L’NBA non è mai stata così ricca, e queste fortune partono in primis dalla crescita social.

FOTO: Business Insider

Mettiamocelo in testa tutti, perché è importante comprenderlo: l’NBA si sta apprestando ad entrare in una vera e propria età dell’oro sul mercato. E molte di queste fortune passano dai social media e dallo streaming. La crescita sotto questo punto di vista da parte della Lega di pallacanestro americana è essenziale sotto più punti di vista per determinare il valore di quello che è il prodotto confezionato da Adam Silver.

Ad esempio, di questi tempi si sta giusto discutendo il nuovo accordo collettivo (CBA, Collective Bargaining Agreement, da qui in poi), con le parti interessate – Lega e NBPA, associazione giocatori – che hanno allungato al 31 marzo il termine ultimo in cui comunicare l’uscita dal contratto attuale, in essere dal 2016. Qualora si stabilisse mutualmente di terminare l’attuale CBA, che scadrebbe a giugno 2024, in anticipo, se ne dovrebbe stipulare uno nuovo che entrerebbe in vigore dalla prossima stagione.

Il CBA regola anche tutti i rapporti economici che intercorrono fra dirigenti e giocatori, con un particolare punto di interesse per quelli che sono i diritti di trasmissione e diffusione dei materiali multimediali sotto il dominio NBA, la maggior fonte di introiti a disposizione della Lega. L’attuale accordo televisivo con ESPN e Turner Sports da $24 miliardi firmato nel 2016, e cha scadrà nel 2024/25, è di per sé ricchissimo, ma potrebbe essere benissimo soppiantato già dalla prossima firma.


La crescita globale della NBA appare infatti inarrestabile, nonostante il dominio della NFL delle trasmissioni americane. Come è possibile? La “cable TV” è in discreto calo negli Stati Uniti, spesso accostata da o rimpiazzata dallo streaming, e da questo punto non è difficile comprendere come un servizio quale NBA League Pass rappresenti già da solo una certa attrattiva per potenziali acquirenti.

Le cifre del nuovo accordo televisivo di per sé si aggirerebbero sui $70 miliardi in 9 anni, secondo le proiezioni, ma sono emerse di recente altre novità. Ad esempio, NBCUniversal sarebbe pronta a rifarsi sotto per la prima volta dal 2000, proponendo di diffondere la gare anche sulla propria piattaforma streaming, Peacok, aggiungendo che anche Amazon e Apple TV avrebbero dimostrato interesse a fornire eventuali pacchetti, dopo che la prima ha già iniziato a diffondere gare NBA in streaming in Brasile da questa stagione. E in questa equazione non stiamo valutando l’influenza della crescita sui social media.

Per comprendere quale sia la discrasia fra rating TV e engagement social per la NBA, si pensi all’All-Star Game 2023: dal punto di vista televisivo, i risultati non sono mai stati così bassi, ma sulle piattaforme social della Lega si è raggiunto un record mostruoso di quasi $2 miliardi di visualizzazioni.

Facendo un altro esempio, la partita fra Lakers e Thunder che ha visto LeBron James superare il record di Kareem Abdul-Jabbar è stata la più vista su TNT degli ultimi 5 anni, toccando un picco a quota 3.7 milioni di spettatori connessi. Non male, se non fosse che si siano raggiunte le 225mile visualizzazioni video su piattaforme e account social NBA, con un dato spaventoso riguardante Instagram: 164 milioni di visualizzazioni sull’account NBA nel giro di 24 ore, di cui 138 milioni (!) sui contenuti a tema James.

“By the numbers”, come si userebbe dire oltreoceano, non c’è assolutamente paragone fra la NBA e le altre Leghe sportive americane, con una crescita che procede incontrastata dal 2021. Usando i dati forniti da Alex Kennedy su Basektball News, l’account Instagram NBA è tra gli 8 brand più seguiti della piattaforma, oltre i 77 milioni di follower, mentre su YouTube siamo a 87 milioni di ore si visualizzazione dei contenuti, con una crescita del +329% dal 2018/19. Prendendo tutte le piattaforme social, siamo 14.4 miliardi di visualizzazioni nella sola stagione 2022/23, già il +49% dalla passata stagione, e a 794 milioni di visualizzazioni su App NBA e dispositivi collegati, +195% dal 2021/22.

L’account NBA su Instagram, come già detto, ha raggiunto già da gennaio oltre 75 milioni di follower, più di quelli di tutte le altre maggiori leghe sportive americane sommate.

L’importanza di questi numeri non è tanto da ricercare dagli introiti derivanti da essi direttamente, ma sulla popolarità che l’NBA acquista a livello globale tramite essi. Abbiamo già parlato dell’importanza del Brasile, nazione che registra un incremento di oltre il +104% dal 2020, ma potremmo citare l’Australia o le Filippine come partner di maggioranza per iscrizioni a NBA League Pass, senza menzionare il mercato cinese.

Ma anche interessi più diretti e meno legati alla crescita social in sé, che però ne considerano per certo l’appeal e il potenziale nel valore del prodotto, quali l’espansione verso l’America Latina, con i Capitanes di Città del Messico in G League, o l‘interesse suscitato in Qatar e Arabia Saudita verso l’acquisto di franchigie NBA.

Insomma, il margine di crescita si presenta smisurato, a tutti gli effetti difficilmente arrestabile, e se la NBA è arrivata a questo livello è anche grazie a una gestione impeccabile di un prodotto che si presta benissimo alla diffusione sui social media e piattaforme correlate, comprendendone alla perfezione il potenziale.