Adam Silver, soddisfatto della situazione attuale relativa al numero di allenatori di colore, ha detto che l’inclusività in tutti gli ambiti è un obiettivo primario della Lega.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Davide Angelo Corna per Around the Game.


Dopo l’assunzione di Darvin Ham alla guida dei Los Angelese Lakers, la NBA ha attualmente un numero record di 15 head coach di colore. Tale dato è in netto contrasto con la NFL e con il football e il basket a livello collegiale, ed è ancor più notevole considerando che alla fine della stagione 2020/21 una lega a grande maggioranza nera come la NBA aveva solamente sette head coach afroamericani. Quindi, cosa c’è alla base di un così alto numero di assunzioni di coach afroamericani in così poco tempo?


“Una cosa che ho imparato anche in altre aziende, e non è relativa solo all’NBA, è che bisogna parlare di questo tipo di problemi in ogni occasione possibile”, ha dichiarato il commissioner Adam Silver durante la conferenza stampa che ha preceduto Gara 1 delle NBA Finals 2022. “Se si considerano importanti i temi dell’inclusione e della diversità razziale nel proprio posto di lavoro, bisogna guardare i dati. Bisogna esporli costantemente ai propri colleghi, ai propri capireparto, alle proprie squadre di lavoro, e deve diventare un punto di attenzione. Ribadire che questi temi sono una priorità per la nostra organizzazione fa parte del mio lavoro. (…) “Allo stesso tempo, sebbene sia orgoglioso del fatto che ora la metà degli head coach siano di colore, l’obiettivo è che questo dato diventi una non-notizia, e che quando qualcuno viene assunto, la prima reazione non riguardi il colore della pelle. Ma non voglio nemmeno essere ingenuo e fingere di non sapere che ciò che facciamo in questa lega è importante anche a livello simbolico, non solo nello sport ma anche per altre industrie, e che le persone ci guardano da ogni angolo del pianeta”.

Durante l’NBA Finals Media Day, Jaylen Brown ha dichiarato che la lenta ma inesorabile crescita del numero di coach di colore nella lega potrebbe essere “collegata a una tendenza più generale che sta prendendo piede in America”. Brown e i suoi compagni Jayson Tatum e Marcus Smart avevano richiesto l’ingaggio di un coach afroamericano, quando la posizione è rimasta vacante lo scorso anno, e i Celtics hanno poi ingaggiato Ime Udoka.

“Non saprei dire come mai ci è voluto così tanto, onestamente”, ha detto Brown. “Ovviamente, è bellissimo constatare la situazione attuale, con molti coach che stanno finalmente ricevendo l’opportunità di farsi valere. Ime ne è un ottimo esempio. Non so quante volte un coach al primo anno di esperienza sia riuscito ad arrivare alle NBA Finals. Credo sia un perfetto esempio di come sia importante dare un’opportunità a chi la merita, non solo nella NBA ma nella società in generale”.

Andre Iguodala ha commentato che due dei maggiori problemi che i coach afroamericani dovevano affrontare erano “una narrativa tradizionale che li metteva in cattiva luce” e il fatto che ci fosse un bassissimo margine d’errore. Iguodala crede che l’ampio rispetto nei confronti del QI cestistico di coach Tyronn Lue abbia giocato un ruolo importante nel cambiamento della percezione dei coach di colore:

“In passato, bisognava ottenere risultati straordinari, altrimenti non si aveva un’altra opportunità, e nessuno ne parlava più. Da un lato c’erano i giornali che storicamente hanno dipinto i coach afroamericani in una luce non particolarmente positiva e onesta; dall’altro, c’era una sorta di circolo dei soliti noti, in cui venivano sempre presi in considerazione gli stessi nomi per i posti vacanti. L’NCAA è tuttora in questa situazione, essenzialmente. (…) Coach Lue ha fatto un lavoro incredibile nel mettere a tacere le critiche: è un allenatore che sa mettere a loro agio i giocatori, ma sa anche gestire bene il lavoro sul campo. Ogni volta che lo incontriamo sappiamo che sarà una partita difficile; a prescindere da chi giochi nella sua squadra, sappiamo che saranno capaci di sfruttare e attaccare i nostri punti deboli”.

Silver si è anche detto soddisfatto dell’aumento del numero di head coach che sono ex giocatori NBA. Attualmente, fra i coach di colore che sono anche ex giocatori rientrano i già citati Ham, Lue e Udoka; ma anche Doc Rivers, Nate McMillan, Monty Williams, Willie Green e Jason Kidd. Tra questi, Williams è stato il Coach of the Year 2022, e i Celtics di Udoka hanno giocato le NBA Finals.

“Mettendo da parte il tema del colore della pelle”, ha spiegato Silver, “stiamo anche assistendo all’emergere di una nuova classe di ex giocatori NBA che diventano head coach; un aspetto a cui abbiamo dedicato molta attenzione. Buona parte del merito va anche a Gregg Popovich, che ai San Antonio Spurs gestisce praticamente una scuola per futuri coach NBA, e anche per dirigenti, in realtà. Ha svolto un lavoro eccezionale. (…) Ricordo quando, qualche anno fa, Rick Carlisle, in qualità di presidente dell’associazione allenatori, è venuto a parlare con me, con Kathy Behrens (presidente dei programmi NBA per la responsabilità sociale) e con Oris Stuart (responsabile dell’inclusività), dicendo che avremmo dovuto fare un lavoro migliore, tutti assieme. Uno dei modi in cui abbiamo deciso di farlo è stata la creazione di una base di dati a cui gli head coach in cerca di assistenti, e i dirigenti in cerca di head coach, possono far riferimento per vedere chi è disponibile e interessato ad allenare in NBA. Questo tipo di cambiamenti, poi, deve fare il suo corso: non si può dire semplicamente ‘da ora si fa così’. Bisogna lavorare con le persone, ed essere consapevoli degli ostacoli lungo il percorso”.

Silver ha anche detto che c’è bisogno di una maggior diversità razziale negli uffici NBA e fra i general manager delle franchigie. Ha anche aggiunto che è importante ottenere un incremento nel numero di donne in posizioni di rilievo.

Becky Hammon, ex assistant coach dei San Antonio Spurs, ha fatto colloqui per diverse posizioni da head coach NBA prima di diventare capo allenatore in WNBA (Las Vegas Aces). Dawn Staley, head coach della squadra femminile della University of South Carolina, che ha guidato a due titoli NCAA Division I, è stata contattata dai Washington Wizards quando questi erano in cerca di un nuovo allenatore nel 2021.

“Becky Hammon ha fatto un ottimo lavoro agli Spurs e ora ha un’ottima posizione come head coach in WNBA, e lei stessa ha detto che non lo considera un passo indietro, ma appunto una fantastica opportunità”, ha commentato Adam Silver. “Ma l’ho già detto e avrei dovuto dirlo ancora più spesso: non c’è motivo per cui non ci possano essere più donne come assistant coach o head coach in NBA. Così come non c’è motivo per cui non ci possano essere più donne come arbitri in NBA. Abbiamo già fatto progressi in merito, e il numero di assistant coach donne è aumentato, ma dobbiamo fare in modo che questo numero cresca ulteriormente. Allo stesso modo in cui abbiamo fatto grandi progressi in merito ai coach di colore, ci vuole un dialogo costante, oltre ad assicurarsi che emerga un buon numero di donne conosciute e rispettate dalle squadre NBA, in grado di superare la concorrenza dei soliti nomi”.