La grande seconda parte di stagione dei Boston Celtics è passata soprattutto dalle mani di Jayson Tatum e Marcus Smart.

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FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Bill Sy per Celtics Blog, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.


Nella storia dell’NBA, solo tre volte un giocatore ha vinto l’MVP e il Defensive Player of the Year nella stessa stagione. L’ultima volta è successo ai Bucks, con Giannis Antetokounmpo (2020); per le altre due dobbiamo invece risalire ad Hakeem Olajuwon (1994) e Michael Jordan (1988). 


Altre due volte, invece, i premi sono stati assegnati a due giocatori diversi, ma nello stesso roster: Allen Iverson e Dikembe Mutombo (2001), Magic Johnson e Michael Cooper (1987). 

Quest’anno, i Boston Celtics sono la squadra più vicina ad avere due candidati ai rispettivi premi, e si parla ovviamente di Jayson Tatum per l’MVP – anche se almeno 4 altri giocatori sono giustamente in vantaggio su di lui – e, più realisticamene, di Marcus Smart per il DPOY.

Parliamo di una delle coppie ad oggi più impattanti e più solide sulle due metà campo, anche in ottica futura (Tatum ha 24 anni, Smart 28), al livello di Booker-Bridges e Morant-Jackson. Boston, Memphis e Phoenix, tre dei migliori record dell’NBA, stanno basando il loro presente (e futuro) su queste coppie di talenti.

Tempo fa Adam Taylor parlò di Marcus Smart così:

“Il 28enne si è costruito una carriera sul sangue, sulle ferite e sulla profonda volontà di competere ai massimi livelli. È un leader, il simbolo di una cultura, e il guerriero numero 1 dei Boston Celtics. Per questo la volata al DPOY di Smart è speciale, perché è come un riconoscimento del suo enorme impatto negli anni. Manda un messaggio alle nuove generazioni: oltre al boxscore c’è tanto altro.”

Daniel Lubofsky, prima che la stagione iniziasse, lodò invece Tatum, spiegando come potesse lottare per l’MVP. Una minima chance secondo alcuni c’è ancora oggi, ma le probabilità sono ben lontane da quelle di Jokic, Embiid e Antetokounmpo. In futuro, JT potrebbe riuscire a vincere almeno una volta il premio.

Tra i suoi possibili rivali ci sono da menzionare, tra gli altri (e non in ordine di importanza), Devin Booker e Ja Morant. Parliamo di giocatori totalmente diversi, ma ad oggi Tatum credo che sia il favorito per vincere per primo il premio.

Ja quest’anno ha giocato benissimo, ma anche senza di lui Memphis ha viaggiato a gonfie vele, con un record di 20-3. Quasi lo stesso vale per D-Book: per anni, prima dell’arrivo di Chris Paul, ha faticato, e quest’anno i Suns hanno comunque avuto un record positivo senza di lui (8-5). Quando si parla di Tatum, invece, il rendimento di giocatore e squadra spesso è direttamente proporzionale: sia lui che tutti i Celtics hanno faticato molto a inizio stagione, per poi risalire incredibilmente da inizio 2022 in poi. 

Il percorso di Marcus Smart a Boston, però, rischia quasi di oscurare la crescita di Tatum. Non c’è dubbio che il talento di Jayson potrà essere in futuro l’arma principale per la conquista del 18esimo titolo della franchigia, ma oggi Smart rappresenta davvero quella che è la Celtics Culture, e Boston è una squadra basata più sulla difesa che sull’attacco.

Insomma, coach Ime Udoka non avrebbe neanche potuto iniziare a costruire una macchina come quella che vediamo ora, senza la presenza e l’apporto di Smart.

Non è un caso che una delle prime grandi operazioni di Brad Stevens una volta diventato General Manager sia stata quella di rinnovare Smart per 4 anni a 77 milioni di dollari. L’ha allenato per 7 anni, in cui Brad ha capito che investire in lui era fondamentale per iniziare col piede giusto l’era-Udoka.

Smart, a livello tecnico, incorpora la switching philosophy del nuovo hed coach, e si sta prendendo la sua personale vendetta dopo l’esclusione dagli All-Defensive Team l’anno scorso.

La lotta con i due membri delle altre coppie citate in precedenza (Bam Adebayo e Jaren Jackson Jr) sarà più che mai accesa; ma ad oggi Smart è, giustamente, il favorito.