Dubbi sull’operazione Phoenix Suns – Bradley Beal? Proviamo a scioglierli

La trade che porterà Bradley Beal ai Phoenix Suns ha, come ogni scambio di un certo peso, immediatamente provocato discussioni, esagerazioni in entrambe le direzioni e dubbi di diversa natura. Perché, dunque, non tuffarci nel dibattito?

Partiamo ponendola in questo modo: i Suns, reduci da una sconfitta in sei partite subita dalla squadra poi laureatasi vincitrice del titolo NBA 2023, hanno aggiunto a roster uno dei migliori scorer della lega, dovendo rinunciare a poco più di un role player e un 38enne con continui problemi fisici.

E’ facile avere una visione sfocata di un giocatore finito fuori dai radar negli ultimi due anni, ma Beal è ancora oggi quel giocatore che può portare tanti punti con buona efficienza realizzativa a qualsiasi squadra, figuriamoci quando affiancato a due armi letali come Kevin Durant e Devin Booker.


I dubbi sono legittimi, ma partendo da queste premesse possiamo provare a scioglierli. Vediamo i più frequenti:

  • Beal ha quasi 30 anni e un contratto pesante

Si, è vero, Beal non è più un ragazzino, e ha firmato un anno fa un contratto da 251 milioni di dollari in cinque anni, che rimarrà, nel bene o nel male, sulle spalle della franchigia fino all’ultima goccia.

E’ anche vero, però, che con lo scambio per Kevin Durant portato a termine a febbraio, i Suns si sono creati una finestra limitata di tempo per poter puntare al titolo. In quest’ottica, l’età anagrafica e il peso dei contratti passano in secondo piano, scavalcati dall’esigenza di concedersi il massimo delle possibilità di arrivare all’anello prima del calo fisico definitivo di KD.

Tale ragionamento è dunque reso obbligatorio dalla direzione che Phoenix ha deciso di prendere qualche mese fa, e coerente con essa.

  • “E’ davvero quello che serviva ai Suns?”

Probabilmente no. Con Booker e Durant in squadra, l’aggiunta di un altro scorer di alto livello non era l’immediata priorità richiesta per sopperire alle lacune del roster.

Detto questo, l’occasione era probabilmente davvero troppo ghiotta per desistere.

Per aggiudicarsi Beal, ai Suns è bastato cedere Chris Paul – giocatore che avrebbero comunque verosimilmente tagliato nel giro di qualche giorno – Larry Shamet e qualche scelta al secondo giro. Un pacchetto di questo tipo non sarebbe stato sufficiente per nessun altro giocatore di buon livello in NBA.

E per quanto non fosse la principale necessità, un giocatore dal talento di Beal non può non essere considerato un valore aggiunto significativo.

  • “Ora i Suns non hanno spazio salariale”

Anche in questo caso, il dubbio ha un fondamento: con le proiezioni attuali, i Suns pagherebbero circa 163 milioni di dollari per i soli quattro giocatori di punta del roster, andando già ben al di là del salary cap. Ciò vuol dire che il completamento della rosa dovrà essere affidato alla ricerca di minimi salariali.

Phoenix avrebbe però avuto lo stesso identico problema anche senza la trade appena portata a termine. Anche in caso di taglio, Chris Paul sarebbe costato alla franchigia circa 15.8 milioni di dollari, e i Suns si sarebbero comunque trovati in una condizione di totale assenza di margine di manovra in free agency.

La differenza è che ora c’è un Beal in più, un altro talento intorno a cui costruire un roster che possa ambire al titolo. E sullo sfondo, rimane la possibilità di provare a scambiare DeAndre Ayton per ottenere un paio di role player utili alla causa.

  • “E se fosse solo un’altra figurina?”

Questo dipenderà unicamente dal sistema che Frank Vogel, insieme ai giocatori, sarà in grado di costruire.

Gli ingredienti per trovare l’alchimia offensiva perfetta, al contrario di tanti “Big-3” visti in passato, ci sono tutti. Durant, Booker e Beal sono infatti tutti e tre molto abili sia nel gioco con la palla che nel gioco senza palla, e dunque sulla carta tecnicamente compatibili.


In conclusione: qualche mese fa i Phoenix Suns si sono infilati in una condizione salariale e temporale estrema, che ha fatto di Bradley Beal un’opzione troppo vantaggiosa per non essere accettata. La risposta a un qualsiasi altro dubbio che potrebbe sorgere sull’operazione non va molto più lontano da questo punto.