Ecco un’anteprima sulla gara che si giocherà questa notte per la settima posizione nella Western Conference.

Ci siamo, è finalmente tempo di post-season NBA. E la prima tappa dell’itinerario che ci condurrà verso le NBA Finals di giugno è il Play-In, che avrà inizio questa notte con la sfida fra Cleveland Cavaliers e Brooklyn Nets e tra Minnesota Timberwolves e Los Angeles Clippers (ore 3.00 in Italia).

Per chi non lo ricordasse, queste gare sono valide per il settimo posto nelle rispettive Conference. La vincente della sfida nella Western Conference andrà ad affrontare nel primo turno di Playoffs i Memphis Grizzlies, mentre la perdente andrà a scontrarsi con chi la spunterà fra New Orleans Pelicans e San Antonio Spurs.

Le sconfitte di questa notte avranno dunque modo, eventualmente, di giocare una seconda sfida per qualificarsi ai Playoffs, anche se avere un posto assicurato (e un paio di giorni di riposo in più) sarà ovviamente prioritario per ogni squadra.


Basandosi sulle sfide di Regular Season, ecco una preview di quelli che potrebbero essere i fattori-chiave nell’incontro fra settima e ottava qualificata nella Westen Conference.

Overview

In gioco c’è il settimo posto e l’eventuale primo turno contro i Memphis Grizzlies, e due squadre arrivano con aspettative e necessità piuttosto diverse. Si procederà iniziando con una overview su entrambe, per poi andare ad individuare tre fattori chiave che faranno la differenza nella sfida di questa notte.

Los Angeles Clippers

La squadra si è posizionata ottava nella Western Conference, e il record stagionale contro Minnesota è di tre vittorie e una sconfitta. Manca una delle due superstar, Kawhi Leonard, ma è appena tornata l’altra, Paul George – con il quale i Clippers sono imbattuti in stagione contro i Wolves. Il profondissimo roster di Tyronn Lue è andato ricomponendosi in questo season finale, abbracciando anche il recupero dall’infortunio al piede di Norman Powell, e l’impressione è che si tratti di una squadra molto più da Playoffs che non da Play-In, penalizzata enormemente dai numerosi infortuni.

Tutte buone notizie, che permetteranno ai Los Angeles Clippers di giocarsi questa gara secca quasi al massimo delle possibilità, con un ambiente scosso positivamente, del tutto ristorato dal recupero di PG13. Dal 29 marzo, data del rientro della superstar, i Clippers hanno un record di sei vittorie e una sconfitta, 4 a 1 con lui in campo, il migliore della lega, accompagnato da statistiche avanzate che, nonostante il campione molto ridotto, risultano positivamente sconvolgenti:

ClippersPre 29/03Post 29/03
Net Rating– 1.3 (20°)+18.4 (1°)
Offensive Rating108.9 (26°)127.4 (2°)
Defensive Rating110.1 (8°)109.0 (4°)
eFG%52.7 (21°)61.2 (5°)
TOV%14.3 (18°)12.2 (2°)
Off. Reb.%24.0 (26°)26.1 (13°)
FT Rate17.2 (28°)21.6 (14°)

Per LA l’importanza di superare il Play-In è strettamente correlata all’eventuale rientro di Kawhi Leonard. Non c’è ancora una timetable, e coach Lue ha evidenziato che non ci sono progressi rispetto ai workout individuali, ma l’es-Spurs e Raptors sta comunque lavorando per cercare di rientrare in questa stagione.

Allungare di un’altra settimana non può che essere vantaggioso da questo punto di vista, e affrontare i Grizzlies anziché i Suns potrebbe dar vita ad una serie piuttosto equilibrata anche senza Kawhi, alzando le probabilità dei Clippers di allungare la loro Playoffs run – e di riabbracciare la propria superstar.

Minnesota Timberwolves

Situazione completamente differente per i Minnesota Timberwolves. La settima posizione si addice abbastanza ad una squadra giovane e piuttosto priva di esperienza, che in stagione ha svolto una parabola ascendente in termini di consapevolezza e certezze. Non è un caso che sia arrivata l’estensione proprio in questi giorni per coach Chris Finch, una delle bandiere di questi Wolves.

Così come i Clippers, anche i Timberwolves hanno chiuso la stagione come una delle realtà più in forma, classificandosi quinti per net rating (+6.0) e primi in assoluto per offensive rating (119.4) dall’inizio del 2022 . Minnesota ha anche la 13esima miglior difesa stagionale, traguardo da non sottovalutare per una squadra che, dal 2014/15, si è sempre trovata fra le ultime 10 per defensive rating.

Per i Wolves questa è l’occasione per partecipare ai secondi Playoffs dal 2004, i primi dall’uscita rovinosa al primo turno nel 2018, quando la squadra era allenata da Tom Thibodeau e Jimmy Butler non aveva ancora del tutto rotto con Minneapolis. Le aspettative, questa volta, sono un po’ diverse. Il core è giovane, e la chimica di squadra origina un gioco non solo efficace, ma anche intrattenente, grazie a una discreta dose di talento diffuso fra le prime opzioni e solidità dei giocatori di rotazione.

Ovviamente, a compensare l’entusiasmo e la freschezza dei Wolves c’è anche la giusta dose di inesperienza, di cui la squadra è molto carente rispetto ai Clippers – anche per quel che riguarda il coach. L’unico con un po’ più anni di livello alle spalle è il grande ex della gara, Patrick Beverley, che non si è tirato indietro dall’elargire consigli preziosi.

Superare questa prima sfida di Play-In sarebbe essenziale per i ragazzi di Finch, anche perché (così come per i Clippers) una serie con i Memphis Grizzlies sarebbe molto più equilibrata rispetto ad una contro i Phoenix Suns. Certo, visto il progetto giovane, non tutto andrebbe ad infrangersi contro l’eventuale muro del Play-In o un’eliminazione prematura ai Playoffs, ma sarà importante dimostrare un senso di futuribilità fin da subito.

D’Angelo Russell scadrà a fine 2023, mentre Karl-Anthony Towns diventerebbe eleggibile già questa estate per una supermax extension da oltre 200 milioni di dollari in 4 anni qualora venisse inserito in un All-NBA Team.

I Wolves, probabilmente, questa notte si giocheranno molto più che una gara per accedere ai Playoffs.

Key Factors

Karl-Anthony Towns e la difesa Clippers

Per Minnesota, la chiave di volta è il coinvolgimento della propria superstar. Per i Los Angeles Clippers, è limitarla. E, fino ad ora, nelle gare stagionali, i ragazzi di coach Lue ci sono riusciti discretamente bene.

Il segreto della squadra di LA si dirama in più fasi. Avere un lungo come Ivica Zubac aiuta: estremamente solido dal punto di vista fisico e capace di abbinare una mobilità orizzontale sopra la media una verticalità d’élite, è il tipo di cliente che un lungo dinamico come KAT potrebbe soffrire, soprattutto dal post.

Oltre a questo, avere a disposizione ali versatili come Nicolas Batum, Robert Covington o Paul George offre un quantitativo di soluzioni illimitate a coach Lue. Si può decidere di raddoppiare Towns con il lungo, lasciando un élite helper da low man sul lato debole; si può negare la ricezione dal post a KAT, raddoppiandolo preventivamente con una delle ali e una guardia, lasciando Zubac a difesa del pitturato; si può effettuare uno switch senza andare sotto dal post up, visto che con Batum o Covington non si crea propriamente un mismatch, raddoppiando solo successivamente o mantenendo sempre il lungo pronto all’aiuto.

E, ponendo che non si raddoppi, il fatto di avere a roster più giocatori capaci di effettuare aiuti del genere è surreale per i Clippers – ecco, forse non proprio tutti sarebbero capaci di aiuti come questo, ma il succo è che anche un giocatore come Batum è dotato di un timing perfetto in certi casi.

I Timberwolves dovranno trovare il modo di ottimizzare i minuti in campo con KAT, dato che sono stati fondamentali per tutta la stagione di Minnesota, e che il suo coinvolgimento è essenziale per mettere pressione sulle difese avversarie. La soluzione migliore sarà quella di distribuire il maggior spacing possibile attorno a Towns, mossa che garantirebbe una serie di vantaggi.

In primis, in situazioni di ricezione sul pick&pop, aprire spazio nel pitturato per l’isolamento di KAT costringerebbe i Clippers a degli adeguamenti, dato che Zubac è sì mobile, ma non abbastanza da uscire con un closeout forte fuori dall’area per contestare il tiro e negare anche la penetrazione sull’eventuale finta – o viceversa.

In secundis, le giuste spaziature lascerebbero spazio anche agli isolamenti di D’Angelo Russell, soprattutto sul pick&roll. DLo ha giocato solo in uno dei quattro incontri stagionali contro i Clippers, e dovrà mantenersi molto aggressivo fin da subito nell’attaccare eventuali cambi, costringendo così Lue a ulteriori aggiustamenti.

In terzo, e ultimo, luogo, una mole di tiratori attorno ad un discreto passatore come Towns getterebbe un po’ di scompiglio nella difesa dei Clippers. La soluzione migliore è probabilmente quella di usare Anthony Edwards come tagliante e distribuire Malik Beasley (44.5 3PT% su 7.6 tentativi da febbraio 2022) e Taurean Prince (40.3 3PT% su 4.3 tentativi da febbraio 2022) sul perimetro, limitando di qualche minuto l’utilizzo di Jarred Vanderbilt. Altrimenti, visto il ruolo essenziale ricoperto da Vando nell’altra metà campo, usare quest’ultimo come bloccante per il tiratore in angolo o direttamente come tagliante, lasciando Edwards fuori.

La via di mezzo sarebbe probabilmente quella di schierare per una buona dose di minuti Jaden McDaniels, che garantirebbe un discreta copertura difensiva e un raggio di tiro più ampio di quello di Vanderbilt. Tuttavia, il rientro recente dall’infortunio e percentuali ancora un po’ altalenanti (31.7% su 3.6 tentativi da fuori) rispetto a quelle di Prince, rendono più probabili le prime due opzioni proposte.

In particolar modo, con Vanderbilt in campo i Wolves potrebbero sfruttare uno dei vantaggi evidenti arrivando in questa sfida: il rimbalzo offensivo. L’ex-Nuggets è fra i migliori rimbalzisti offensivi nella lega (4.1 per 36 minuti), frontman di una Minnesota che è settima in stagione per offensive rebound%. Dato che i Clippers sono 26° per rimbalzi offensivi concessi sul totale, è molto probabile che i minuti di Vanderbilt non siano messi troppo in discussione.

Run&Gun

Un peso importante è da riservare a due fattori importanti e fra loro correlati: il tiro da tre punti e la transizione. In tre delle quattro gare stagionali, i Clippers hanno cominciato l’attacco in fase di transizione nel 20%, o più, delle occasioni, facendo piombare la difesa di Minnesota sotto il 10° percentile per frequenza avversaria.

Fortunatamente per i Wolves, non sempre LA si è rivelata in grado di coordinare quantità a qualità, fatta eccezione per la gara del 13 novembre, chiusasi infatti in un blowout a favore della squadra allenata da coach Lue, che ha prodotto 1.42 punti per possesso in fase di transizione (1.56 da transizioni dopo un rimbalzo difensivo).

La tendenza da parte di Minnesota è quella di lasciare scoperto l’angolo in fase di recupero dopo una palla persa o un rimbalzo avversario, negando una chiusura facile al ferro e scommettendo sulle semplici probabilità. Non proprio un affare contro i Clippers, che tirano con il 41.8% sulle triple wide open, ma comunque sensato in casi di urgenza.

Dal canto loro, anche i Clippers dovranno stare molto attenti a limitare la corsa dei Timberwolves. Questi ultimi sono primi per pace in stagione e quinti nella lega per frequenza di attacchi iniziati in transizione – secondi se si considerano quelli da palla recuperata. Non convertono con chi sa quale efficacia (+2.8 punti aggiunti per 100 possessi, 15° nella lega), ma questo basta a porli al settimo posto per punti segnati ogni 100 possessi in queste situazioni.

Ruolo chiave sarà quello di Anthony Edwards. Il sophomore ha confermato l’enorme potenziale da scorer nel corso della stagione, così come gli evidenti limiti su cui dovrà lavorare in futuro. Nonostante la stazza lo renda l’equivalente di un carro armato per i difensori avversari, o si accontenta troppo spesso del jumper, a scapito di una shot selection non ottimale, o esita sul da farsi, spesso a metà fra tiro e penetrazione, palleggiando troppe volte sul posto – o sui propri piedi – e chiudendo l’azione con un nulla di fatto.

Sebbene non la vedremo applicata con costanza al Play-In (per ragioni di tempo e per il semplice fatto che, finita la stagione, non ci sarà una bacchetta magica a risolvere i “difetti di fabbrica” di Ant), la soluzione ideale sarebbe quella di lavorare su situazioni di ricezione dinamica, principalmente dribble hand-off e uscita dai blocchi, che sia con un Iverson cut o con un flare screen, per fare in modo di sfruttare al meglio le doti fisico-atletiche della prima scelta assoluta al Draft 2020.

Coordinare qualche situazione del genere a una certa aggressività in transizione, magari impostando dei drag screen, costituirebbe il best case scenario per i Timberwolves.

Sia Clippers, sia Timberwolves concedono attacchi in transizione con una frequenza piuttosto alta (rispettivamente 26° e 21°), ma entrambe le difese sono anche in top 10 per punti concessi ogni 100 possessi in questo contesto. Fare in modo, per ambedue le squadre, di non concedere passi falsi in un momento delicato come una gara secca sarà ovviamente la priorità, visto l’elevato coefficiente di rischio costituito dalle alte frequenze, e destinato ad alzarsi vista la tensione del momento.

Tornando infine al titolo di paragrafo, che per adesso sembra tutto Run e niente Gun, è necessario spiegare la correlazione fra transizione e triple, che riguarda perlopiù i Clippers.

Come accennato sopra, Los Angeles tira molto bene wide open, ma non solo. La squadra allenata da coach Lue è 15° per frequenza percentuale di tiri da tre punti, ma 2° per percentuali di conversione – ben 38.0% sulle triple totali, 41.7% nelle triple dagli angoli. Perché questo è importante? Perché Minnesota non scopre l’angolo solo in transizione, ma anche a difesa schierata, specialmente quando viene applicata la zona 2-3.

Per capire questo concetto, basti osservare alcune situazioni propostesi in stagione.

L’idea di fondo alla base del sistema Timberwolves è quella di chiudere il pitturato e di forzare il kick in angolo, finendo poi con l’aiutare grazie a rapidi X-out da parte degli specialisti. In queste situazioni Pat Beverley ricopre un ruolo essenziale in fase di lettura e interpretazione, ma ali come Vanderbilt e McDaniels, dotati di una wingspan notevole, risultano decisivi nel contestare tiri anche su closeout effettuati in emergenza.

Se la strategia di concentrare gli attacchi avversari in un pitturato denso e fitto di maglie dà i propri frutti, dato che i Wolves sono 3° nella lega per deflections, molte delle quali avvengono grazie agli aiuti nei pressi del ferro, la coperta si accorcia necessariamente da qualche altra parte, levando spesso l’attenzione dagli angoli.

Viste le capacità di conversione dei Los Angeles Clippers, e considerato che la strategia di un’intera stagione difficilmente cambierà in una partita, appare particolarmente evidente come i Wolves possano subire queste situazioni. Limitare le triple aperte quantomeno in transizione da parte di Finch sarà uno dei primi compiti, in modo da contenere i danni ed evitare sanguinosi parziali.

Dal canto loro, i Clippers dovranno cercare di alzare un po’ il ritmo, non accontentandosi di isolamenti ma cercando di creare il maggior vantaggio possibile ad ogni singola azione. In questa prospettiva, ecco che si fa essenziale l’ultimo punto.

Play-In P

No, nessuna ironia o sarcasmo. Paul George è uno dei migliori two-way player della lega, uno dei primi candidati all’All-NBA senza l’infortunio di inizio stagione, e negli anni è andato trasformandosi anche in un creator di un certo livello, seppur non d’élite.

Minnesota, a differenza dei Clippers con Towns, non è attrezzata per difendere la superstar avversaria. Il matchup da tenere d’occhio sarà sicuramente con Vanderbilt, oltre che con McDaniels in uscita dalla panchina, ma non andranno sottovalutati i possessi in accoppiamento con Anthony Edwards – già consapevole di quello che lo aspetterà.

Ant-Man è ancora lontano dall’essere un buon difensore, principalmente per vuoti di memoria piuttosto clamorosi soprattutto off ball, e non è certamente uno specialista point-of-attack, ma ha sicuramente l’atletismo e la stazza per reggere on ball sporadicamente contro Paul George.

Ad ogni modo, quello che possono fare i Wolves per contrattaccare al di fuori della single coverage è abbastanza limitato. I Clippers cercheranno sicuramente di forzare i cambi con dei pick&roll invertiti e, anche in caso di blitz o hedge da parte del lungo avversario, la taglia di PG13 non dovrebbe impedirgli di trovare lo short roller o di effettuare uno skip pass.

George è ai massimi in carriera per usage% (35.5%, massimo percentile), tanto da culminare in un incredibile 28.8 di assist% (99° percentile) e in un inedito 0.81 di rapporto fra assist e usage, career-high. Le sue letture, soprattutto dal pick&roll, sono estremamente migliorate, sia nel trovare il rollante, sia l’uomo in angolo, e questo sarà un enorme problema per i Wolves.

Inoltre, la star dei Clippers è dotato di una self creation elitaria, e non ha troppi problemi a sfruttare i vantaggi creati per chiudere con costanza su tutti e tre i livelli. La sua versatilità gli permette di poter essere utilizzato sia come portatore, sia off ball, o addirittura da bloccante, in maniera un po’ più creativa.

Il fatto che, con lui in campo, la squadra sia 8° per Free Throw rate è un enorme problema per i Timberwolves, penultimi nella lega per quantità di liberi concessi agli avversari ogni 100 tentativi. Lo stesso PG13 è nel massimo percentile per falli subiti in azioni non di tiro, dimostrando come le difese avversarie tendano a riservare per lui un trattamento piuttosto ravvicinato.

La capacità di passare sopra i blocchi dei vari Vanderbilt e McDaniels sarà essenziale, e dovrà essere utilizzata in maniera maniacale, senza inciampare ingenuamente in un overload di falli fin da subito e, allo stesso tempo, limitando il più possibile la produzione dell’avversario. Il tallone d’Achille per PG13 è costituito dalle palle perse (14.4 di turnover%, 12° percentile), e cercare di mettere pressione uscendo con il lungo al livello del blocco, o sopra, per costringerlo a forzare la giocata potrebbe – nonostante la stazza e i miglioramenti citati sopra – pagare dazio in determinate situazioni.

Questo sbilancerà ulteriormente la difesa dei Wolves, ma cercare di limitare George, sia dal punto di vista dello scoring, sia del playmaking, sarà troppo importante per coach Chris Finch e tutta Minnesota.