FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


Al termine di Gara 4 delle semifinali di Western Conference, conclusa con una pesante sconfitta degli Warriors (1-3 nella serie, poi chiusa sul 2-4), Steve Kerr si è voluto complimentare con l’Hall of Famer Gary Payton per la prestazione del figlio, Gary Payton II, prima di tornare nello spogliatoio della squadra ospite della Crypto.com Arena. GPII era stato schierato a sorpresa in quintetto contro i Los Angeles Lakers, e nonostante la sconfitta (104-101) non ha fatto pentire coach Kerr della propria scelta, segnando 15 punti (7/9 dal campo), accompagnati da 3 rimbalzi, 2 assist e tutto il suo solito effort per tutti i 23 minuti d’impiego.


Durante la propria carriera professionistica, Payton II ha girato di squadra in squadra alla ricerca di un proprio posto nella lega, che ha faticato a trovare. Proprio per questo, la partenza in quintetto è stata motivo d’orgoglio per suo padre, che ha parlato così ai microfoni di Andscape:

Non sempre i buoni giocatori vengono scelti al Draft e devono quindi fare un percorso più lungo per arrivare in NBA, ma non si arrendono e continuano a lavorare duramente. Mio figlio è uno di loro. Sono stato molto duro con lui in passato, ma sapeva che se avesse continuato a impegnarsi e se avesse ottenuto un’opportunità con la giusta squadra e il giusto coach, sarebbe riuscito a dimostrare il suo valore. Adesso, dopo la delusione del Draft, dopo diverse squadre di G League e dopo aver vinto un anello l’anno scorso, gioca come titolare nei Playoffs e riesce a lasciare il segno”.

– Gary Payton (padre)

Nonostante il padre abbia giocato in NBA, per Gary Payton II entrare nella lega non è stato così semplice come per altri figli d’arte, tra i quali i suoi compagni Stephen Curry, Klay Thompson e Andrew Wiggins. Payton ha giocato in high school a Phoenix e al Salt Lake Community College, prima di approdare a Oregon State; e dopo essersi dichiarato eleggibile per il Draft 2016, ha giocato in diverse squadre di G League (Rio Grande Vipers, Wisconsin Herd, South Bay Lakers, Capital City Go-Go e Raptors 905) e in quattro squadre NBA (Bucks, Lakers, Wizards e Warriors). GPII ricorda con affetto il difficile percorso che lo ha portato in NBA:

I giorni del junior college e dell’high school sono stati i più divertenti: viaggiare con la squadra, stare insieme tutti i giorni e superare le difficoltà permette di creare un rapporto con i compagni. Personalmente, non mi piace come funziona il Draft: negli ultimi anni, i migliori giocatori sono stati scelti al secondo giro o alla fine del primo. Le squadre scommettono sul futuro di un giocatore, ma non possono sapere se sarà quello di cui avranno bisogno. Non essere chiamati al Draft non significa che non ce la si possa fare”.

– Gary Payton II

Payton era stato inizialmente tagliato dagli Warriors, prima di essere rifirmato per riempire l’ultimo slot del roster disponibile nella stagione 2021/22. La sua difesa sulle migliori guardie avversarie e la sua energia lo hanno reso un pezzo importante della rotazione di coach Kerr e gli hanno assicurato il suo primo contratto garantito in NBA: un annuale da quasi due milioni di dollari, diventato garantito il 6 gennaio 2022. La scorsa stagione, poi, ha mantenuto medie di 7.1 punti, 3.5 rimbalzi ed è diventato campione NBA.

A 13 anni, Payton era tra il pubblico quando “The Glove” vinse il suo primo e unico titolo NBA, con i Miami Heat nel 2006. Sedici anni dopo, appena dopo aver sconfitto 4-2 i Celtics alle Finals, Payton II ha finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo:

Dopo l’ultima sirena di Gara 6, mi sono seduto in panchina. Ero sollevato, finalmente eravamo campioni NBA. Prima è arrivata mia madre, poi tutti gli altri familiari mi hanno raggiunto per festeggiare. Io ero davvero esausto.”

– Gary Payton II

L’estate scorsa, in free agency, Payton II avrebbe voluto rifirmare con gli Warriors, ma desiderava anche ottenere un contratto a lungo termine più vantaggioso, motivo per il quale ha ritenuto troppo bassa l’offerta di Golden State, condizionata anche dalla luxury tax. E così, dopo essere stato corteggiato dall’amico Damian Lillard, il giocatore ha firmato un contratto triennale (26.1 milioni di dollari) con i Portland Trail Blazers, rifiutando un’offerta più consistente da parte dei Raptors.

Sono solo affari; ho dato la priorità agli Warriors, ma non sono riusciti a propormi la cifra che mi aspettavo. Poi ho accettato l’offerta dei Blazers perché sapevo che probabilmente sarebbe stato il mio unico contratto pluriennale, e Dame mi aveva chiesto di aiutarlo a vincere”.

– Gary Payton II

Sfortunatamente, però, Payton non ha potuto aiutare Lillard a lungo, giocando solo 15 partite per problemi fisici. A dicembre, si diceva che gli Warriors volessero che ritornasse a San Francisco, perché avevano bisogno della sua difesa, della sua intensità e del suo atletismo. Nonostante le voci, però, il giocatore è rimasto stupito quando Golden State lo ha acquisito da Portland in una trade a quattro squadre che ha spedito Wiseman a Detroit.

Lo scambio ha rischiato di saltare quando Payton non ha superato i test fisici a causa di un problema addominale che lo avrebbe tenuto lontano dal campo per circa tre mesi. Alla fine, però, Golden State ha deciso di non fare dietrofront.

“Se non avessero voluto tenermi, non mi avrebbero mai fatto tornare; l’anno scorso hanno capito che è possibile vincere se non si hanno problemi di infortuni. Per me, comunque, non è stato strano ritornare. Anche se, entrato in spogliatoio, sono andato verso il mio solito armadietto, che oggi però è di DiVincenzo…”

– Gary Payton II

In questa stagione, la guardia ha esordito con gli Warriors il 26 marzo. Dopo la fine della serie contro i Lakers, ha raccontato di sentirsi molto meglio, ma di tenere sotto controllo il proprio infortunio tutti i giorni: “Prima non mi sentivo più me stesso; conosco il mio corpo e non ne potevo più dell’infortunio, voglio mettermi alle spalle questo problema”.

Nelle prime tre partite della serie contro i Lakers, GPII non aveva mai giocato per più di 15 minuti; alla ricerca di maggiore difesa ed energia, poi, martedì scorso Steve Kerr gli ha comunicato che avrebbe optato per un quintetto piccolo e che quindi sarebbe partito titolare. “Essere in quintetto o non esserci non fa differenza; io gioco sempre allo stesso modo”, ha commentato la guardia.

Anche se è conosciuto per la sua difesa, è stata la prestazione offensiva di Payton a dare la spinta agli Warriors in quella gara: con 7 punti consecutivi in meno di un minuto, ha portato avanti i suoi (66-59) con 8′ sul cronometro del terzo quarto, in un passaggio importante della gara. Pochi secondi dopo, Curry ha incrementato il vantaggio con un layup, mentre un assist di Payton per Wiggins ha determinato il primo vantaggio in doppia cifra per Golden State (71-61 a 6′ dalla fine del quarto).

“Pensavo solamente a correre più veloce degli altri: non riuscivano a marcarmi in transizione, si dimenticavano di me e io cercavo di approfittarne.”

– Gary Payton II

Nel post-gara “The Glove”, il padre nove volte All-Star, si è mostrato orgoglioso e soddisfatto della prestazione del figlio nella sua prima partita da titolare ai Playoffs:

“Bisogna mettere in campo i giocatori giusti nel momento giusto; questa sera Gary ha dato energia e punti facili alla squadra. Golden State avrebbe dovuto giocare sempre così e affidarsi meno ai jumper, anche per avere più possibilità di andare in lunetta: se i giocatori si limitano a tirare da tre e non attaccano il ferro, gli arbitri non fischiano mai dei falli. Gary è una sicurezza in termini di difesa, rimbalzi, intensità ed energia, proprio ciò di cui c’era bisogno.”

– Gary Payton (padre)

Payton II è tornato in panchina a 9:49 dal termine della gara, con il punteggio sul 94-94. Ed è da lì che Lonnie Walker IV ha segnato 15 punti in una manciata di minuti, 12 dei quali mentre la guardia degli Warriors era in panchina.

“Gary ha dato tanto alla squadra. Era quasi fuori dalla rotazione, poi da titolare ha giocato 23 minuti. In difesa sappiamo tutti ciò che sa fare, mentre in attacco si muove continuamente, e infatti è arrivato più volte al ferro e ha segnato una tripla importantissima nella seconda metà di gara. È la dimostrazione di come il ruolo di un giocatore all’interno della squadra possa cambiare velocemente; bisogna sempre essere pronti”.

– Stephen Curry

Per Golden State, la stagione è arrivata al capolinea e il sogno del repeat è svanito nelle Semifinali di Conference. La storia di Gary Payton II, però, era ed è un esempio positivo per tanti giocatori alla ricerca di un proprio posto nella lega.