FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Adam Taylor per CelticsBlog, tradotto in italiano da Anna Cecchinato per Around the Game.


Ricordate quando eravate bambini e giocavate al vostro videogioco preferito, e c’era quell’amico che vi faceva il culo usando ripetutamente le stesse mosse? È più o meno così che i Chicago Bulls hanno battuto i Boston Celtics lunedì scorso.


Coach Billy Donovan non ha dovuto utilizzare alcun genere di cheat code, e non è che Chicago abbia fatto nulla di particolare, se non trovare il punto debole di Boston e approfittarne attaccandolo senza sosta per due quarti e mezzo. Il più delle volte, si trattava di un semplice pick&roll alto con Nikola Vucevic o Andre Drummond da rollante. Più in generale, tutto ciò che permettesse ai lunghi dei Bulls di attaccare il pitturato sembrava essere funzionale.

Le azioni “Punch”

Boston è partita forte nella partita di lunedì allo United Center, ma ha finito presto il carburante. All’inizio del secondo quarto, i Bulls hanno iniziato a sferrare i loro colpi e a segnare ripetutamente contro la difesa di Joe Mazzulla, come confermano i 70 punti mandati a referto da Chicago nei 24 minuti centrali della partita.

In questo possesso, i Celtics giocano senza un centro vero e proprio in campo (in assenza di Robert Williams, è una soluzione già vista), e i Bulls sfruttano il mismatch servendo Vucevic in post up. Con una tale differenza di stazza e un profilo realizzativo così versatile, i Celtics non hanno altra scelta che collassare in tre sulla palla, lasciando liberi due tiratori sul perimetro. In questo caso, Vucevic riesce a girarsi a canestro e segnare due punti facili con un gancio.

Altre volte, invece, ha scaricato per un compagno che godeva di ampie liberta. Qui è DeMar DeRozan, che chiude al ferro per due punti facili:

Molto semplicemente, sia Jayson Tatum che Jaylen Brown, incaricati di marcare DeRozan e Dosunmu, sono costretti ad aiutare e provare a costringere Vucevic a liberarsi della palla. Tutto troppo facile, però, l’attacco dei Bulls.

Passiamo ora all’altra soluzione offensiva con cui Chicago ha letteralmente fatto a pezzi la difesa di Boston: il pick&roll centrale.

Pick&roll

Soprattutto durante il secondo, i lunghi dei Bulls hanno avuto e creato molte opportunità grazie ad azioni come questa, contro cui Boston non è riuscita a trovare una soluzione difensiva efficace:

Questo possesso non si è concluso con un canestro per i Bulls perché Al Horford ha fatto un buon lavoro a livello di drop coverage (e perché Vooch successivamente sbaglia un layup piuttosto semplice); tuttavia, il possesso mostra la pressione che ha esercitato Chicago al ferro semplicemente facendo entrare Vucevic come rollante nel pitturato.

In generale, anche a causa dell’assenza di Robert Williams, i Celtics di coach Mazzulla non se la stanno cavando bene in queste situazioni. La scorsa stagione, sotto la guida di coach Ime Udoka, i Celtics avevano spesso optato per una veer-back coverage quando dovevano gestire situazioni di questo tipo.

La veer-back forse non sarebbe stata la soluzione migliore contro Chicago, ma è evidente che Boston debba cambiare qualcosa, almeno fino al rientro di Time Lord. Un’assenza, la sua, che sembra pesare anche dal punto di vista del controllo dei tabelloni.

Rimbalzi

“Dobbiamo migliorare a rimbalzo. Stiamo giocando con quattro guardie in campo, cercando di aumentare il ritmo ed essere reattivi, ma è importante che tutti vadano forte a rimbalzo”, ha detto Al Horford dopo che i Bulls hanno catturato per 15 rimbalzi in più dei Celtics (60-45) lunedì sera.

Vucevic ha concluso la partita di lunedì con 23 rimbalzi, Drummond con 12: oltre il 50% dei rimbalzi totali dei Bulls, e solo 10 in meno rispetto a quelli di tutti i Celtics.

Sicuramente manca la stazza necessaria per farsi largo sotto canestro contro centri del genere, ma in passato abbiamo già visto i Celtics avere successo con lineup piccole e un approccio di gruppo a rimbalzo. Tutto parte dalla difesa, dagli aiuti, dalle rotazioni e dal taglia fuori: se queste cose vengono fatte bene, il problema della stazza può essere ridimensionato. E le parole di Horford vanno esattamente in questa direzione.