lui. Inoltre questo mix di dimensioni e coordinazione gli permettono di coprire porzioni di campo importanti anche in situazioni di rotazione o scramble, sempre più importanti per la direzione che sta prendendo il basket.

Ovviamente non è un prospetto difensivo perfetto, anzi. Tende a commettere decisamente troppi falli a causa di un controllo e consapevolezza del corpo non ancora così sviluppati, e nonostante i mezzi non è un rim protector di primissima fascia. Duke ha una difesa eccellente e quindi tendenzialmente è stato anche sfidato e cercato poco, ma sembra metterci un po’ di più per caricare il salto rispetto ai migliori stoppatori, cosa che gli fa perdere il tempo e che gli causa anche qualche fallo di troppo.

In attacco è stato usato esclusivamente da play finisher, che sia dal dunker spot o da situazioni di pick&roll come bloccante, da cui però ha sempre fatto estremamente bene, mostrando ottimo tocco e prontezza. Occhio a un potenziale sviluppo da tiratore: le percentuali ai liberi e le stagioni passate nella lega Africana mostrano una certa volontà e potenziale capacità anche di spaziare il campo.

Alternative: Trade della pick, Rasheer Fleming, Liam McNeely, Will Riley

13. Dallas Mavericks: Jase Richardson, Michigan State – G, 6’3″

Il figlio d’arte a Michigan State sta scalando come pochi altri le classifiche, convincendo e non poco nelle ultime uscite. La stagione nera di Dallas riceverebbe così una magra consolazione dopo gli infortuni disastrosi di Kyrie Irving, Anthony Davis, Dereck Lively III, Daniel Gafford, il vuoto lasciato da Luka Doncic e la crescita di Quentin Grimes, svenduto ai Sixers. Di certo, dal punto di vista tecnico, il solo Irving (che mancherà per la rottura del crociato) e un attempato Diwnwiddie non possono rappresentare un parco credibile per una squadra che ha ambizioni di contendere in una finestra breve. Jase Richardson é un profilo perfetto per aggiungere attacco alla squadra texana.

Pur essendo leggermente undersized, è una guardia che arriva al ferro con una persistenza pazzesca grazie alla sua rapidità e abilità di palleggio. Ha ottime percentuali in avvicinamento e un gioco sorprendentemente sviluppato nell’area mezzana del pitturato, usando spazi, footwork, cambi di velocità e di direzione che ricordano un’altra guardia che a Dallas ci è rimasta troppo poco: Jalen Brunson. Inoltre è un difensore attivo e arcigno ed è migliorato esponenzialmente negli ultimi mesi come tiratore e passatore. Il grosso punto di domanda consiste nei centimetri: ha un tipo di skillset che è da vedere come si traslerà al massimo livello, oltre al fatto che nonostante l’impegno rischia di essere un anello debole difensivo. Rimane un’ottima scommessa, potenziale guardia principale per guidare un attacco – sviluppo permettendo.

 Possibili alternative: Noa Essengue, Rasheer Fleming, Labaron Philon.

14. Atlanta Hawks: Thomas Sorber, Georgetown – C, 6’10”

Atlanta ha Clint Capela in scadenza e una squadra che sembra aver quantomeno trovato una quadra in termini di stile di gioco, con Trae Young accerchiato da Dyson Daniels, Zach Risacher, Jalen Johnson e Onyeka Okongwu. Sorber fitterebbe bene in questa squadra, grazie al suo feel, alla sua capacità di coprire il campo nella propria metà, alla sua abilità di ruotare e guidare una difesa, e infine alla sue mani rapidissime. Potrebbe soffrire un po’ l’essere sottodimensionato rispetto agli altri lunghi della lega, cosa che ogni tanto gli potrebbe causare un po’ di problemi se continuamente testato come rim protector. La sua mobilità però gli permetterebbe di variare parecchie coverage, sfruttando al meglio le dimensioni e le capacità di Daniels, Risacher e Johnson di ruotare e coprire ampie porzioni di campo.

Anche in attacco il feel è una delle sue carte vincenti, che gli permette di agire dallo short roll, da hub offensivo o dal post. L’eventuale sviluppo come hub offensivo è estremamente interessante, specialmente se accoppiato con il buon ball-handling e il potenziale da tiratore. Il tocco è estremamente interessante, le percentuali ai liberi e la fiducia che ha nel suo tiro dalla media fanno sperare in uno sviluppo da tiratore dal perimetro che ne aprirebbe una dimensione estremamente interessante da giocatore di Pick&Pop, da cui poi potrebbe anche attaccare fronte a canestro sfruttando un buon primo passo e palleggio per il ruolo. Estremamente interessante la sua dimensione senza palla, che gli permette di capitalizzare sugli errori della difesa, tagliando verso il post alto e facendosi trovare pronto nel dunker spot. Anche in attacco, però, la taglia potrebbe essere un limite in certe situazioni, soprattutto nei pressi del ferro.

Possibili alternative: Noa Essengue, Will Riley, Noah Penda, Rasheer Fleming