La metamorfosi inversa del fu “prossimo Kevin Durant”.

FOTO: Detroit News

Vi ricordate Emoni Bates? Quel ragazzino delle medie alto, magro e con un tiro fulminante che era stato etichettato come “il prossimo Kevin Durant”? Proprio lui! Ormai le medie le ha finite da un po’, ha finito anche il liceo ed è un Sophomore che brucia le retine NCAA con la canotta di Eastern Michigan University, alla ricerca di una chiamata al secondo giro del Draft 2023.

No, non ci sono errori, Emoni Bates cerca una chiamata al secondo giro con la maglia di Eastern Michigan University, college di bassa fascia e con un record decisamente perdente. Ora, come nei film dei primi anni 2000, riavvolgiamo il nastro e vediamo come il presunto miglior prospetto dai tempi di LeBron James “sia finito in questa situazione.”

Il declino

Il primo passo falso della carriera di Bates arriva dopo il suo anno da Sophomore all’high school. Nei suoi primi due anni a Lincoln High School è un assoluto dominatore e nel 2019 diventa il primo Sophomore di sempre a vincere il National Player of the Year Award, dopo una stagione a 32 punti e 10 rimbalzi di media. A questo punto suo papà, Elgin Bates, decide di mettersi in proprio e, sfruttando (e monetizzando) l’esposizione mediatica del figlio, crea Ypsi Prep Academy, una nuova prep school che fa di Emoni la sua stella sul campo da basket e da testimonial nella sua promozione. Ypsi Prep è totalmente designata per soddisfare le esigenze di Emoni ma non è certo un ambiente di élite in cui può sviluppare il suo gioco e confrontarsi con compagni di alto livello. Nel suo primo e unico anno, Emoni continua a fare canestri a raffica (24.6 di media), ma la crescita cestistica inizia a rallentare. Per la prima volta Bates mostra qualche lacuna sia nel suo gioco, sia nel suo carattere e le sue quotazioni Draft iniziano a incrinarsi.


Dopo l’anno da Junior a Ypsi Prep, Emoni decide di saltare l’anno da Senior e approdare con un anno di anticipo all’università di Memphis. “Riclassificare” è una pratica comune per i migliori prospetti che, in questo modo, arrivano al basket professionistico e tutti i benefici conseguenti con un anno di anticipo. Per Bates però è una mossa senza alcun senso. Emoni è infatti nato nel 2004 e il regolamento NBA prevede che i giocatori scelti compiano almeno 19 anni nell’anno del Draft. Pertanto Bates non è eleggibile per il Draft 2022 ed è costretto a passare almeno due anni in NCAA. Arriva così diciassettenne a Memphis da terzo miglior prospetto della classe 2021 (in quarta posizione un certo Paolo Banchero), ma non è ancora pronto per una competizione di livello NCAA, esponendo così i suoi difetti e vedendo crollare il suo nome nelle Big Board del Draft 2023. A fine stagione 2021/2022, chiusa a 9,7 deludenti punti di media e un inquietante 38,6% dal campo, decide di lasciare Memphis e tornare a Ypsilanti per giocare da protagonista nelle file delle EMU Eagles, con cui sta attualmente viaggiando a quasi 21 punti di media.

Perché non è una futura stella NBA

Fin dai suoi primi video virali su YouTube, Emoni si è distinto per le sue folli capacità di shot making, soprattutto dalla grande distanza, guadagnandosi così i titoli di “nuovo Durant” e di “Steph Curry alto 206cm”. Le doti di scorer sono tuttora impressionanti e Bates è senza dubbio uno dei migliori tiratori della NCAA grazie al suo rilascio fulmineo e al range illimitato, ma manca completamente dell’atletismo necessario per essere una stella. La debolezza più evidente è la mancanza di esplosività, fatica a battere il difensore con il primo passo e a punire i cambi difensivi attaccando il ferro. Un dato inquietante sulla sua esplosività è il max vertical jump: Bates è riuscito a saltare al massimo 31,5” (80cm circa). Per dare un termine di paragone, 31” è una misura che di solito registrano i lunghi o i giocatori molto più pesanti di Bates.

Un altro grosso problema è chiudere al ferro con il contatto. Emoni ha una struttura ancora troppo fragile, pesando appena 77kg spalmati su un corpo di 208cm, e una wingspan negativa di 204cm che influiscono negativamente sulle sue percentuali da 2 punti (38,6% e 45,4% dal campo nelle ultime due stagioni). Emoni è quindi spesso costretto ad abusare del tiro da 3 punti (53% delle sue conclusioni arrivano dall’arco) e a dare al suo gioco una monodimensionalità che ne limita fortemente l’upside.

Anche la shot selection potrebbe essere migliorata. Sparare non appena ne ha l’occasione è nella natura cestistica di Bates, ma sarebbe opportuno pulire la shot selection dalle numerose conclusioni contestate o dai long-two di bassa efficienza che si prende troppo spesso. In questo senso non aiuta la struttura di EMU, dove mancano le alternative di talento e Bates è un plenipotenziario con luce verde per tirare ad ogni azione.

Quale può essere il suo ruolo in NBA?

Per caratteristiche, Emoni deve essere una prima opzione offensiva, ma è evidente che non abbia quello che serve per essere la stella di una squadra NBA. Quindi sorge spontaneo chiedersi in quale altro modo possa rendersi utile a una franchigia NBA. Nei panni di un allenatore opterei per un utilizzo à-la-Bones Hyland. Quindi farlo diventare uno scorer in uscita dalla panchina, con uno Usage molto alto e che produce tanti punti in relativamente pochi minuti.

Un’alternativa viabile, ma di difficile realizzazione, è uno sviluppo da 3&D. Lo specialista del tiro da 3 lo può fare anche nel sonno, essendo un 3-point-bomber letale tanto dal palleggio quanto in catch-and-shoot, anche su volumi elevatissimi (39.2% su 8.1 3PTA a partita in stagione). I dubbi riguardano la sua volontà di giocare off-ball, ricoprire un ruolo secondario (a Memphis l’esperimento non è andato benissimo) e mostrare dell’effort in difesa, mentre a EMU si comporta da superstar con alto volume offensivo che spesso manca di energia nella propria metacampo.

Nell’ultimo mock draft di Jonathan Givony (ESPN), Bates occupa la 45esima posizione. Scegliere Emoni è un rischio perché il suo gioco dovrà necessariamente adattarsi a un ruolo minore e non sempre una “translation” così radicale è vincente. Detto questo, sono dell’idea che valga sempre la pena scommettere su un “walking bucket” del suo livello e spenderci una seconda scelta, anche in un Draft con un secondo giro ricco di potenziali starter NBA come questo.