I Boston Celtics riusciranno a rimanere motivati?

FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Oliver Fox per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Toccherà citare Pat Riley, che nel suo libro pubblicato nel 1988, Showtime, ha inserito una frase che descrive perché sia difficile per le squadre vincere in back-to-back: “Disease of more (Il morbo del volere di più)”. Basta cercare su Google l’originale per trovare la frase successiva: “Il successo è spesso il primo passo verso il disastro.”. Questa è ciò che si definirebbe una potente semplificazione emotiva, ma contiene un fondo di verità. Le compagini vincenti sono spesso fondate sul lavoro di squadra, la carenza di egoismo e un instancabile devozione al sacrificio in favore del bene collettivo. I Boston Celtics della Stagione 2023/24 hanno incarnato perfettamente questa definizione. A Jayson Tatum non interessava particolarmente vincere il Titolo di MVP delle NBA Finals 2024, e a Jaylen Brown non pesava il fatto di dover marcare Luka Doncic per tutti i 28.65 metri e l’intera serie di Playoffs. Payton Pritchard ha accettato il suo nuovo ruolo, prendendosi anche tiri da metà campo. Tutto ha funzionato e ha fruttato un Titolo NBA. Ma cosa aspetta i Celtics adesso? La prima opzione è la “malattia”. La gente è alla ricerca di vittorie e legacy, e tutto ciò di cui i role player, le star e il management potranno parlare, di poco reale effettivo valore. Non è una novità per i Celtics, dato che Pat Riley aveva già affrontato la tematica alla fine degli anni 80′, e i giocatori in primis vorranno evitare che accada. 


Ma oggi i giocatori devono affrontare qualcosa che negli anni precedenti non si era mai visto: lo stress e il sollievo dovuti alla vittoria. Qualcuno ha notato l’espressione di Tatum subito dopo la vittoria? Si trattava di felicità? Euforia? Un senso di completezza e pienezza? C’era sicuramente parte di tutto ciò, ma in gran parte si è trattato di sollievo. Il sollievo può cambiare i comportamenti umani. La ferrea motivazione richiesta per vincere un titolo viene spesso instillata dal timore che, in caso di mancata vittoria, la squadra verrebbe odiata e sarebbe al centro di polemiche. I Celtics hanno confermato il loro core, e ciò significa che sia lo stress che il sollievo saranno generalmente uniformi. Il panico è passato, perciò i C’s dovranno rimanere legati alle buone vecchie maniere: valori culturali. Quantomeno nessuno sarà motivato da un nuovo contratto, che potrebbe essere equamente una buona e una cattiva spinta motivazionale. I pareri a riguardo sono contrari. Ma non ci vorrà molto per mantenere quel livello di dedizione. La lega si adatterà anche al” vantaggio” salariale biancoverde, di mezzo miliardo di dollari. La NBA non starà seduta a guardare mentre i Celtics torreggeranno ancora una volta sulle altre franchigie. La Eastern Conference è migliorata, e i bianco-verdi potrebbero imbattersi in uno qualunque dei problemi tipici dei Playoffs, che a tempi e modi alterni li hanno afflitti nel recente passato. Dovranno dare ed avere nuove risposte, preparare nuove strategie e tattiche per poter vincere ancora. Il desiderio di vincere tutto – il vero desiderio, non quello superficiale mostrato, ad esempio, dalle squadre di Chris Paul fino a questo momento – può avere qualunque origine e provenienza, ma di certo non sgorga da una fonte infinita e non proverrà più dall’enorme motivazione avuta perlomeno negli ultimi 2 anni. Tutti conoscono il valore e il talento dei Boston Celtics. Quindi, la domanda è una e semplice: vedremo una squadra motivata da altri incentivi? Oppure ne vedremo un’altra, pronta a spedire la NBA all’interno della sua prossima Dynasty? La risposta potrebbe facilmente trovarsi a metà. Bisognerà vedere se i Celtics riusciranno a rimanere a metà.