FOTO: BVM Sports

Ormai da un paio di stagioni, di Chicago Bulls si parla più per ragioni di mercato che di campo. La partenza di DeMar DeRozan in estate rischia di fare solo l’apripista di quello che potrebbe essere lo smantellamento di questo nucleo nell’imminente futuro, specificamente entro la trade deadline del 6 febbraio. E il motivo è un rendimento decisamente non all’altezza negli ultimi anni, nonostante un livello generale della Eastern Conference piuttosto baso. Nell’era di Artūras Karnišovas da Executive VP of Basketball Operations, quest’ultimo non esente da colpe: recordi di 31-41 nel 2020/21, nemmeno il Play-In; Playoffs diretti nel 2022, ma uscita al primo turno fra infortuni e discrepanza evidente rispetto ai Bucks; 2023 chiuso con un record di 40-42, valido per il decimo posto nella Eastern Conference, con conseguente eliminazione al Play-In per mano dei Miami Heat; infine, lo scorso anno, altro record negativo per 39-43 e altra eliminazione al Play-In, questa volta da 9° classificata, di nuovo contro Miami. Fra gli errori dell’executive solo accennati, col senno di poi è da citare sicuramente il pacchetto speso per Nikola Vucevic, composto di Wendell Carter Jr., Otto Porter Jr. e 2 first-round picks future, diventate per i Magic prima Franz Wagner, poi Jett Howard. Ma anche la gestione dell’estensione contrattuale di Zach LaVine, sul quale si è investito con un massimo da $215 milioni in 5 anni firmato a fine 2022, nonostante alcuni segnali di allarme a livello fisico già presenti, salvo poi andare a inserirlo sul mercato con richieste folli fino ad arrivare a oggi, momenti in cui il suo valore di mercato è ai minimi storici. Al netto di tutto questo, la situazione in casa Bulls delineata da Marc Stein, una delle voci più autorevoli fra gli insider NBA, in collaborazione con Jake Fischer , è che tutti siano sul mercato, con la premessa da parte degli altri executive che, per ogni scambio di un contratto pesante, sia necessario “indorare la pillola” con Dalen Terry e Julian Phillips, rispettivamente first-round pick (18) al Draft 2022 e second-round pick al Draft 2023:

  • Zach LaVine

Secondo quanto riportato, la star e i suoi agenti faranno un meeting a dicembre con i Bulls per discutere l’approccio che la franchigia intende tenere in ottica trade deadline. Secondo le fonti di Stein, il mercato per LaVine è però molto limitato al momento: i Golden State Warriors, che hanno fatto un’offerta in estate comprensiva di Andrew Wiggins, non sono più interessati; i Sacramento Kings, che già ci hanno provato alla passata deadline, sono al completo dopo l’aggiunta proprio dell’ex Bulls DeMar DeRozan; nemmeno i Detroit Pistons, che stanno facendo meglio rispetto alle passate stagioni, sono un’opzione. Quando si è reduci da una stagione da sole 25 partite, uno stipendio annuale da oltre $43 milioni è complesso da muovere anche al netto delle buone prestazioni. Difficile capire, perciò, chi potrebbe essere disposto ad accollarsi questo contratto fra squadre potenzialmente competitive.

  • Nikola Vucevic

Al meeting con i Bulls parteciperanno anche gli agenti del montenegrino, secondo quanto riportato da Stein. Per il lungo si parlerebbe anche di un prezzo definito, nello specifico 2 second-round picks. Il suo contratto da $20 milioni quest’anno, $21.5 milioni il prossimo, non è troppo appetibile (per ragioni di rendimento difensivo inadatto per uno starter) ma nemmeno tremendo, e la sua stagione finora è buona, da quasi 21 punti e 10 rimbalzi di media, tirando con cifre stupefacenti – 62.8% da 2 punti, 46.9% da tre punti su 4.7 triple tentate a gara. In un sistema eventualmente capace di coprirlo difensivamente e nel quale gli venga richiesta una produzione offensiva circoscritta a scoring, spacing e playmaking secondario, può essere una buona presa – probabilmente a qualcosa di più di due seconde.


  • Lonzo Ball

Finalmente rientrato in campo dopo un periodo infernale, si parla già di mercato per Lonzo. Il suo contratto da $21.4 milioni, considerando la scadenza imminente a fine anno e le stagioni passate lontane dal parquet, è però un asset negativo al momento, pertanto resta difficile da capire cosa potrebbero ricavarne i Bulls. Questi casi solitamente prevedono l’aggiunta di una second-round pick da parte della squadra che cede, o qualcosa di simile, per ottenere una seconda potenzialmente migliore o per liberare spazio nell’immediato al fine di facilitare scambi collaterali, ma questo non sembra il caso di Chicago, che di partite ne perderà tante e che di spazio ne ha a bizzeffe. Non essendoci mosse “competitive” da fare subito, a questo punto lo scenario più probabile resta comunque quello di far scadere il contratto di Lonzo Ball e liberarsene a 0, o ri-firmarlo a cifre ridotte sperando che regga fisicamente.

  • Patrick Williams

Forse quello fra i nomi citati su cui ha più senso investire. I limiti offensivi di Pat Williams sono evidenti, non è un finisher di alto livello (49.4% da 2 punti in carriera, 35.5% quest’anno) e il volume al tiro da 3 punti è troppo ridotto, nonostante tiri con percentuali oltre il 40% figlie di una pressione non proprio asfissiante riservatagli dalle difese. Però è un difensore molto versatile, abilissimo soprattutto lontano dalla palla e capace di marcare anche avversari più grossi di lui grazie a una certa stazza – oltre 200 centimetri e sui 100 chili. Si tratta di un 23enne sotto contratto per altri 5 anni a $18 milioni di stipendio fissi, cifra che nelle prossime stagioni andrà ad occupare il 9-12% del cap di una squadra, dunque legittima per un role player di questo tipo. I soli problemi derivano dal fatto che: ha appena subito un infortunio al piede che lo terrà fuori per un periodo di tempo indefinito; secondo Stein, nessuno si starebbe strappando le vesti per ottenere il giocatore, nonostante l’interesse estivo di Raptors, Thunder e Hornets.