FOTO: Silver Screen and Roll

Nel periodo di avvicinamento alla trade deadline, non c’è cosa più essenziale di valutare i giusti contratti NBA. Il valore contrattuale dipende da determinati fattori, quali l’età del giocatore e la lunghezza dell’accordo, i bisogni e la timeline di squadra, e non ultimo il rendimento sul campo, ovviamente.

Per provare ad avere una visione d’insieme dell’ambiente NBA in avvicinamento all’imminente 9 febbraio, su AtG abbiamo selezionato i migliori e i peggiori 10 contratti NBA, sperando che possa essere utile a comprendere quali siano le buone e cattive firme.

Dopo essere partite dalle buone, passiamo alle cattive, ricordando che la classifica ha puramente valore euristico, anzi, senza usare paroloni, semplificativo e certamente opinabile. Giusto anticipare che non prenderemo in considerazione casi come, per esempio, quello dei giovani appena estesi dopo il rookie contract, in quanto è giusto lasciar loro quantomeno il beneficio del dubbio.


Dei migliori 10 contratti NBA abbiamo parlato QUI.


Russell Westbrook (5 anni, $206.8 milioni)

Che sorpresa, eh? Scherzi a parte, al di là del contratto in sé, firmato in tempi non sospetti, un no brainer per i $47 milioni guadagnati al momento, le tempistiche con cui è arrivato ai Lakers e il prezzo pagato da Los Angeles per l’acquisto. Abbastanza simpatico che il suo valore di mercato nella passata stagione, secondo le proiezioni, fosse di $0.1 milioni, il minimo assoluto.

Duncan Robinson (5 anni, $90 milioni)

Pagato a caro prezzo dopo due stagioni, tra cui quella della run nella Bubble, di altissimo livello, in cui ha viaggiato tirando con il 43% da fuori su più di 8 tentativi da 3 punti. Dopo il calo nella passata stagione, il rendimento di Robinson è crollato vertiginosamente in quella corrente, non aiutato nemmeno dall’attuale infortunio.

Davis Bertans (5 anni, $80 milioni)

One (or two) year wonder, se ce n’è uno. Dopo l’effetto Mandela, probabilmente andrebbe coniato l’effetto Popovich: stagione interessantissima a San Antonio nel 2018/19, per poi confermarsi ai Wizards con una stagione da 15.4 punti di media e il 42.4% su quasi 9 tentativi da tre punti a gara. Come per Robinson, alla firma del contratto corrisponde un leggero calo, per poi arrivare alla situazione attuale, in cui è uno dei contratti più onerosi di una squadra in difficoltà con la luxury tax, e con un contributo impalpabile. Ad ogni modo, se non vi ricordaste il motivo dell’estensione.

Evan Fournier (4 anni, $73 milioni)

Alfiere di coach Thibodeau, a quanto pare, e pagato profumatamente dai Knicks. Per quanto sia uno scorer di buon livello, non è il prototipo di giocatore che garantisca efficienza, né tantomeno da usare come starter, per non parlare del fatto che sia un fattore negativo nella metà difensiva. In questa stagione è arrivato un crollo, con un quasi career-low in tutte le voci: 6.7 punti di media, con il 33.8% dal campo e il 30.1% da fuori. Male male.

Tobias Harris (5 anni, $180 milioni)

Harris è un titolare di buon livello, e firmò l’attuale contratto originando il celebre “Tobias Harris over me?” di Jimmy Butler. Nonostante questo, restano ancora la stagione in corso da $37.6 milioni e la prossima da oltre 39, il contratto più oneroso di squadra nel 2021/22 (sì, al momento più di Joel Embiid). Troppo costoso per un terzo violino indirizzato perlopiù allo scoring.

Jusuf Nurkic (4 anni, $70 milioni)

I Trail Blazers hanno esteso anche Anfernee Simons e Nassir Little, oltre ad aver firmato Jerami Grant, aggiungendo così al payroll molti contratti lunghi. Tra questi, vi è quello di Jusuf Nurkic, appena esteso a cifre che sembrano non valere la pena, per quel che offre. Non sbagliamoci, offensivamente il nazionale bosniaco è un discretissimo giocatore, ma difensivamente viene pagato, soprattutto ai Playoffs, a causa della scarsa mobilità. E nell’NBA odierna l’impatto sulla squadra è molto negativo se sei un lungo e non sei un buon difensore, a meno che non bilanci offensivamente – citofonare Nikola Jokic, anche se ai Playoffs la tassa si paga lo stesso. In più, Nurkic starà fuori fino a dopo l’All-Star Break a causa di un infortunio al polpaccio.

Derrick Rose (3 anni, $43.6 milioni)

Si entra nella categoria “No Country for Old Men“. Una buona stagione ai Knicks nel 2020/21, con l’exploit ai Playoffs, è bastata a Derrick Rose per strappare un triennale ai Knicks, complice anche qui la presenza di coach Thibodeau. Da lì, solo 26 partite la stagione scorsa, e pochi minuti in questa, con le cifre peggiori in carriera. La team option da $15.6 milioni della prossima stagione cadrà come una benedizione per i Knicks, che si spera non la applicheranno, lasciando andare il giocatore o firmandolo a cifre più consone.

Kyle Lowry (3 anni, $85 milioni)

Firma più che necessaria per i Miami Heat, per un giocatore nella fase ascendente della propria carriera ma capace di contribuire enormemente sulle due metà campo in maniera molto utile, con percentuali buona da fuori su un buon volume. Il problema è che “padre tempo” sembra essere arrivato anche per lui, con le peggiori percentuali al tiro dei suoi ultimi 10 anni in NBA e 6.9 punti di media nelle ultime 14, da appena prima del nuovo anno. E con ancora un anno contrattuale, dopo questo.

PJ Tucker (3 anni, $33 milioni)

Si torna lì, altro giocatore essenziale e utilissimo, ma contratto troppo lungo. I 76ers lo hanno pagato con i soldi della non-taxpayer MLE, e questo è lecito, vista la connessione con Daryl Morey e James Harden. Ma Tucker avrà praticamente 40 anni all’ultimo anno di contratto, e per adesso il suo rendimento sembra calato rispetto alla passata stagione. Noi lo abbiamo comunque omaggiato QUI con il nuovo soprannome di Agent 0-0-0-0.

JaVale McGee (3 anni, $17 milioni)

Contratto di cui si parla poco, ma che c’entra davvero poco con la timeline di Dallas. McGee accetterà la player option all’ultimo anno (2024/25) quando avrà 38 anni, e con un contributo sul campo che già da ora appare limitato. Per fare un esempio di uno stipendio consono, Andre Drummond guadagna poco più di $3 milioni. McGee ha giocato meno di 50 minuti totali nel 2023, e andando avanti le cose possono solo peggiorare.


Honorable Mentions

Citiamo altri contratti che, per svariate ragioni, potevano rientrare fra quelli sopracitati, iniziando da un paio legati al deterioramento fisico:

Gordon Hayward (4 anni, $120 milioni)

Sfortunatissimo. Come giocatore, soprattutto oggi, Hayward varrebbe tranquillamente questi soldi: peccato solo che sia stato penalizzato continuamente da tanti infortuni, non arrivando mai a 50 partite stagionali negli ultimi due anni a Charlotte e perdendo molto in esplosività. Fuori perché comunque non pesa troppo sugli Hornets, a differenza (per analogia) di Lowry a Miami.

Robert Covington (2 anni, $24 milioni)

Chi scrive è un grande fan di RoCo, ma anche lui sembra davvero arrivato a fine carriera. In questa stagione non sta trovando lo spazio auspicato con i Clippers e, nonostante Steve Ballmer non si faccia intimorire dalla luxury tax, avere il suo stipendio per un contributo limitato appare pesante.


Infine, un altro paio di contratti molto lunghi e onerosi, penalizzanti per svariate ragioni.

Ben Simmons (5 anni, $177.2 milioni)

Di solito non includeremmo contratti post accordo da Rookie, ma facciamo un’eccezione. Il contratto di Ben Simmons è stato meritato al momento della firma, ma ha assunto valore negativo dopo l’anno fuori a causa della rottura e dei problemi di salute, fisica e mentale, del giocatore. Adesso, a Brooklyn non sta brillando e, se la situazione non dovesse cambiare, si rischia di dover pagare come una star un semplice starter. Per adesso, lo mettiamo qui, lasciando ai posteri l’ardua sentenza.

Kristaps Porzingis (5 anni, $158.3)

Porzingis è quello più borderline, in quanto si tratta di un contratto molto comprensibile, soprattutto per come veniva valutato dai Mavs. Complici gli infiniti infortuni e l’enorme sfortuna, ha assunto un valore quasi negativo, al punto da essere stato spedito a Washington. Adesso, KP proverà a restare integro, in primis, e a dimostrare che possa ancora valere – se non cifre simile – un buon stipendio.

Bradley Beal (5 anni, $251 milioni)

Anche qua, se sei Washington, lo paghi, ma davvero troppo per uno scorer sì di altissimo livello, ma che non sembra poter andare oltre questo livello. Anzi, rispetto alla span 2019-2021, in cui ha girato costantemente oltre i 30 di media, Beal ha subito una regressione, anche a causa di problemi fisici, e questo non è un bene visto il contratto che lo attenderà per i prossimi anni.

Rudy Gobert (5 anni, $205 milioni)

Non sbagliatevi, Rudy Gobert si è meritato questi soldi dal primo all’ultimo, complici le selezioni per il DPOY e l’indescrivibile impatto sulla metà campo difensiva. La trade a Minnesota e il pessimo fit con il roster attuale, però, rappresentano fattori deleteri per lui e per la squadra, al netto di quelle che saranno le prestazioni nei prossimi anni.