Da sempre, l’ex-centro e commentatore televisivo parla pubblicamente dei propri difetti.

FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Justin Tinsley per Andscape, tradotto in italiano da Alberto Pucci per Around the Game.


Fare i conti con i propri rimpianti è da sempre un’attività che non fa sconti a nessuno. Per molti di noi, il rimpianto diventa gradualmente parte della nostra storia di vita. Shaquille O’Neal ha vissuto ultimamente qualcosa di simile. In un recente episodio del suo podcast The Big Podcast with Shaq, il commentatore di TNT ha riflettuto sui propri sbagli insieme al centro dei Philadelphia Eagles Jason Kelce, suo ospite.


“Il mio consiglio per quando ti ritirerai è di accettarlo, stare bene con la tua famiglia, tuo fratello. Ho fatto una lunga serie di idiozie fino al punto di perdere la mia famiglia. Non avevo nessuno, ma non è il tuo caso. Goditi la tua famiglia, la tua splendida moglie e i figli, non rimuginare mai su com’eri. Quello che eri è quello che sei, hai un anello e le persone ti stimano e sanno chi sei. Io sono stato un idiota, lo ripeto, ora vivo in una casa enorme da solo.”

Shaq oggi è noto per quello che è. Un filantropo, un grande personaggio televisivo e commerciale, un imprenditore, ma, soprattutto, un conoscitore del divertimento. Se Wilt Chamberlain ha detto un giorno “Nessuno ama Golia”, Shaq lo ha smentito. Nonostante la sua fama di Golia, è stato un giocatore amato da generazioni diverse, etnie diverse, persone diverse. Le sue ammissioni, tuttavia, mostrano un uomo in contatto con le proprie trasgressioni. Ha accettato le fratture della propria famiglia senza che il peso di queste lo soffocasse. Il denaro può aiutare a mitigare, ma O’ Neal vive ogni giorno sapendo di dovere la propria infelicità ad azioni egoistiche.

Nel 2002 Sports Illustrated ha pubblicato un articolo intitolato eloquentemente “Il suo peggior nemico”. Nonostante si tratti di un pezzo incentrato sulla caduta dell’ex-compagno a LSU di Shaq Stanley Roberts, O’Neal stesso potrebbe esserne il protagonista. Nel dicembre di quell’anno, lui e la fidanzata Shaunie Nelson si erano infatti sposati in segreto a Beverly Hills. All’apparenza tutto era perfetto, ma l’apparenza spesso inganna.

“Non mi fido di nessuno, ho un entourage stretto e la mia famiglia. Ho un tizio che gestisce i miei soldi e ho delle persone che gestiscono lui.” Così aveva detto O’Neal all’interno di quel famoso articolo. “Odio parlare al telefono, cambio umore di continuo, sono stressato. Ho dei problemi di cui non parlerò mai.”

Al picco del proprio dominio in campo, Shaq era in grado di cambiare volto alle franchigie. Ha messo gli Olando Magic sulla mappa e ha portato anelli insperati a Los Angeles Lakers e Miami Heat.

La sua storia personale, tuttavia, è meno idilliaca. Negli ultimi venti anni e più, O’Neal ha parlato dei propri problemi, soprattutto per quanto riguarda la fine del suo matrimonio, terminato ufficialmente nel 2011, stesso anno del suo ritiro come giocatore. Nella sua autobiografia, Shaq ha additato la propria infedeltà come causa del divorzio. Circa dieci ani dopo, in una puntata di The Pivot podcast, ha aggiunto di essere stato scoperto a viere una doppia vita. Le vere vittime di questa storia sono i suoi familiari.

“Lei non c’entra, sono stato solo io. Ha fatto esattamente ciò che doveva e mi a dato degli splendidi figli, prendendosi cura della casa e delle aziende. Ho sbagliato solo io.”

Shaquille O’Neal ha poi concluso dicendo che questa situazione gli ha tolto il privilegio di essere felice.

“Non sai quanto valga qualcosa finché non la perdi.”

La vera presa di responsabilità arriva quasi sempre dopo un periodo di dolore e di successiva accettazione. Shaq ha usato questi momenti per prendere atto delle conseguenze delle proprie azioni. La sua ex-moglie, Shaunie, ha recentemente scritto un’autobiografia in cui afferma come le parole di O’Neal abbiano reso più facile per lei aprirsi su questa questione, in quanto “lo ha detto lui per primo”.

Vivendo abbastanza, si impara che le cicatrici che non guariscono sono quelle lontane dalla superficie. Quelle di Shaq sono pubbliche. La terapia è necessaria per gli uomini e gli uomini afroamericani e ci sono in O’Neal molti segni di un lavoro significativo e profondo, legato anche alla disciplina militare dell’adorato patrigno, come ha detto lui stesso a Jason Kelce. Accettare queste cicatrici significa accettare la propria umanità, nei suoi alti e bassi. Non ti definisce, ma è parte della tua vita.

Perdonarsi a volte è impossibile, le cicatrici rimangono, e bisogna esprimere i propri rimpianti.

“Ho pace perché i miei figli non mi odiano, se lo facessero non lo sopporterei, ma abbiamo un bel rapporto.”

Shaq conosce profondamente gioia e dolore, e non si allontana dalle conseguenze delle sue azioni. Ne parlerà per tutta la vita, e noi facciamo bene ad ascoltarlo.

“Non uso la parola depressione, perché ne soffrono in tanti, ma ero a terra.”

Non c’è vergogna nel dolore, ma Shaquille O’Neal ha fortunatamente saputo far spazio anche per altro.